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mercoledì 29 novembre 2017

UN DOMENICANO METROPOLITANO

A Milano abbiamo dei modelli di treno metropolitano ai quali hanno dato dei nomi e hanno colori differenti a seconda della linea su cui transitano, qui parlo della linea 1. L'innovativo Leonardo, dalle linee moderne e accattivanti, disegnato da un ingegnere stitico; sedersi sui suoi ondulati vermigli sedili, da la stessa sensazione di quando ci si siede sul cesso con il coperchio dell'asse chiuso, in piena notte al buio, mezzi addormentati.
Poi c'è il Meneghino, che con il nome ricorda di essere un abitante di Milano anche lui, con la sua elegante livrea rossa e nera è uno spettacolo per gli occhi e ha i sedili accoglienti, ti fanno sentire come nel salotto di casa.
Ultimo, ma in realtà secondo in ordine di arrivo, c'è  un senza nome che meriterebbe quello di Highlander.
Funzionale nelle sue linee sobrie ed eleganti, nei colori bianco voncio dei sedili e rosso morbido frullato di fragole, dei sostegni, ricorda un frappè.
Il più comodo di tutti, dalla seduta ortopedica, nei posti ai lati esterni lascia spazio alle braccia di muoversi liberamente e ammazzarsi di social, cosa che il Meneghino limita un po' perchè ha i braccioli chiusi e blocca il gomito.
Non tutti sanno che questo treno non nasce così da un progetto nuovo, ma sono le carrozze dei vecchi treni, revisionati, riadattati, rimodernati e rimessi in circolazione.
Se non ho fretta in genere lascio passare i Leonardo e cerco di prendere quelli più comodi, anche se più affollati. I Leonardi non piacciono tantissimo e non sono l'unica a farlo.
Mentre aspetto il treno giusto sento la signora vicino a me dire ad un'amica: "Aspettiamo che arrivi un domenicano che sono più comodi di quelli nuovi"
MENO MALE CHE NON PASSANO I FRANCESCANI, CHE FARLA TUTTA FINO AL CAPOLINEA SEDUTI SU PANCHE DI LEGNO E CON I SANDALI SENZA CALZE A FINE NOVEMBRE E' IMPEGNATIVO.

lunedì 27 novembre 2017

PAOLO DA CANNOBIO, CHI ERA COSTUI


Se in un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso, io ho incontrato la nonna di Jean Claude Van Damme.
Sono le otto del mattino di un lunedì piovoso a Milano, in piazza Diaz ci sono dei portici dove la si può evitare per un bel pezzetto, almeno fino al capolinea della 54 dove devo andare io.
A metà strada mi si avvicina una signora di antica permanenza in terra e dura cervice, vestita in modo elegante e sobrio, pantalone color biscotto con la piega e giacchetta nera, sulla testa una cotonata anni sessanta, borsetta sulla spalla sinistra e ombrello nella mano destra,  che brandisce a mo’ di spada e mi chiede:
-Scusi, per piazza Fontana…..
Penso giusto un paio di secondi alla strada più breve da indicarle, perché è un filino distante da dove ci troviamo e le indico con un braccio la strada dietro di noi.
Sto per parlare quando la signora, agitando il braccio ombrellato, mi tira una steccata sulla gamba anticipandomi con voce alterata
-Ma se mi hanno detto dopo Paolo da Cannobio!!!!!
-Sì signora, dopo Paolo da Cannobio va bene, ma da qui fa prima se gira…-
-Ma come….mi hanno detto….
E seguita a parlare agitando le braccia in modo disarticolato, cerco di evitare l’ombrello che mi arriva due volte all’altezza della faccia e le chiedo gentilmente di abbassare la guardia che non stiamo duellando a singolar tenzone, sto solo cercando di spiegarle la via più breve per arrivare in piazza Fontana dal punto in cui ci troviamo.
La signora ottusa non ascolta ragioni e continua a ripetere il nome di Paolo da Cannobio in preda all’ansia crescente.
Credo che a questo ritmo incalzante di citazioni, Paolo da Cannobio si materializzerà davanti a noi per vedere chi è che sta disturbando il suo sonno eterno alla mattina presto.
Riprovo ad aprire le trattive cercando di spiegarle la strada e tenendo la guardia alzata con il braccio sinistro le dico:
-Allora signora, se smette di agitare quell’ombrello cerco di aiutarla, se proprio non riesce a fare a meno di gesticolare, lo faccia almeno con la mano libera che quell’ombrello in mano a lei è un’arma pericolosa.
Poco convinta della cosa però abbassa il braccio e mentre ripiega la zampa di drago mi legna sulla spalla, la giacca leggermente imbottita attutisce la legnata ma se mi distraggo un attimo ci rimetto il naso.
Riprovo ad indicare la via dietro di me, ma a quel movimento la signora riparte con la menata  di Paolo da Cannobio con la voce che diventa stizzosa come i capricci dei bambini, il braccio con l’ombrello decolla di nuovo e mi atterra diretto sulla testa.
ACOLTA, MARY POPPINS DI STO CANNOBIO, VISTO CHE  NON HAI NESSUNA INTENZIONE DI ASCOLTARE E IO NON SONO UNA TARTARUGA NNJA QUA A SCHIVARE LE LEGNATE DI PRIMA MATTINA, PRENDI STO CAZZO DI OMBRELLO, METTITELO NELL’INCAVO DEL BRACCIO CHE TANTO NON PIOVE PIU’ E VAFFONTANA IN PIAZZA!
E GIA' CHE CI SEI,  SALUTAMI PAOLO.

lunedì 6 novembre 2017

DEI BISCOTTI E DELLE PENE

Da quando hanno rinnovato il supermercato vicino a dove lavoro, le corsie e gli scaffali sono un tantino strani.
Il locale ha perso la caratteristica tipica del supermercato anni '50 per prendere la fisionomia dello 'store' moderno d'olteoceano, un posto aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, dove trovi tutto di tutto: spazio relax con angolo bar, lavanderia, sartoria, sviluppo fotografie, corridoi stretti con scaffali altissimi,distribuiti con una logica a me ancora parzialmente sconosciuta.
Dopo i primi giorni di smarrimento assoluto, dove il criceto che ho in testa si è scaraventato giù dalla ruota incapace di accettare l'assenza di un pulsante per ricevere del formaggio in cambio, ho capito dove trovare le cose che acquisto abitualmente e questo mi ha permesso di tornare ad essere rapida nella spesa e poterla fare come prima nell'ora di pausa.
Oggi giorno di spesa, sono in perfetto orario sulla tabella di marcia, sono quasi alla fine, mancano solo i biscotti che compro raramente ma oggi ho deciso così.
Pessima decisione!
Arrivata nella corsia dei biscotti mi trovo davanti una signora, compagna di scuola di Noè che appoggiata al carrello, discorre amabilmente con la nipote ventenne accucciata per terra:
- Nonna, questi sono con miele e zucchero di canna...-
spiega la ragazza tenendo tra le mani un pacchetto e leggendone gli ingredienti.
-Miele e zucchero di canna.....ma allora sono drogati...zucchero di canna...-
risponde la nonna con calma ponderata e una risatina divertita, nonna ha fatto la battuta e seguita dicendo:
-Ma con miele e zucchero di canna non saranno troppo dolci?-
la nipote paziente risponde:
-Il miele e lo zucchero saranno dosati in quantità tale da non risultare stucchevoli-
Nel frattempo mi sto stuccando io contro la parete perché siete proprio davanti allo scaffale dove ci sono i biscotti che cerco io, state facendo un collo di bottiglia in un luogo angusto e state facendo un simposio sul contenuto glicemico dei biscotti, che per natura loro non nascono per essere amari.
Mentre la nipote seguita a strisciare con il passo del giaguaro all'interno dello scaffale alla ricerca del biscotto perduto, la nonne prosegue nel suo monologo:
- E meno male che hanno levato l'olio di palma...-
Secondo me ce lo potevano anche lasciare, tanto se è arrivata così mangiandolo regolarmente non è che a lasciarcelo per qualche anno ancora il danno sarebbe stato minore.
Parlando praticamente da sola, perché della nipote ingoiata dallo scaffale restano solo le scarpe, seguita dicendo:
-Da quando hanno ristrutturato questo supermercato non passano più gli operatori tra gli scaffali, non si può nemmeno chiedere aiuto...-
No signora, non passa proprio più nessuno tra gli scaffali, sta bloccando tutto il traffico col carrello, la nipote sdraiata per terra e lei che non si decide a scegliere quale biscotti prendere!
Esaurito il tempo a mia disposizione e la pazienza in dotazione standard, opto per dei biscotti alternativi a quelli che pensavo di prendere e mi sposto nella corsia parallela della pasta per ovviare all'ingorgo sulla Frollino/Reggio Galletta.
Mentre mi allontano sento la nonna chiedere ancora con voce petulante:
-Ma quelli con il miele e lo zucchero di canna sono rotondi o rettangolari?-
SIGNORA, SONO A FORMA DI DIRIGIBILE E SENZA OLIO DI PALMA, PRONTI PER L'INZUPPO, SI FIDI...

mercoledì 1 novembre 2017

SII COME IL BAMBÙ

Pensate alle canne di bambù, legno duro, nodoso ma flessibile, se lo pieghi flette in modo esagerato senza rompersi e poi torna nella posizione iniziale, si adatta alla situazione anche se non la condivide.
Mentre flette oppone sufficiente resistenza che gli permette di non cedere, ma se ti scappa dalle mani e ti atterra in faccia fa parecchio male e ti dice che anche se stai facendo lo scemo alla fine è lui che vince perchè torna come prima.
I rami secchi invece cedono di schianto perchè dentro tutto si è seccato, non si sono adattati, non hanno capito, non hanno ragionato, sono rimasti rigidi sulle loro posizioni, un po' arroganti e un po' ignoranti.
Il bambù regge nel tempo e ondeggia silenzioso e forte, il ramo secco si spezza di colpo con uno schiocco improvviso.
Sii come il bambù che il ramo secco rompe i coglioni, anche quando si spezza.

MI SONO FERMATA SULLA SPIAGGIA

Ho smesso di fare miniature perché mi sono ritrovata come un padre pellegrino a New York.
Tempo fa sono sbarcata in una terra semi deserta assieme a pochi altri, dove questo hobby delle 'case di bambola' era praticamente sconosciuto e l'entusiasmo che mi circondava era fortissimo. Sono nati gruppi che riunivano persone con la stessa passione e nascevano dal nulla riproduzioni della realtà in scala ridotta, poi è arrivata la prima associazione di categoria; un pezzo del mio cuore, un quinto della mia anima e piano piano metà del mio fegato, intossicato.
Sono passati dieci anni e ad una velocità sorprendente le case sono diventate grattacieli, altissimi e pieni di luci, sono diventate alberghi e fiere sparse nel mondo, i tubi delle stufe fatti con le cannucce delle bibite dipinte sono diventi tubi di metallo veri ridotti in scala, le finestre con i vetri fatti di acetato trasparente sono diventati vetri di vetro vero, il pane di pasta sintetica è diventato pane vero che non si deteriora e giorno dopo giorno è arrivata la perfezione in ogni cosa. Una perfezione che mi ha levato il respiro, come una cravatta con il nodo troppo stretto, quelle cravatte che danno il tormento ai funerali e che ci metti dentro il dito mille volte, tra nodo e collo, per guadagnare un attimo di sollievo ma non si allenta di un centimetro.
Dalle mie mani, nel frattempo, hanno continuato ad uscire cose fatte con il legno della May Flower, con le stoffe delle sottane delle mogli dei pastori protestanti e avanzi da rigattiere recuperati dell'immondizia restituita dal mare dopo una burrasca.
Non sono stata in grado di tenere il passo e in silenzio ho cominciato a rallentare mentre gli altri andavano avanti a passo svelto.
Il tempo trascorreva ed è fiorito anche il commercio delle meraviglie,
se fosse stato vivo Marco Polo sarebbe stato contento anche lui di tutto quello spettacolo, non sarebbe andato più nemmeno in Cina.
Nel frattempo io mi ero fermata e non sono stata in grado di ripartire più.
Guardando in alto, non riuscivo a contare di quanti piani fossero quei grattacieli, guardando in basso, avevo ai piedi ancora le scarpe nere con una grossa fibbia.
Avevano inventato gli aeroplani ma nel mio cielo c'era ancora il fumo dei treni a carbone e il mio viaggio è finito lì.

lunedì 16 ottobre 2017

GRAZIE A DIO È LUNEDÌ

Questa mattina, mentre camminavo verso l'ufficio, vedo due signore eleganti e ben pettinate, sull' ottantina, che si trovano sul marciapiede e parlano tra di loro, dopo qualche minuto dal portone del palazzo vicino esce un signore distinto, più o meno della loro età e con un sorriso a tutto Kukident gioiso esclama: "Buongiorno belle signore, come va?"
Una delle due vegliarde, con aria di sopportazione, risponde: "E come vuole che vada, è lunedì!"
Ma porca paletta, te set cunt un pè de là e ti lamenti che è lunedì?
Di piuttosto "meno male che ne ho visto un altro".
Semper a lamentass!

domenica 8 ottobre 2017

IL GIORNALE

Che tenerezza questo antico signore che spesso incontro.
Un po malandato nelle ossa procede sgangherato che sembra di lì a cadere ad ogni passo.
Gli abiti appoggiati addosso scivolano dal lato dove pende la sua struttura fuori asse.
Porta un sacchetto della spesa con dentro poche cose, forse per via del peso, l ombrello al braccio e con naturalezza recupera un quotidiano nel cestino della immondizia del metrò.
Lo fa ogni volta.
La giornata é finita, come il giornale, ma restare informati non finisce con il giro delle lancette dell orologio, tanto domani i quotidiani diranno le stesse cose. legge interessato, annuisce desolato, sbadiglia, commenta ad altra voce e scoppia in una risata divertito.
Chissà che meraviglie contiene quella vecchia carta da macero.
Siamo arrivati al capolinea, ripiega con precisione il giornale, lo mette nel sacchetto e inizia a camminare.
Mi piace continuare ad osservare la sua fatica ad avanzare ma con la serenità sul suo viso un po rassegnato e un po divertito.

giovedì 5 ottobre 2017

E' UNA RUOTA CHE GIRA....

Sono ormai quindici giorni che per andare al lavoro, da casa mia arrivo alla stazione di Sesto a piedi annoiandomi all'infinito, ma oggi finalmente una gioia che ha rotto la noia di camminare alla mattina.
Attraversato un incrocio abbastanza pericoloso salgo sul marciapiede e alle mie spalle sento arrivare sparata una bicicletta, è uno dei soliti ragazzotti che va a scuola incurante del fatto che le biciclette sui marciapiedi non ci devono andare, oltretutto contromano.
Spericolato mi scarta come una pila di gomme nei test di guida sicura e veloce mi sorpassa, inaspettato si trova davanti un signore anziano che evita all'ultimo minuto con una rocambolesca sterzata e un tornado di aria e foglie secche.
Il signore che stava tranquillamente parlando con altre persone, si spaventa e inizia ad urlare improperi contro il ragazzo agitando le mani per accompagnare con più forza agli insulti e nell'agitazione del momento, una mano atterra sulla testa del ragazzo trasformandosi in un sonoro coppino.
Il ragazzo incassa e noncurante del caos generato dalla sua stoltaggine e dal rischio fatto correre al signore anziano, seguita la sua corsa sparata e, mentre il signore continua a sfagiolare rosari di parolacce, Sesto ha un nuovo santo: San Pedone dello Scappellotto.

venerdì 29 settembre 2017

LE VIE DI MILANO NON SONO FINITE

Nel tragitto verso casa sull'autobus della linea 92 sale un signore straniero che si avvicina all'autista per chiedere informazioni:
"scusa deve andare a via burbur, dove scende?"
L'autista con gentilezza gli risponde: "non ho capito, dove deve andare?"
"via burbur..."
"non ho mai sentito questa via a Milano, è sicuro che si chiami così?"
"Sì, mi ha detto che questa arriva ma non so dove scende"
"Su questa linea sicuramente questa via non c'è, ma non c'è nemmeno a Milano, non ha qualche altra indicazione?"
Frugando nelle tasche dei pantaloni il signore straniere estrae un biglietto che porge all'autista:
"È foglio, scritto...via burbur"
L'autista legge il biglietto ed esclama: "Via Porpora!!!"
E attimi di silenzio pieni di imprecazioni trasparenti scendono come piume sulle teste di noi passeggeri, spettatori obbligati di questo siparietto da tabarin.
Ora a Milano, assieme a via Assab e via Benadir, abbiamo anche via Burbur....zona scittà studi.

giovedì 28 settembre 2017

HSM

Due amiche si incontrano per strada e si scambiano i convenevoli: come sono andate le vacanze, com'è stato il rientro, come stanno i figli e come è cominciata la routine quotidiana con la scuola.
Una delle due inizia a raccontare le sue vacanze:
-Noi siamo stati quindici giorni all'Elba e una settimana a Cortina, ci siamo riposati, niente di che, quest'anno la vacanzona la facciamo a Natale, a Sharm o Majorca, ancora non abbiamo deciso.
L'altra, con viso contratto in una smorfia tra la disperazione e la sufficienza racconta:
- Noi siamo stati a 'Santa' nella casa di mia suocera, meno male che lei era a La Thuile dalla figlia e siamo stati tranquilli ma proprio vacanze non direi, il mare l'avremo visto giusto un paio di ore al giorno, quest'anno è andata così..
- E i ragazzi come stanno, il rientro a scuola?
- Non me ne parlare, Gregorio si è prese a settembre greco e latino, per il terzo anno di fila, greco e latino, materie rischiose, al classico sono basilari...
Per tutta l'estate siamo stati in ballo con libri e ripetizioni  ma poi è andata, anche questa volta l'abbiamo portata a casa.
- Mamma mia che problema le materie a settembre.
- In famiglia abbiamo fatto tutti il classico ma nessuno ha mai avuto tutti questi problemi.
Ma se sono tre anni che Gregorio finisce a settembre con le stesse materie che sono la base del suo percorso di studi ti sei mai domandata che forse c'è un problema e quel problema sei tu?
Magari come idraulico è un mago ma in famiglia hanno fatto tutti il classico.
La classica famiglia di teste a Odissea.

mercoledì 27 settembre 2017

IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Ogni mattina è il risveglio è un lavoro: chi insegue la mamma con le merendine fino alla cucina perché è pigro, chi corre perennemente in ritardo con la crema al cioccolato in due cialde di pane croccante, perché se c'è tempo per la colazione tutto si brucia e se non ce n'è ci si butta dalle scale, io non avevo nemmeno la merendina, la famiglia sorridente a tavola mentre le pale del Mulino girano lentamente e quelle nelle mutande anche ma più veloci, la gallina sul tavolo che mangia le fette più spesse che anche se cadono non si rompono mentre nella stessa stanza, si inzuppano biscottoni resistenti in grandi tazze capienti che schizzano latte ovunque.
Mega bicchieri di yogurt colato con manciate di cereali sempre più croccanti, agglomeranti, polimeranti e ingorganti, espressi liofilizzati finemente macinati, che si ricompongono sul balcone con l'acqua piovana nella tazza preferita.
Conigli del cacao che saltano per tutta la cucina per dare al latte quel sapor di cioccolato che lo rende prelibato, donne sognanti che guardano dal patio di casa spighe di orzo dorate che ondeggiano al vento mentre il sole sorge, io per vedere il sole sorgere devo andare a casa del vicino e non sempre è d'accordo.
Lo yogurt che ride quando vede la tua pancia che non è mai in orario, del resto in orario ci arrivavano solo i treni e anche tanto tempo fa.
Poi ci sono quelle che la colazione la fanno con l'acqua, due bei bicchieroni di acqua che combatte la sensazione del primo bottone del pantalone, e il sorriso parte da dentro....
Riso, soriso, risata...e famose sta risata che tanto anche oggi è una giornata demmmerda.

martedì 5 settembre 2017

CANDLE IN THE BUS

Finalmente l'orario estivo è finito, ora i mezzi pubblici sono tornati ad una frequenza decente, non si aspetta più mezz'ora e oltre tra una vettura e l'altra.
Al capolinea si trovano più linee contemporaneamente e le possibilità di scelta sono maggiori.
Uscita dal metrò vedo il mio solito 729 in partenza ma non corro, non corro dietro ai mezzi da almeno 25 anni, tanto dietro c'è già l'altro che parte dopo 15 minuti.
Dal marciapiede dove fa lo stallo il 225 partito poco prima del 729,  vedo una signora con due ingombranti borse portate a spalla, affannarsi per raggiungere il 729.
Ha perso il 225 per un soffio e cerca di prendere l'altro.
Mentre attraversa la strada il 729 chiude le tre porte, lei sale sul marciapiede e l'autobus lentamente spunta il peso, bussa sui vetri cercando di farsi aprire dall'autista ma ormai il pullman è partito.
Paonazza in viso per lo sforzo, con i capelli spettinati e gli occhiali storti sul naso, alza il braccio sinistro verso l'autobus che si allontana e urla: "NON MI HAI VISTO EH? PEZZO DI STRONZO MALCAGATO DI MERDA!"
Quest'anno ricorre il ventesimo anniversario della morte della Principessa Diana.
God bless her....good soul.

venerdì 1 settembre 2017

MAMMA MIA DAMMI 100 LIRE....

Questa mattina sul treno si avvicina il mendico di turno. Si scambiano due parole di rito, "amica come stai, tutto bene...." sorrido "si si tutto bene" e poi parte all attacco. "Mi dai un euro x il caffè?" E già col "mi dai"  partiamo male. Cerco un po di moneta x arrivare al prezzo del caffè e questi "dammi il cinque che ho il resto" adesso il cinque te lo do ma sulla faccia se non ti levi da dosso. Continuo a cercare la moneta e questo con l occhio a palommella punta dentro la borsa e dice "dammi un ticket mangio" gli rispondo che non ho ticket, una, due, tre volte, alla quarta mi rompo e gli dico "ti ho detto che non ho ticket!"  E lui pronto dice "e quello?" Indicando un pezzo di carta con stampata una T maiuscola che si intravede nel taschino interno della borsa. Tiro fuori quello che ha indicato con tanta arroganza e insistenza e spazientita glielo mostro "è una scatola di MOMENT, adesso lo mangi!!" Non l ha voluto. Vai a cercare di aiutare e poi fanno anche i sofistici.


NOBLESSE OBLIGE

Giovane ragazza, alta e snella, gambe lunghe e incedere sinuoso.
Cascata di capelli lunghi con lo "sciatusc". Abito di pizzo bianco corto fino a poco sopra il ginocchio e sandalo gioiello che veste un piede affusolato. Mano leggiadra che si posa sul fondoschiena e con non chalanche, parte la ricerca affannosa del bordo elastico della mutanda insidiosa, che, birichino, affonda nelle carni giocando a nascondino.

NON C'È PIÙ L' EDUCAZIONE DI UNA VOLTA

Signore di un certo tempo, si siede sul metrò senza far caso che sul sedile ci sono dei pezzi di crackers. La signora di fronte glielo fa notare gentilmente. Lui schizza in piedi come una molla e con un gesto rapido ed energico della mano, li fa volare, come se fossero coriandoli, addosso ad un signore vestito di blu che stava passando davanti a lui per andare a sedersi più in fondo esclamando: "sti zozzi maleducati!!" Non c'è più l'educazione di una volta.

lunedì 7 agosto 2017

APPUNTAMENTO

Conversazione telefonica sul metrò.
Un ragazzo parla ad un amico:
"Sì, andiamo in Darsena per una birra...aspetta, facciamo che ci sentiamo fra un'ora, un'oretta e mezza e ci mettiamo d'accordo sull' orario e dove ci troviamo...ti chiamo alle otto e mezza, dammi il tempo di fare una doccia e le mie cose..."
Devi fare la cacca 😂😂😂

FA CALDO ANCHE NELLE TESTE

L' acume di certe persone è disarmante.
33 gradi ma ventilati, si reggono bene, e questo ha la grande pensata di bagnare l'asfalto con la canna dell'acqua alle cinque e mezza del pomeriggio.
È venuto su dal marciapiede Belzebù in persona a dargli gli schiaffi in faccia.

MADÒ...FA CALDO!

L'acume di certe persone mi sconcerta.
Autobus al capolinea, motore spento e quindi aria condizionata spenta.
Stranamente, dalla parte dove il sole batte, ci sono le tende tirate, qualcuno di intelligente  in giro c'è ancora.
Mi siedo in uno di quei sedili liberi proprio di fianco alle tende tirate, l'autobus è caldo ma il sole non batte direttamente in faccia e i pochi minuti che mancano alla partenza si possono tranquillamente sopportare.
Sale un tale che, accasciandosi con un tonfo sonoro, si siede sul sedile dietro al mio dove c'è la tenda tirata, immediatamente sposta la tenda ed esclama: ” Figa che caldo!"
Figa che pirla!
Testa di una colata lavica,  le tende non erano tirate per fare atmosfera.

GATTEO/BRINDISI SCALO TECNICO DUBAI

Conversazione tra amici sull'autobus di prima mattina:
” dove vai in vacanza?”
” ma non lo so non ho ancora deciso perché c'ho sto problema dei genitori”
” non stanno bene? ”
” no è che uno è lì che boccheggia col diabete e la pressione...”
” ma sono a casa da soli?”
” no no, c'è mia sorella... vabbè che me ne frega oh che si arrangino loro, e te dove vai?”
” Eh, io quest'anno faccio 10 giorni a Gatteo a Mare con le mie bambine, poi prendo l'aereo e vado giù a Brindisi a trovare i miei genitori, spero di trovare un volo diretto perché mi scoccerebbe fare scali”
Certo, gatteo Mare - Brindisi scalo tecnico Dubai, con buona pace della Ferreri, Baby K e Bangkok.

IL PIAVE MORMORA ANCORA

Stamattina al capolinea del metrò c'è ordine, silenzio, si passano i tornelli timbrando i biglietti ordinati, soprattutto timbrando.
Non ci sono ambulanti che fanno mercato, non ci sono assembramenti di zingari in attesa della distrazione del personale per entrare a fiato d'oca.
Non ci sono giovanotti atletici pronti a saltare le barriere come se avessero bevuto un litro di olio Cuore.
Dovrebbe essere normale, dovrebbe essere sempre così perchè così è civile.
Timbriamo, entriamo, distratti come sempre, tanto i gesti sono automatici, si ripetono uguali ogni giorno, e imbocchiamo le scale che portano ai binari del treno.
Oggi però c'è qualcosa di diverso in quel silenzio, dopo il gabbiotto del mezzanino tutti rimaniamo sorpresi e giriamo due volte la testa, come pupazzi a batteria.
Oggi davanti ai tornelli c'è un alpino armato, col suo cappello con la lunga penna nera, impassibile agli sguardi di tutti, immobile.
Un alpino riesce a tenere ordine in una stazione complessa da gestire, sembra di essere in guerra, siamo tristemente in guerra, una guerra silenziosa.
2017, il Piave è una barriera di tornelli del metrò, a difenderlo sono sempre gli alpini e quando timbri il biglietto, nel silenzio strano della situazione, nella testa tutti stiamo cantando ..."non passa lo straniero..."
Ed è triste, come allora.

FERMAAAAAA A REDECESIOOOOOOO???

Al capolinea dell'autobus 73 un tale, mistrando.il biglietto, chiede all'autista:
"Scusi questo devo timbrarlo?
No, ci si gioca a muretto come con le figurine dei calciatori....
E prosegue chiedendo:
"Questa va a Redecesio di Segrate?"
"No, questa arriva a Linate, ma a Redecesio non arriva nemmeno l' altra, la 73 barrata arriva fino a Novegro"
"No no, mi sono sbagliato, devi andare a Novegro"
"Allora deve prendere la 73 barrata"
"Questa non ci arriva?"
E NO TESTA DI  PALETTA DEL RUFFO, SE TI HA DETTO DUE VOLTE 73 BARRATA VUOL DIRE CHE QUESTA NON VA BENE, NON È CHE SE GLIELO CHIEDI ANCORA PROLUNGA IL PERCORSO PER TE.

C'HO L'APP

In attesa alla fermata dell'autobus, dopo un po' che si prolunga l' attesa si creano i roccoli di lamenti.
Due signore teorizzano sul ritardo della 54:
"Ma è tanto che non passa, oggi c' è lo sciopero ma non doveva iniziare alle 18? Adesso sono le 17.15..."
"Ma c'è in vigore l'orario estivo..."
"Certo, l'orario estivo...non ci sono i ragazzi che vanno a scuola e diminuiscono le corse, ma quelli che devono andare al lavoro come fanno?"
"Ma quando inizia lo sciopero la gente la fanno scendere dove sono sono?"
"No, arrivano fino al capolinea"
"Ma proprio di arrivare niente..."
Con un fare un po' da baüscia, nella conversazione si inserisce un pisquanotto attempato con in mano il cellulare:
"Qui sulla app mi da 10 minuti di attesa"
"Oh mamma, ancora dieci minuti con questo caldo...
La conversazione gira sulla signora e sul signore della app.
"Adesso provo ad aggiornare...e no, sempre 10 minuti"
"Ma stasera che finisce alle 22, quanto ci mettono poi a tornare a girare?"
"Almeno una ventina di minuti, devono uscire dal deposito"
"Ma lei ne sa..."
Il signore gongolante sorride, lui c'ha l'app!
La signora sospira rassegnata e sventolandosi con un ventaglietto  esclama:
"Beh, meno male che a me mi viene a prendere mio figlio con la macchina"
SIGNORA, CI HA IMBASTITO LA MINCHIA A SORFILO PER UN QUARTO D'ORA E NON DEVE PRENDERE NEMMENO L'AUTOBUS.

OCCHIO NON VEDE....ANCORA

L'attesa dall'oculista termina e finalmente tocca a me, entro e saluto la dottoressa che senza nemmeno girarsi mi dice: "lei è qua per una pregressa trombosi retinica, ha notato dei peggioramenti?"
Sto per raccontarle cosa succede e vengo bloccata da un: "Sì sì ho letto ho letto, trombosi retinica all' occhio destro.. "
Mi viene freddo: "No dottoressa, al sinistro"
"Ma lei ha detto destro..."
"A dire il vero non ho nemmeno parlato"
"Va bene si sieda"
Non ci sono sedie, mi guardo in giro e vedo solo la poltrona per la visita, se non devo imitare Fantozzi con la poltrona invisibile, dovrò sedermi li.
La dottoressa si alza, mi mette un cartoncino davanti all' occhio destro: "Tenga lei...legga la prima riga, la seconda...va bene...sull'altro occhio...sposti lei...prima riga...seconda riga...bene...legga qui, le righe le vede dritte? sì? bene...con l'altro occhio...no? eh...capito capito...le metto le gocce, guardi in alto....prendo una garzina...tenga lei...aspetti"
Provo a cercare di dirle una cosa ma mi interrompe dicendo: "Aspetti che scrivo e poi mi dice tutto quello che vuole...ultima visita 26 giugno 2016?"
"No dottoressa, 27 giugno 2017"
"I fogli delle visite precedenti li deve mettere in ordine dal più recente...aspetti che non mi va il computer, la devo far aspettare fuori e intanto visitonun altro"
Dopo qualche minuto sento ina boce urlare: "La signora con le gocce negli occhi???"
Particolare raro in un reparto di oculistica, siamo quattro su cinque con gli occhi da Tarsio e ce la giochiamo ai dadi.
Entro nell' ambulatorio e senza nemmeno aver fatto un passo oltre la sglia, la dottoressa esclama:" Eh no, mi spiace ma non va ancora, devo riavviare, mi attenda ancora un attimo, faccio.un altra visita"
Torno fuori e aspetto, una decina di minuti e sento la voce della dottoressa:"La signora con gli occhiali neriiiiii..."
Ma stiamo giocando a 'Indovina chi'?
In quell'istante ci siamo resi conto tutti della mancanza di fantasia nello scegliere il colore delle montature.
Finalmente entro, faccio per sedermi e la dottoressa mi dice: "Mi va a chiamare un'infermiera?"
Se siamo su Candid Camera ditelo che firmo la liberatoria e la finiamo perchè sembra di essere al circo.
Arrivata l'infermiera mi siedo e mi fa la visita.
Attimo di silenzio e poi sommessamente dice: "E sì, c' è c'è..."
Preoccupata le chiedo cosa avesse trovato: "C'è un edema sulla retina
MA DAI, HO TEMUTO UNA CISTI OVARICA...TESTA DI PUPILLA DILATATA, SONO QUI PERCHÈ HO UN EDEMA ALLA RETINA, LO SO CHE C'È....MI DIA QUELLA CAZZO DI RICHIESTA CHE MI SERVE PER NEUROLOGIA E VA A CAGARE...TENGA LEI.

OCCHIO NON VEDE...

In attesa del mio turno dall'oculista mi soffermo a guardare i particolari del padiglione dell'ospedale che ospita gli ambulatori. È una costruzione che risale alla fine dell'800 primi 900 e certi particolari ancora lo ricordano.
Da una sensazione di vecchio, non antico, e quando mi trovo in questi posti mi viene sempre da immaginare a quando e quante persone hanno transitato per quei corridoi, a che malattie devono aver affrontato e ai rimedi del tempo con cui i medici hanno cercato di avere la meglio sulle patologie.
Riesco ad immaginare l'atmosfera prsante delle giornate passate lì dentro e le notti infinite, gli odori e i rumori, come se li avessi vissuti e mi sembra di attraversare una porta del tempo.
Porta che mi risveglia di colpo perchè chiusa di schianto dalla corrente d'aria: "Tranquilli signori, è solo una porta che sbatte, esclama un'infermiera", vedendo trasalire tutti come una ola da stadio.
Un tale seduto vicino a me bofonchia: "Fino a che non ci sono in mezzo le balle poco male"
Ero seduta vicino al duca di York e non lo sapevo.
Scorre ancora del tempo, il mio turno non arriva e un signore anziano seduto dall'altra parte della panca, accenna ad un colpo di tosse, poi un secondo, un terzo e parte un sibilo dai bronchi...e vedi che questo mi soffoca qui in oculistica e chissà se lo sanno rianimare.
Riavutosi dalla momentanea empasse respiratoria, prende il fazzoletto dalla tasca, lo appoggia alla bocca e prendendo la ricorsa col bronco tira un gaspero (ndr. scaracchio in dialetto milanese) da paura.
Io reggo poco queste cose già da lontano, questo è seduto di fianco a me...la situazione gli sfugge dalle mani nel senso letterale della cosa e con uno scatto da lepre corre in bagno, che grazie al cielo è la porta subito di fianco a lui. Una volta in bagno, lasciata la porta aperta, rende l'anima a Dio cantando lodi dal profondo del bronco, con buona pace degli astanti che devastati in viso dal ribrezzo, tirano un sospiro di sollievo come dopo aver mangiato una pastiglia Valda

IL BARONETTO

Stamattina dopo aver fatto colazione, esco dal bar e mi fermo un attimo fuori a guardare gli orari degli autobus.
Ad un tratto sento alle mie spalle un sonoro starnuto seguito da un roboante "...'ngul..."
Vabbè, non siamo al Savini ma...
A distanza di pochi secondi un secondo starnuto e un " ' ngul a mammeta!"
Il terzo e un " 'ngul a soreta!"
Al quarto starnuto mi sposto velocemente perchè sto baronetto alle spalle è pericoloso.

giovedì 29 giugno 2017

I CANTIERI DI MILANO IN ESTATE

Milano in estate diventa luogo di mini cantieri sparsi ovunque, lavori per le condutture del gas, dell' acqua, delle fogne e via discorrendo.
Sono diventati ormai una tradizione, come il panettone a Natale.
L'asfalto più morbido diventa più lavorabile e le colate di catrame bollente, unite all'afa già tossica di suo, offrono buone possibilità di malattie polmonari più o meno invalidanti.
In periferia questi scavi vengono segnalati giusto quanto serve, in centro c'è una maggior cura nella cosa, per ridurre il rischio di perdersi un turista fagocitato dagli intestini della città della scrofa lanuta.
Corso Monforte, centro pieno, sul marciapiede lavori per le tubature del gas, scavo medio profondo, non ti ammazzi ma ti fai male bene se ci cadi.
Rete di plastica arancione morbida alta due metri che delimita il perimetro e cartelli che segnalano "PEDONI A DESTRA"
Inevitabile collo di bottiglia che costringeca camminare in fila indiana sulla strada per pochi metri.
Arriva il baldanzoso coglionide che, per evitare la coda, sorpassa la carovana migrante sulla sinistra, camminando su una striscia di asfalto di pochi centimetri che gli frana sotto i piedi in un nanosecondo.
Con uno scatto da bovino che slitta sul letame, si attacca alla rete di plastica che flettendo lo segue, annaspando come un tonno pirla gialla, da un colpo di reni e balza indietro guadagnando il marciapiede solido.
Con un sorriso tra il divertito e il "mi sono cagato nei pantaloni" si gira dalla mia parte ed esclama: "Minchia, stavo per cadere! Certo che tutti sti lavori in giro non rendono agevole camminare, cosa dovranno mai fare di cosi impellente da farli tutti insieme, non potevano aspettare qualche mese???"
È QUELLO CHE STAVO PENSANDO DI TUA MADRE, NON POTEVA ASPETTARE QUALCHE MESE PRIMA DI METTERTI AL MONDO? MAGARI NEL FRATTEMPO CI AVREBBE POTUTO ANCHE RIPENSARE.

LA SCUOLA È FINITA MA NON SI VÀ IN PACE

Le scuole sono finite ma il meglio è rimasto in circolazione, un po' come certe medicine che hanno un tempo lungo di smaltimento nel sangue e continuano a dar fastidio.
Calata  degli Unni dal treno in arrivo dalla Brianza, mille anni di pendolaresimo e sembra sempre che vengano giù con la piena.
Un giorno vorrei che mi spiegassero il motivo per cui si ammassano e corrono come armenti impazziti verso i treni del metrò che partono a tre minuti di distanza l'uno dall'altro.
Ogni giorno questi treni della speranza, portano esempi di riduzione mentale incredibili e oggi è toccato ad un ragazzotto universitario enunciare il teorema del cretino estivo.
In fila ai tornelli due amici si parlano a battute e ridono in attesa di timbrare il biglietto, è cosa nota che la fila dove siamo noi è sempre quella che non si muove e la regola vuole che in questi casi ci sia il rimbambito che si sente furbo e salta da una fila all' altra pensando di guadagnare tempo, ma in genere guadagna solo improperi.
Il nostro eroe giornaliero non è da meno, forte del fatto che nella fila a finco c'è il suo amico, si sente James Bond con licenza di 'vado di qua e vado di là, prima o poi devo timbrà'.
Il suo amico arriva al suo turno, timbra e passa il tornello, lui ha davanti ancora due persone ma rapido come una faina si sposta nella fila a fianco infilandosi davanti A ME, vedi un po' quanta fortuna stamattina questo giovanotto....
Inserisce il biglietto, convinto di aver timbrato parte al galoppo, il tornello è bloccato e le balle frantumate.
Anche se prettamente autunnale come gusto, oggi colazione con marmellata di maroni brianzoli.

I GRADI DELL' OTTUSANGOLO

Ci sono persone acute con cui è piacevole parlare, altre ottuse con cui è preferibile evitare e poi ci sono le persone scalene, dove i tre lati non sono congruenti e parlare con loro è come cercare di far attaccare la malta magra su un muro asciutto con un polso ingessato.
"ciao, oggi solo una cosa in consegna"
"bene"
"le solite due firme qui"
"certo"
"vai in ferie?"
"No"
"come mai?"
"Perché c'è la mietitura del grano"
 "in che senso?"
"nel senso che non vado in ferie"
 "ma perché hai un campo di grano?"
"Sì, uno di rose e uno di melograno"
"io invece due settimane me le faccio"
"secondo me dovresti farti almeno vent'anni"
"in che senso?"
 "A senso unico"
"io vado due settimane dalla ragazza"
"c'è anche qualcuno che ti ha caricato..."
"no. Stamattina il camion l'ho caricato io"
"allora sarai stanco"
 "Sì, per quello che mi faccio due settimane"
"forse vanno bene anche i lavori sociali"
"oggi faccio un po' fatica a capire" "giusto oggi..."

NON CI SONO PIU' I ROLEX DI UNA VOLTA


Sull'autobus alle 7.30 si parla tra  conoscenti.
"Sono andato dal dentista e mi ha fatto il 40% di sconto su un lavoro della madonna, siccome sono tesserato ad una piattaforma di un circuito assicurativo alternativo ho pensato 'cià che provo a sentire' e bam!, sconto del 40% senza nemmeno dirgli che ero tesserato, da 3400 euro a 2800, bel colpo"
"E sì, con quello che costa il dentista...."
Risponde l'altro.
"Domani trasferta a Brescia, devo chiudere un contrattone....giù da gara, giacca, cravatta e cappotto e bam!, ce lo portiamo a casa"
"Ma viaggi tanto per lavoro?"
"Nemmeno tanto, oh pensa che questo mese, senza nemmeno una sbatta, ho portato a casa due e nove, il mese prossimo con questo contrattone bam! tre e quattro sicuro"
Con espressione interessata come se stesse ascoltando il discorso del Presidente a Capodanno, l'amico esclama:
"Però..."
Il baüscia si guarda il polso e chiede al suo interlocutore:
"Ma che ore sono, le sette e mezza?"
Il tale risponde:
"Sette e trentotto..."
Muovendo il polso rapidamente dice:
"E figa il Rolex, se non lo muovi perde i minuti..."
Certo il Rolex  che se non lo muovi perde i minuti, un orologio per caricarsi basta che respiri, giargiana.
Siamo quasi al capolinea e il Zampetti della Stalingrado d'Italia si avvicina all'uscita salutando il compagno di viaggio:
"Scendo qui che al capolinea di solito ci sono i controllori, ci si vede, ciao"
Due e quattro senza sbatta e viaggi in pullman senza biglietto....sbam! un calcio nel culo e vedi come corre il Rolex.

MA CHE FREDDO FA....


Si è rotta la caldaia del palazzo ma nella sfiga meno male che ha reso l’anima al dio del gas in giugno, almeno una volta tanto non patisco più freddo del solito.

Nel mio palazzo l’impianto di riscaldamento all’ultimo piano non funziona bene, ho provato a cercare di farlo sistemare ma mi hanno detto che essendo un impianto vecchio, degli anni sessanta, non si può fare niente senza scoperchiare tutta la casa, sono tubi vecchi e qualsiasi intervento si cerchi di fare il rischio di farli cedere è più alto del benefici che potrei trarne se andasse tutto bene.

Anche io sono degli anni sessanta, ma meno male che quando mi sono rotta il piede non ho incontrato un ortopedico così disfattista, sennò a quest’ora sarei in metrò senza un piede, con stampella ascellare a chiedere un centesimo per latte alla bambina.

Il solito roccolo in portineria si cimenta in previsioni tecniche circa la sostituzione cercando di monetizzare il da farsi, come quando ci sono i mondiali tutti diventano Commissari Tecnici, quando si rompe qualcosa nel palazzo tutti diventano idraulici, termotecnici, fabbri, architetti, geometri ed elettricisti, abito nella sede distaccata del Cepu.

Tornando dal lavoro li incrocio e uno di loro mi ferma dicendomi:

“Ciao, si è rotta la caldaia, ho qui la convocazione dell’assemblea straordinaria, devi venire, mi raccomando, partecipa che dobbiamo decidere perché va cambiata”

Sì certo partecipo ma quando io vi dico che ho freddo con 17 gradi in casa a gennaio, non è che partecipate tanto numerosi a cercare di risolvere il problema.

Dite sempre che al terzo piano dovete stare con le finestre aperte perché tenendo la caldaia al massimo per avere tiepido noi al sesto, voi sudate e vi si gonfiano i piedi, a me al sesto si gonfiano le balle da 25 anni invece.

Oppure mi dite di comprarmi una stufetta elettrica per compensare, così oltre alle spese per il gas comune mi devo pagare anche quelle della corrente privata.

“Eh, capisco ma non si può fare diversamente”

Non si può fare diversamente perché non è casa tua.

“ Ma come fai a stare con 17 gradi?”

E me lo chiedi anche, ti darei le pedate nel culo a sta domanda.

Alla fine del bel discorso il tale ribadisce: “ Allora ci vediamo giovedì prossimo”

“Sì va bene, giovedì prossimo, tanto non mi cambia granché esserci o no,  a me il caldo non arriverà comunque e se è da aggiustare va aggiustata per forza anche senza di me”

“Ma no, è giusto che anche tu sia al corrente di quello che viene detto, sarà una spesa notevole da affrontare”

“ E cosa cambia se ci sono o no, se non porto i miei millesimi lasciano al freddo tutto il palazzo? Se così fosse non vengo apposta”

“Ma no era per dire…comunque la caldaia è rotta”

Cerco di uscire dal tono polemico che ha preso il dialogo facendo una battuta:

“Ecco perché sono due giorni che fa freschino…”

E il condomino serio con lo sguardo di un’anguilla in carpione mi risponde:

“Ma adesso la caldaia è spenta, è giugno….”

A te invece si è accesa una lampadina in testa con questa risposta.

mercoledì 17 maggio 2017

GRAZIE DI RIDERE

Partito per caso e poi ha preso il volo.
SONO ARRIVATA ALLA CENTESIMA MINCHIATA!!
Voleva essere un posto dove scrivere quello che mi accade realmente nella vita quotidiana ma portato quasi all'estremo del ridicolo, perché certe situazione sono davvero qualcosa di incredibile, e sono felice di essere riuscita a farlo diventare esattamente così.
GRAZIE DI RIDERE

ALLERGIAAAA!!

Giovane autista di autobus, fa parte delle nuove leve del recente ricambio di anime usurate dal tempo e dallo stress urbano.
Piccolo di statura, ma proporzionato da muscoli tonificati in palestra con pazienza per bilanciare l'avarizia della genetica.
Capelli con taglio rasato/curato/scolpito/costruito a malta e gelatina col frattazzo.
Sul collo un tatuaggio che parte da dietro all'orecchio e si inabissa nel colletto della camicia della divisa; c'è scritto qualcosa in giapponese, forse è il menù di un ristorante, tanto chi lo capisce.
Al capolinea scende per sgranchirsi un po' le gambe, da seduto era decisamente più alto.
Ai piedi porta degli anfibi non completamente allacciati, che fanno tanto maschio selvaggio che attraversa la jungla cittadina dondolandosi da un cavo all'altro della linea della filovia.
La camicia, con le maniche arrotolate fino all'avambraccio, resta aperta aul torace tanto quanto basta per mostrare il crocifisso in scala 1:1, regalo di nonna per la Cresima, il tessuto di cotone appoggia delicato sulla muscolatura mettendola in evidenza senza involgarire e l'occhiale da sole griffato completa l'insieme.
Nel complesso è anche un bel vedere, se hai la casa abbastanza spaziosa lo puoi anche mettere in un angolo del salotto che fa tanto 'arredo'.
Una stirata ai muscoli delle braccia, sistemata rapida alla chioma tralicciata e parte una raffica di starnuti, al capolinea dell'autobus ci sono tanti pioppi e una coltre di piumini sollevata dal refolo di vento si abbatte su di lui.
Il ciuffone sulla fronte ondeggia elastico avanti e indietro come la fiamma di Megalopoli di Megaloman incazzato (ndr telefilm giapponese degli anni 80, per chi fosse nato nel frattempo perdendosi questo pezzo di vita), il viso affondato nel fazzolettino di carta è congesto e paonazzo e il naso strombetta come una vuvuzela in una finale di coppa.
Finita la crisi il giovane riprende il controllo della situazione, sistema la criniera e la camicia, toglie gli occhiali da sole, asciuga gli occhi lacrimosi con il fazzoletto che aveva già in mano e poi ci pulisce le lenti degli occhiali.
Adesso va meglio, con un bel crostone di mastice nasale abbiamo scongiurato anche il rischio del rflesso in controsole, possiamo partire che siamo già un pelo in ritardo.

giovedì 11 maggio 2017

MEGLIO TARDI CHE MAI

Ieri sera una persona che mi vede tutti i giorni mi chiede: "Tutto bene? Ho saputo che si è fatta male..."
Rimango un attimo perplessa e rispondo: "A cosa si riferisce?"
"Non si è fatta male al piede?"
"Sì ma è successo un anno e mezzo fa"
"Non sapevo niente..."
Ma se mi salutavi quando avevo la stampella!
"...beh, ad ogni modo adesso tutto a posto?"
"Insomma, mica tanto, il piede è rimasto un po' acciaccato e non è più come prima"
"Ma è stata a casa con la gamba ingessata?" 
"Sì, due mesi e mezzo"
"E non è andata a lavorare?"
No ci andavo lo stesso, venivano a prendermi gli Avengers alla mattina e poi mi riportavano a casa alla sera.
"E no, sono stata a casa"
"Ma poi avrà perso tutto il giro..."
Sì, anche il Giro d'Italia in maglia rosa.
"Ma adesso è tutto a posto?"
Non è andato a posto in un anno e mezzo e si sistema in due minuti, me lo hai gia chiesto poco fa.
"No, non è andato a posto, non ha recuperato al 100% purtroppo, ho qualche difficoltà a camminare"
"Ma ha fatto la domanda di invalidità?"
"No, con il 12% di invalidità non si può fare niente e non mi sembrerebbe nemmeno corretto"
"Ma deve fare l'aggravamento!"
L'aggravamento di tua sorella quella demente come te.
"Ma anche no! Mi manca solo l'aggravamento..."
"Ma nooooo, intendevo dire nel caso che..."
"Facciamo che resta così e va bene per tutti"
"Ad ogni modo un'invalidità è rimasta"
"Purtroppo sì.."
"Ma cos'e, invaliditá civile?"
No, sono invalida di guerra, ho messo il piede su una mina in Kossovo.

SEDERE COMPOSTI FA BENE AL CUORE

Le nonne  e le mamme una volta, quando l' uso dei pantaloni da parte delle donne era ancora un lontano pensiero,insistevano molto nel ripetere alle giovani di famiglia di sedere composte.
Composte voleva dire tenere le gambe chiuse indossando le gonne e questa cosa diventava sempre più essenziale man mano che gli orli si accorciavano nel tempo.
Ora pare che questa buona abitudine si sia persa con l'uso abituale di pantaloni, jeans, leggings, fuseaux e similari, così come si sono perse le mamme che lo insegnano e le nonne, anche se parlano,  restano inascoltate confuse col rumore del traffico.
Stasera in metrò una giovane e bella ragazza, con una leggera gonna corta in tessuto fiorato e scarpe tacco 12, è seduta a gambe larghe con la borsa sul grembo e smanetta col cellulare incurante di quello che accade di fronte a lei.
Nei posti di fronte sono seduti una donna con lo sguardo patetico da sopportazione, un uomo di circa sessant'anni che suda copiosamente nonostante l'aria condizionata e una ragazzina che smanetta sullo smartphone.
L'uomo,  seduto esattamente di fronte, ad ogni movimento delle gambe sussulta come se sul sedile ci fosse la corrente, dopo qualche fermata, infila due dita nel colletto della camicia che stringe la giugulare come un cappio, cerca di fare l'indifferente ma lo vedo un po' 'rigido' e scattoso nei movimenti, quasi avesse dei tic nervosi.
Forse gli slip della ragazza non sono di un colore adatto alla mise e questo lo disturba.
La ragazza completamente assorta nei suoi fatti, incrocia le gambe all'altezza delle caviglie lasciando andare le ginocchia verso l'esterno.
Per me ha completamente dimenticato di indossare una gonna e l'uomo di fronte è ormai paonazzo, fuma dalle orecchie e io sento già il sibilo del defibrillatore che carica in attesa dell'arresto cardiaco.
Ad una fermata prima del capolinea la ragazza scende e il tale la segue con gli occhi e prosegue il viaggio fino all'ultima fermata.
"Il treno ha finito la corsa, si prega di scendere" e tutti ci incamminiamo verso l'uscita.
Adesso ho capito perchè il tale non stava fermo da seduto, deve avere dei problemi ortopedici che non gli permettono di stare seduto bene perchè cammina come se avesse la testa del femore rigida nell'incavo dell'anca

CIOÈ DEL TIPO CHE?

Pezzo di conversazione sul pullman tra due ragazze che stanno andando a scuola, una parla e l'altra ascolta:
"...quindi secondo me cioè, in realtà funziona così anche da me, cioè a prescindere dal fatto che in realtà cioè si fa i fatti suoi, è fighissimo perché si fa rispettare, del tipo che lo riconoscono come insegnante, cioè se si arrabbia si arrabbia ma è non lo so, come se devi andare in bagno e ti dice vai"
Cioè del tipo che gli altri insegnanti ti fanno pisciare addosso?

mercoledì 10 maggio 2017

I GATTI BIANCHI SONO SORDI

Sull' autobus diretto in centro ci sono una mamma con la sua bambina di circa tre/quattro anni che parlano di tutto quello che si vede fuori dal finestrino, come amano fare tutti i bambini piccoli.
La bambina è a dir poco stupenda, come se ne vedono poche: capelli biondi dorati, occhi azzurri chiarissimi e la pelle bianca quasi trasparente da tanto è chiara.
Vivace e curiosa di tutto pone alla mamma mille domande e tiene viva la conversazione cinguettando con la vocina garrula che solo i bambini riescono ad avere, è un piacere ascoltarla tanto quanto guardarla.
Ad un certo punto si avvicina una signora che conta le albe ormai da tanto e con la dolcezza di una nonnina si rivolge alla mamma della bimba con un sorriso e dice:
"La sua bambina è stupenda, è davvero bellissima, ma ci sente bene?"
La mamma rimane un attimo spaesata e risponde con gentilezza cercando di ricambiare la cortesia dei modi: " si certo, ci sente...."
Ma sul viso le si legge un grosso punto di domanda per la situazione un po' insolita.
E nel silenzio irreale creatosi intorno a loro, la gentile vecchina cala la briscola esclamando:
"Sa, i gatti bianchi con gli occhi azzurri sono sordi"
E nella mia testa partono un turbinio di pensieri, spero che diventando anziana non mi escano cose così assurde dalla bocca oltre alla dentiera, ma diventiamo tutti così dopo una certa età, cosa succede nella testa di una persona dai natali ripetuti, chissà se la bambina nel latte al mattino mette i croccantini alla carne o al pesce...e siamo arrivati al capolinea, in tutti i sensi.

giovedì 13 aprile 2017

LA MESSA È FINITA

Dall'altoparlante interno al treno il conducente avvisa:
"Il metrò termina la corsa a Villa San Giovanni, i passeggeri sono pregati di scendere, a breve seguirà un altro convoglio"
Dopo i secondi di smarrimento, perché a Villa San Giovanni finisce il mondo e poi da lì dov'è che vado, la marmaglia rinvenuta dagli interni dei propri telefoni, rientra nel personaggio del pendolare seccato di tutto quello che esce dai "binari" della quotidianità, e sbuffando inizia a sgranare rosari di improperi lunghi come il giro d'Italia.
Arrivati al capolinea la transumanza di armenti si avvia verso l'uscita.
Davanti a me c'è un uomo sulla trentina che parla al telefono, tenendo l'apparecchio con un mano mentre con l'altra tiene un sacchetto con dentro un pollo arrosto che fa oscillare avanti e indietro con ampi gesti, come fosse un turibolo maneggiato da un chierico a Mess'alta.
Schiavata l'incensata ai tornelli mi prendo in pieno stomaco la benedizione dell' Angelus sulla scala mobile, con volo della colomba, arrosto, compresa.
E anche questa giornata è finita, possiamo andare in pace.

PELO COMODO...PELO COLOLE

C'è un negozio a Milano che vende abbigliamento, gestito da cinesi, dove a volte trovo delle cose carine diverse dal solito genere.
La cosa anomala rispetto alla maggioranza dell'etnia cinese, solitamente riservata e taciturna, è il gestore starnazzante e inarrestabile.
Appena metti piede nel negozio, inizia con la sua cantilena asfissiante: "Ciao...tu celca pela maglia? Qui maglia pel te....pel colole...pela comoda...glande...pelo cotone...flesco...."
A nulla serve dire che sto solo guardando, lui seguita imperterrito: "vuoi maglia pel te? ....questa pelo...gualda colole...pelo comodo...taglia glande"
E te lo taglierei sì!
Che mi stai ricamando la minchia a punto festone da dieci minuti...e molla un po'!
Tutte le volte che passo, esco per disperazione e mi riprometto di non tornarci più e poi puntualmente ci torno.
Ho provato ad entrare in silenzio e infilarmi subito dietro allo stand dei pigiami per sgattaiolare strisciando sui gomiti fino alle magliette, ma sto involtino primavere sbuca da dietro lo stand dei pantaloni e con una maglia rosa in mano attacca la tiritera: "maglia pel te...pelo colore...cotone flesco...comoda..."
Ma pezzo di germoglio di bambù, sono tutta vestita di nero, l'unica cosa colorata sono gli occhi e tu mi proponi una maglia rosa, ma ti sembro Cipollini al giro d'Italia?
Esasperata dall' invadenza asiatica sto per andarmene quando arriva la salvezza insperata, entra una signora che chiede se vendono cuffie da bagno e Ciuenlai si distrae: "Sì, cuffia da bagno...quelo collidoio...in fondo..." la signora si avvia  tentennando perchè non vede quello che cerca e va oltre, troppo in fondo.
Ma il negoziante non la segue, resta fermo in mezzo al negozio e vedendo che la signora è troppo in fondo, inizia a  ad urlare: "no lì...no lì...tloppo lontano....tloppo in fondo....tonale indietlo...tonale...tonale...tonale!!"
O pezzo di muraglia, invece di urlare come un pavone isterico, prova ad andare a darle una mano da vicino, che se aspetti ancora un po' invece che Tonale la signora arriva in via Stelvio.

martedì 11 aprile 2017

SCRITTO COSÌ, CHE RAFFORZA IL CONCETTO

Conversazione telefonica sul metrò, una ragazza parla con un'amica:
"Al momento mi sembra che le cose siano tranquille....no no, non che sta benissimo ma intanto va meglio....credo comunque che alla lunga sarebbe stato peggio ma non poteva nemmeno pretendere di scalare gli alberi, ci vuole il suo tempo e soprattutto pazienza....ma và....è arrivata al punto di dirle che c'era bisogno di dare una sistemata....adesso questa povera crista dice una cosa e dopo due secondi dice l'opposto, è che tutti abbiamo i nostri problemi....questo non te l'avevo detto...ogni cosa si presta ad essere cucita addosso sia da chi parla che da chi ascolta...eh, questo 2016 è stato proprio gestito male"
No cara, non è stato gestito male, è stato proprio un anno dimmerda.
Scritto così, che rafforza l'idea di roba consistente che ti si spalma addosso.

HA ROTTO LE UOVA NEL PANIERE

Conversazione tra un ragazzo e una ragazza che si conoscono da poco, le solite domande che si fanno agli inizi di una conoscenza e tra queste la ragazza chiede:
"Hai degli hobby, degli interessi particolari?"
Lui con molto entusiasmo risponde:
"Sì, mi piace molto cucinare, da sfogo alla mia creatività"
Lei sorride e, felice di aver trovato un argomento di conversazione, ribatte:
"Interessante, qual'è il tuo piatto forte, in cosa ti piace cimentarti, nei primi, secondi di carne, dolci?"
Lui risponde rapido come chi sa il fatto suo:
"Le uova sode!"
Epperò, a Cracco je famo 'na pippa, in cucina, nel bagno e pure nel living.

IL MONDO È FATTO A SCALE, C'È CHI SCENDE E C'È CHI SALE


Sul treno del ritorno la folla un po' si accalca e quando arriva alla fermata dove salgo io, ci sono esseri sparsi in maniera poco consona.
Si sale come armenti e ci si infila negli spazi disponibili come la carne filosa in mezzo ai denti.
Devo fare una fermata sola ma cerco di non mettermi in mezzo ai piedi ostacolando la salita degli ovini dietro di me.
Siamo quasi tutti sistemati tranne un signore che, occupato a guardare il suo telefono, decide di mettersi sui gradini che portano al piano di sopra della carrozza.
Sempre con il capo chino sul telefono inizia a salire, al terzo scalino sbaglia ad appoggiare il piede e  trabam!!... cade rumorosamente in ginocchio annaspando alla ricerca di un corrimano a cui aggrapparsi, che ovviamente non trova.
Si rialza rapido e prosegue la salita fingendo di volersi accomodare al piano superiore.
Nel frattempo il treno parte, circa a metà percorso tra una fermata e l'altra, rallenta un po' in galleria fino a fermarsi qualche secondo.
La signora dietro di me chiede: "Scende?"
"Mi giro, la guardo e con un sorriso rispondo: "Si signora, appena aprono le porte".
Il treno riparte e le persone si preparano per scendere alla prossima fermata.
Quasi in stazione, mi sposto in avanti verso la porta lasciandomi alle spalle le scale.
Il treno si ferma e un attimo prima dell'apertura delle porte si sente un rumore sordo, insaccato, come di bufalo alla carica, mi giro e dalle scale sta scivolando lo stesso individuo che era caduto salendo.
Gesticolando in modo scomposto con le braccia come se stesse facendo una vasca a dorso, si rialza affannato e paonazzo in volto, e guadagnando la porta a razzo andrà a cadere altrove.
Meno male che sei sceso solo dopo una fermata, che se dovevi arrivare a Treviglio ti avrebbero trovato al capolinea disarticolato come un Cicciobello in pattumiera

PULÈ PINITO

Io e la lingua filippina abbiamo dei grossi problemi, più io che lei. Quando sento parlare in quell idioma mi sale una furia senza spiegazioni. Mi irrita, picchierei chi la sta parlando. Non ne conosco il motivo ma non posso farci niente. Quando li sento parlare in italiano invece mi ribalto dal ridere. Nel loro alfabeto non hanno la lettera F, quindi non la sanno pronunciare. Cosa curiosa, visto il nome della nazione da cui provengono. Al posto della F, pronunciano la P. Parpalle, pinito, preddo, pinchè, e via a sto modo. Il momento più esilarante è stato, quando ordinando al ristorante un piatto di 'farfalle ai piselli', mi sono sentita rispondere da un cameriere filippino:"parpalle piselli piniti c'è patate al porno". Nella manciata di secondi tra il realizzare cosa mi aveva detto il cameriere e quello che avrei dovuto prendere in alternativa, nella mia testa c'è stata un festival di piselli, patate e parpalle da far invidia a Youporn. Mi ero giusto chiesta il motivo per cui un ristorante avesse pesanti tendoni scuri e le pareti rosse.

OGGI IL PIRLA SONO IO

Visita di controllo dall'oculista dopo l'intervento di febbraio.
Va tutto bene, la vista da lontano è rimasta uguale e anche quella da vicino non ha subito danni, il medico è soddisfatto dell'esito e stupito che dopo un mese e mezzo si sia riassorbito tutto l'edema e non siano rimasti segni della trombosi retinica.
Io sono una raffica di domande, 
come sempre, devo sapere, devo capire, ma ormai, dopo quasi un anno, il dottore ha capito come sono e gentilissimo risponde a tutte le mie richieste con grande professionalitá e comprensione.
All' ultima mia richiesta di dare una controllata agli occhiali di lettura mi risponde con il suo sorriso divertito e affettuoso: "E mi dia gli occhiali che li guardiamo.."
Ravano nella borsa e gli porgo la custodia degli occhiali allungando la mia mano verso la sua,  vedo che lui non ritrae la sua e ride, guardo quello che gli sto porgendo e vedo che è la scatola con dentro il bastone dei selfie.
Prossima visita psichiatria, oggi il pirla sono io.

martedì 7 marzo 2017

GLANDE GLANDE GLANDE... COME TE SEI GLANDE SOLAMENTE TU


Sto cercando un lenzuolo verde, senza angoli matrimoniale.

In pausa pranzo vado dai cinesi vicino all’ufficio e il lenzuolo che cerco non c'è, c'è solo per letto singolo mentre io lo cerco per quello matrimoniale, penso che possano essercene in magazzino e provo a chiedere ad un commesso,

Mi avvicino ad un Chuenlai del negozio e formulo la mia richiesta nell' italiano più assurdo che possa mettere in piedi cercando di farmi capire, ma questo non capisce niente.

Ripeto, stavolta aggiungo un nutrito numero di gesti al sonoro, ma questo seguita a non capire.
Nel frattempo atterra un aereo in piazzale Susa, attraversa corso Indipendenza un gregge di pecore, chiudono la tangenziale est perché si è capovolto un camion di maiali ed esonda il Lambro per i Monsoni in India, ma Ciao Fiulin continua a non capire e si stizzisce battendo un piede a terra per sottolineare che dei due il deficiente non è lui.

Scorre una manciata di interminabili secondi in cui dentro di me sento un gong, il rumore della catena dei nunchaku, la mamma di Bruce Lee che esce di casa urlando con le mani nei capelli e vedo il collega Cesare che piange, dice sempre che un giorno mi troverà morta nel magazzino del negozio perché a litigare con i cinesi è pericoloso.

Percepisco il solletico dell' embolo che arriva al cervello.
Il cinesino di Bimbo Mix mi guarda e, accompagnando la frase con un gesto disperato delle braccia, dice "No va bene questo, devi plendele più glande!!"
Devo plendele più glande....

 

EH QUANDO C'ERA LUI!!!


Seduta comodamente sul metrò, una signora intesse una conversione informatica con un’amica:

"Eh, se non ti compri il 5 non funziona più niente. Sono degli incapaci, hanno fatto degli aggiornamenti che non funzionano, se c'era ancora lui, Jobs, non sarebbe così.

Avrebbe funzionato ancora tutto col primo"

 EH SIGNORA MIA, LI CHIAMI PIRLA, LO CHIAMI MARKETING, LO CHIAMI COME VUOLE MA GLIELO HANNO INFILATO IN BORSETTA E SENZA CUSTODIA.

QUELLE VIE DI MEZZO...


Sulla 61, telefonata di lavoro tra due uomini.
"Buonasera Alberto... certo....te lo sto dicendo...mandala nella mia mail...e sì... te lo dico adesso perché quando te lo dovevo dire, a mezzanotte?

Ma no, ma figurati, non è una cosa difficile, solo che non resta su tanto, sta lì in quel modo del cavolo, quella via di mezzo che non dice niente, quell'indecisione che un po' fa sperare e un po' fa venire i nervi.... ma sì me la dà, non è quello il problema sono anni che me la dà, ma tutte le volte la devo chiedere, mi secca chiedere sempre, non lo sapesse che mi serve...e poi non ha senso farlo a mano quando ci sono a disposizione attrezzature preposte all'uso!

Adesso vado in centro, aspetto la signora e poi vediamo.

Ok, sì, sì ci vediamo domani.

Manda la mail che sennò non faccio in tempo, ciao.. buona serata"

MA CHE LAVORO FA QUESTO???

TUTTO IL MONDO E' PAESE


Un tale sta parlando nel suo dialetto urlando, che riesco comunque a capire, e sta dando dei cani malati ai settentrionali perché sostiene che gli immigrati siano stati abituati male 'qua sopra'.
Insulta una signora che lo la urtato involontariamente passando nel corridoio stretto dell'autobus e a chiunque gli passi davanti urla che se non sta attento a come cammina 'ci fa a fazza tanta'.
La fidanzata, conterranea, in italiano si imbarazza e in dialetto gli da ragione.
Ho capito che sono solo sei mesi che sei qua, ma pensi che siamo ancora ai tempi di Totò e Peppino, che noi cani malati non capiamo come parlate?
Su una cosa però ti do ragione, vi abbiamo abituato male, da subito.
Se tu ora nel tuo dialetto stai dicendo che bisogna sparare sui barconi e qua li trattiamo troppo bene, io dovrei dire che i miei nonni avrebbero dovuto piombare i vagoni dei treni in Centrale appena arrivati al binario.
Ma va a dà vi el cü bigul!

L’IMPORTANTE E’ CAPIRSI.


Scala mobile rotta a San Babila. Faccio passare la ressa per non intralciare e inizio a salire le scale un po' lenta.
Davanti ho una signora con un trolley che finito di salire si ferma proprio in cima alla rampa e mi blocca due gradini indietro. Io mi fermo e aspetto che lei si muova. Questa si gira verso di me e mi guarda con lo sguardo torvo e interrogativo.
"Ho un problema a un piede signora, per quello sono ferma dietro di lei, aspetto che faccia un passo avanti per finire la rampa, non riesco a passarle davanti sulle scale"
La gentile signora incartapecorisce la faccia e in tono brusco mi risponde: "anche io!! Ieri sono caduta"
"Signora, non le sto dicendo niente, le ho solo spiegato il motivo per cui sono ferma troppo vicino a lei"
"Non è l'unica ad avere problemi"
"Lo vedo signora, ma se fa un passo avanti io finisco la rampa e mi levo dalla scala, non sono tranquilla qui"
"Non vede che sto sistemando la borsa?"
"Signora le sto solo chiedendo di farmi andare via dalle scale perché ho un piede poco affidabile sulle scale"
"Sì ma anche io, ho preso una storta ieri!"
"Signora, perché dobbiamo fare questa discussione sulle scale? Lei ha preso una storta e io il piede me lo sono rotto, ora che ci siamo scambiate le cartelle cliniche lo fa un passo avanti per favore?"
Sempre più indispettita la signora si sposta e si avvia ai tornelli di uscita. Io finalmente mi allontano dalla scala e mi avvio a mia volta all'uscita.
La signora, non paga del discorso appena finito, esce dal tornello, mi taglia la strada col trolley, si gira e mi dice: "comunque la capisco!"
E se non mi avesse capita cosa avrebbe fatto, mi avrebbe spinta direttamente giù dalle scale?

lunedì 27 febbraio 2017

IL LANCIO


Dopo due mesi e mezzo di assenza torno al lavoro e nella pausa pranzo vado nel solito supermercato per prendere qualcosa da mangiare.
Finita la piccola spesa arrivo alla cassa e il solito ragazzo quando mi vede, notando la stampell,a mi chiede:
"E mo' che ti sei fatta?".
Mo' cosa, non è che mi faccio male un giorno sì e uno no.
"Mi sono rotta un piede", gli rispondo e lui:
"E come hai fatto?"
"Ho fatto un lancio col paracadute e quando sono atterrata non ho chiuso bene le gambe"
Lui mi guarda e accompagnando la frase con un ampio gesto della mano a sottolineare che "per forza!!" dice:
"E certo! Che se tibbutti gol paracadute il biede te lo rompi sicuro, ma non avevi qualcos'altro da fare?"
Lo guardo al solito modo, senza espressione e poi gli dico che sono caduta dalle scale e lui, con la saggezza di sempre mi risponde:
"Devi stare attenta che le scale sono pericolose"
Anche io sono pericolosa con questa stampella, ma devo stare ferma, per tua fortuna

PER L’ASSISTENZA ALLA CLIENTELA DIGITARE 61626…PIRLA.


All'entrata del metrò a San Babila all’ora di punta un figuro con indosso il gilet dell'azienda dei trasporti con scritto bene in vista "ASSISTENZA ALLA CLIENTELA", sta facendo una pausa fumando una sigaretta.
È fermo davanti alla rampa della scala sul marciapiede, in mezzo alle balle della gente che deve salire e scendere.
Cerco di capire se ha capito che lì non è intelligente come posto, ma il tale non accenna a spostarsi.
Mi accingo ad impegnare la scala in discesa senza potermi attaccare al corrimano pensando che dopo i primi tre gradini posso attaccarmi per il resto della discesa, lasciandomi alle spalle il Nobel per la tempistica.
Nello stesso momento in cui metto il piede sifolo sul primo gradino, il pisquano nel seguente ordine:
- tira l'ultima boccata della sigaretta riempiendosi i polmoni come se gli Inca avessero predetto che domani non ci sarà più il mondo.
-alza la mano per buttare il mozzicone oltre il muretto e mi tira una manata sulla spalla che mi fa gelare il sangue, compreso quello che mi hanno prelevato stamattina.
-butta fuori il fumo aspirato in precedenza e lo butta in faccia a me che inizio a tossire
- decide di tornare sotto al mezzanino e inizia a scendere le scale dallo stesso gradino in cui mi trovo io guardandosi indietro e prendendomi in pieno.
ASCOLTA ASSISTENTE IPOSENZIENTE, ASSISTILA UN PO' MENO LA CLIENTELA CHE COSÌ I MEZZI SI SVUOTANO E PERDI IL LAVORO.

ARIEGGIARE IL LOCALE PRIMA DI SOGGIORNARE DI NUOVO LA MENTE


Nel negozio di saponi dove mi reco spesso trovo una signora di età un po’ in là ma non troppo, che vaga tra le corsie un po’ smarrita.
Ad un certo punto incrocia il mio sguardo e con ‘nonchalanche’ dice:
"Ma dove saranno gli insetticidi?"
Le indico lo scaffale pieno di spray, polveri, scatole, pastiglie e fogli adesivi.
Mi ringrazia e mentre sto x allontanarmi facendo la 'vaga' dice:
"Sa, ho una pianta di edera sul balcone che è diventata enorme e da quando ce ‘l ho arrivano le formiche"
"Capisco signora, del resto si sa, se ci sono le piante, ci sono anche le bestiole" e cerco di guadagnare la distanza.
Lei di nuovo incalza:
“Ho detto a mio marito che se non trovo qualcosa che le manda via, butto la pianta"
"Ma no signora, cerchi bene e vedrà che troverà qualcosa che farà al caso suo"
"Ma sa, signorina...ho una nipotina di nove mesi che comincia a gattonare non vorrei che..."
A quelle parole mi scatta l’ istinto del "non lo so che cosa" e le consiglio le scatolette di plastica sigillate con l insetticida chiuso dentro da mettere agli angoli delle finestre sui percorsi delle formiche.
Le dico che sono a prova di bambino e animale, che non lasciano in giro niente, che non hanno odore e bla bla bla, e anche se la nipotina dovesse toccarle non rischia niente.
Quella mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite ed esclama:
“Ah no no!!! Io uso lo spray e poi chiudo la porta".
E certo signora, mi ha scamazzato tre quarti di minchia con il problema della bambina e poi spruzzi un veleno che si deposita sul pavimento dove la bambina gattona e tira su tutto.
Ecco, chiuda la porta che poi quando la apre se la trova a pancia in su come il baccherozzo.
 

LO SHOPPING CONVULSIVO


Io ho la sindrome da shopping convulsivo, nel senso che mi piace fare shopping ma non in mezzo alla ressa sennò mi vengono le convulsioni.

Oggi ho sbagliato orario E mi sono trovata in mezzo alle impiegate che prima di tornare a casa fanno un "salto a vedere" cosa è rimasto negli ultimi giorni di saldi.

Infinite file di 'ometti' con appesi chili di fufa, ma se ravani bene qualcosina di buono salta fuori.

Signora alta, snella, che se la tira come la Big Babol alla panna e fragola masticata da un'ora, indossa un cappottino smilzo blu cobalto con coniglio morto ai polsini e passa in rassegna i capi facendoli scorrere sulla barra di acciaio, alla velocità di 180 battute al minuto.

Alla terza camicetta che mi arriva addosso mi giro e le dico: "mi scusi, guardi che alla fine dello stand non c'è il fermo e le cose cadono".

Questa si gira con aria di sufficienza, mi guarda e risponde:"e sono stata io?"
Non lo so, vedi un po te!

Siamo qua in due, una sono io con un maglione in testa e l'altra sei tu che stai scavando nei vestiti come il gatto nella lettiera dopo che ha fatto la cacca.

LA CAVIA URBANA


Signora a senso unico alla cassa in un negozio cinese.
La cassiera alla fine del conto dice: "Tledici e qualanta"
La signora risponde: "Mi può lasciare le stampelle?"
Non che la signora fosse in difficoltà deambulatoria e la cassiera le volesse portare via il sostegno, voleva solamente che le lasciasse la gruccia dove erano appesi i pantaloni che aveva comprato.
La cassiera impassibile, con la faccia da muraglia cinese risponde: "No capisce"
E la signora: "Mi lasci le stampelle?"
"No capisce"
"Mi lasci le stampelle?"
"No capisce"
E seguitano così per un bel cinque minuti, tra gli sbuffi della signora che cerca approvazione dal resto delle persone in coda e la cassiera che non si muove nemmeno di un centimetro dalla sua rigidità cervicale.
Non se ne esce da sta cosa, la signora sembra un topo da laboratorio che non capisce che davanti ha il vetro della scatola e non lo può tirare giù a testate, la cassiera è una statua dell'esercito di terracotta dell'imperatore Qin a Xian di Lington, e per la coda che si è formata alle casse, è arrivato l'esercito che guarda nelle borse e un tale che vende dei biglietti d'ingresso per San Pietro.
Faccio un passo avanti e indicando l'appendino dei pantaloni alla cassiera dico: "Chiede se lo può tenere" la cassiera senza battere ciglio risponde: "No"
La signora mi guarda ed esclama: "E ci voleva tanto?!"
Esimia testa di cavia, se vedi che una persona non capisce quello che stai dicendo dopo la quinta volta che glielo dici nella stessa identica maniera, non ti sfiora il pensiero che forse devi cambiare il modo di formulare la frase cambiando i vocaboli?
Si vede che oggi ti hanno spostato il pulsante e rimanere senza formaggio rende nervosi.

venerdì 24 febbraio 2017

DANTE IL SOMMO ULIVETO


In fila alla cassa del piccolo supermercato vicino all'ufficio, in pausa pranzo ho davanti a me una signora di antica genealogia che mi guarda e dice:
"Chiudono per un mese lo sa?"
"Cosa chiudono?"
Indicando con il gesto della mano il ragazzo alla cassa come se fosse la cosa più naturale del mondo,esclama:
"Loro!"
Rispondo abbozzando un sorriso:
"No non lo sapevo ma qualcosa lo avevo intuito, gli scaffali semi vuoti di venerdì pomeriggio non sono normali"
Il cassiere continua a passare la merce sul lettore mentre la signora non si cura di metterla nei sacchetti e seguita a parlare.
"Chiudono perchè ristrutturano"
Sì signora, è la terza volta in 14 anni che sento questa cosa e poi non si vede più nessuno per infiniti mesi.
"E adesso come si fa?"
Prosegue la conversazione e la spesa si accumula a fondo cassa, è diventata la muraglia cinese con l'ode al pomodoro come colonna sonora.
"C'è il Carrefour signora"
"E dov'è?"
"Uno in fondo alla via, attraversato il viale, e uno in Piazzale Susa".
La signora paga il conto e inizia a mettere gli articoli nel sacchetto con la velocità di un bradipo sedato col Tavor.
Il ragazzo della cassa mi guarda costernato e inizia a battere la mia spesa, non sapendo dove metterla mi passa una cosa alla volta da sopra al divisorio di plastica.
La signora, distratta un attimo dalla spesa, torna al suo ragionamento:
"E ma qui ci sono cose sfiziose..."
"Le cose sfiziose le trova ovunque, bisogna solo fare attenzione un po' a cosa si compra e prendere solo cose provenienti dall'Italia"
"E perchè?"
"Come perchè signora, comprando cose prodotte all'estero si affossa l'economia locale!"
"Ma al Carrefour la verdura è tutta dell'estero"
Allora vecchia megera scassabroccoli, il Carrefour lo sai dov'è.
Nella speranza di farle venir voglia di andarsene incalzo:
"Presti attenzione anche all'olio di oliva, non è semplice trovare quello italiano"
"Ma no, quello è tutto italiano"
"No signora, deve leggere sull'etichetta che non ci sia scritto 'prodotto con olive della comunità europea' che sono greche e spagnole"
"Ah no, io uso olio toscano!!"
"Mi dica dove lo prende che interessa anche me"
"Eh, l'olio Dante!"
Certo, si chiama Dante come il sommo poeta, quindi di toscano, l'olio Sasso lo fanno a Matera e quello di palma in piazza del Duomo.

STRIKE!


Prende la rincorsa aiutata dalla velocità del treno per accaparrarsi un posto a sedere. La logica vorrebbe che mirasse al posto più vicino, ma la signora in questione, carica di borse come uno sherpa tibetano, parte a razzo oscillando malsalda sulle gambe, e sbattendo come una pallina del flipper, verso uno degli ultimi della carrozza del metrò. Con uno sforzo sovraumano risale la carrozza, stavolta contrastando la forza contraria del treno in frenata, suda come un salmone che risale la corrente nel periodo della deposizione delle uova. Ce la farà senza morire, il lieve tocco sul pedale del freno le da la spinta necessaria per travolgere una decina di passeggeri, che la vita beffarda, ha messo sul suo cammino, Strike!!!! Esausta crolla sul sedile del posto che le ha permesso di vivere il suo sogno in questa manciata di secondi. SIGNORA MIA, IL VAJONT A CONFRONTO, ERA LA PIOGGERELLINA DI MARZO CHE BATTE ARGENTINA SUI TEGOLI VECCHI DEI TETTI.

LA FIBRA NON SEMPRE FA ANDARE VELOCI.


In farmacia una signora sta acquistando un integratore naturale di fibra, quelli che servono per espletare le funzioni corporali maggiori con minor impegno e massima resa.
Questo integratore prezioso, in questo periodo è in offerta, 9.90 euro invece dei normali 12.
Il farmacista, giovane e alle prime armi, prende la confezione e cerca di registrare il codice con il lettore ottico, ma codesto aggeggio del demonio non collabora, prova una seconda volta ma va buca anche questa.
La signora attende paziente e nel frattempo porge la tesserina della farmacia che da diritto ad uno sconto ulteriore del 10% sulla spesa.
Il farmacista posa l'integratore, prende la tesserina e la passa sul lettore, poi ripassa il codice dell'integratore ma questo non lo legge ancora, allora gli viene l'idea di prendere una confezione di quello a prezzo pieno, passa il codice e "miracolo!!" lo legge, ma lo legge a 12 euro. Così non va bene. Il dottorino va nel retro del negozio e chiede lumi ad una collega più esperta che pronta risponde "non devi passare il codice del prezzo pieno ma quello della promozione"
"ma non lo legge" risponde pronto lui
"allora digitalo a mano"
Il dottorino riprende la confezione in offerta e inserisce il codice a mano, viene accettato e chiede alla signora i 9.90 del costo.
La signora lo guarda e dice: "ma settimana scorsa l'ho pagato di meno, c'era lo sconto della tessera"
"ah, l'ha pagato di meno? mi ridà la tessera gentilmente?"
Prende la tessera e la ripassa sotto al lettore, ridigita il codice a mano della confezione in promozione e lo sconto non viene calcolato.
Ritorna nel retro, richiama la collega che prontamente risolve anche questo problema: "lo sconto lo devi calcolare a mano, sui prodotti in promozione non lo calcola in automatico"
Il dottorino prende la calcolatrice.. 9.90 col 10%....@@##$## ...mmmm...eeh...si sentono gli ingranaggi del cervello incastrarsi e alla fine dice: "glielo calcolo a mente, sono 8 euro, perchè se aspettiamo la tecnologia..."
EH DOTTORE, NON ASPETTIAMO LA TECNOLOGIA CHE GLI SCONTI VANNO BENE COSI' MA NELL' ATTESA CI SIAMO CAGATI TUTTI ADDOSSO. QUELL' INTEGRATORE FUNZIONA.

ANDARE IN BAGNO, CHE ANSIA!

Un signore in farmacia sta parlando von una dottoressa molto gentile:
"a me servirebbe il Lexotan"
"ha la ricetta del medico?"
'No, non ce l'ho mai avuta, l'ho  sempre preso così, da solo"
"Allora forse non era il Lexotan..."
"No, era un nome simile, me lo sono ricordato finina ieri..."
Allora la dottoressa elenca quattro o cinque nomi di farmaci simili tra quelli più conosciuti.
"No no, nessuno di questi...me lo sono ricordato fino a ieri e adesso non c'è verso!"
"Comunque per tutti questi farmaci ci vuole sempre il parere del medico, non sono da babco"
"Me sì, per quello siamo daccordo"
La dottoressa cerca di capire meglio la situazione per vedere se può aiutarlo con qualcosa in vendita libera e chiede:
"Ma il suo problema esattamente qual'è, agitazione, ansia, insonnia...."
"Per quello sono abbastanza calmo, è che faccio fatica ad andare in bagno...non è che magari un po' di fibra fa qualcosa?"
"Indubbiamente la fibra aiuta ma il Lexotan non è un lassativo"
LA TARANTOLATA DELLE SUPPOSTE EFFERVESCENTI DOPO CHE HA CAGATO ESCE DAL CESSO CON ADDOSSO IL BALLO DI SAN VITO E TE VUOI UN CALMANTE PERCHÈ NON CAGHI.
PROPRIO VERO, "CENT CÜ CENT CRAP"

AL SUPER È SEMPRE FESTA!

Da quando hanno ristrutturato il punto vendita vicino a dove lavoro, fare la spesa ogni volta è una sorpresa.
La prima volta che sono entrata, mi sono sentita come una cavia da laborarorio alla quale hanno spostato il bottone da schiacciare per avere il formaggio.
Ho vagato per le corsie cercando di capire il criterio con cui l'architetto aveva sistemato le cose, un suo progiuetto che all'inizio può anche non piaciuere.
Esattamente come a me: non piaciueva.
La seconda volta che sono entrata qualcosa lo avevo capito, ma il criceto che ho in testa continuava a sbattere contro una parete del cranio e sono tornata a casa con due chili di pane e quattro carote viola, ma mi serviva tutt'altro.
La terza volta, ormai veterana del posto, ho incominciato a notare lo smarrimento degli altri mentre io riempivo con maestria il mio carrellino, facendo mentalmente il dito medio a tutti come nemmeno Mister Bean avrebbe osato fare.
Stasera me lo sono girata con calma, cercando tutto quello che mi serviva, come se fossi lì da sempre.
Davanti all'espositore dei formaggi mi trovo una signora che, cercando di arrivare al provolone, prima si sposta sulla destra e impedisce di spostarmi, io mi sposto a sinistra e lei fa la stessa cosa;  poi si sposta sulla destra e ripetiamo la stessa coda senza avanzare di un passo per tre quattro volte.
Io mi fermo, lei indietreggia, piega la testa indietro, fa un gesto ampio con la mano indicando la strada libera e mi dice: "scusi".
Le sorrido e mi allontano dal Bel Danubio blu a passo di Samba.
Proseguo il mio giro, davanti al contenitore della frutta secca c'è una donna di circa una quarantina d'anni, con una graziosa gonna di voile nera, a -1 gradi me la dovrebbe spiegare bene, che la tiene dall'orlo con grazia tra due dita sollevandola fino quasi alla vita, la gamba sinistra semiflessa dietro a quella destra e con una mano si regge al carrello al suo fianco.
Credo stesse provando l'ultimo pliè dello Schiaccianoci.
Da lontano sento il rumore della macchina per pulire i pavimenti che arriva, guidata da uno stoccafisso che prosegue il suo percorso senza la minima espressione sul volto, seguito da quattro/cinque persone che, bloccate in un collo di bottiglia creato dall'inserviente, danno vita al più triste trenino di Capodanno di sempre, in attesa di poter sorpassare come sull'autostrada del Sole ad agosto, liberandosi da quella processione in onore di San Marzano.
Arrivata alla cassa attendo il mio turno che viene annunciato danuna voce un po' metallica che esce da un monitor: "cassa numero...." quando è il tuo turno devi correre a prendere il fazzoletto tenuto dalla cassiera, se non fai in tempo, devi ricominciare il giro dall'entrata senza ritirare le 20.000 lire.

Un lunedì da gufoni

Con questo lunedì per me, inizia una settimana un po' complessa e oggi mi regalo la colazione al bar.
Entro nel solito 'barettino' vicino all'ufficio che, alle 8.30 è praticamente vuoto, ma oggi ci sono già tre persone.
Il geometra, una persona molto gentile che saluta tutti con un sorriso, il custode dello stabile vicino al bar e un tale esageratamente loquace per quell' ora del mattino.
Entro e saluto Anna, la proprietaria del bar e rispondo al saluto del geometra.
Il geomertra ordina un caffè e ne vuole offrire uno al tale che bofonchiando risponde:
"bsuf auf ub bnn esame del sangue..."
il geometra risponde:
"Ah beh allora se deve fare gli esami deve stare a digiuno, giustamente"
Nel frattempo Anna mi chiede:
"il solito cara?"
Le sorrido e rispondo di sì.
Il tale, che da ora chiamerò figuro, intanto ordina un cappuccio e il geometra chiede stupito:
"Ma non doveva fare gli esami del sangue?"
"Già gli ho fatti, stamatina presto"
Mentre apro l vetrinetta delle brioche alle spalle sento il figuro che dice al geometra:
"Sa, mi devo condrollare, ho avuto cinque infarti...."
E mi si blocca la mano che stava prendendo la brioche.
Si rivolge ad Anna e chiede:
"Ma le brioche a cioccolato cioccolato non c'è?"
Guardando la vetrinetta proprio davanti alle brioche al cioccolatato.
Il geometra incalza:
"Ma con cinque infarti mangia le brioche al cioccolato??"
"È il caffè che non posso prendere.."
Certo, però panetti di burro e cacao con grasso bovino liquido vanno benone.
Il figuro si avvicina al geometra e prosegue nel suo racconto:
"....tutto è iniziato l'estate scorsa che è morta mia mamma...."
Il geometra si irrigidisce un attimo e io  sposto la mano da sopra alcornetto alla crema a quello vuoto.
"....poco prima di Natale è morta anche mia sorella..."
Il geometra con nonchalance si ravana nelle mutande a mo' di scongiuro e beve rapido il suo caffè, io prendo il mio cappuccino e cerco di fare tutto il più velocemente possibile.
Il figuro seguita ad elencare le sue disgrazie:
"....e adesso anche mio cognato sta poco bene".
Il geometra paga il suo caffè con una mano tenendo l'altra sulle palle, io finisco la colazione chiedendo mentalmente asilo politico alle palle del geometra, che lesto esce salutando tutti.
Pago la mia colazione e a mia volta saluto, mentre sto per uscire sento il figuro dietro di me che esclama:
"Stia attenta al gradino, ancora che cade..." 
Terrorizzata scendo il gradino guardinga e mi precipito sul marciapiede cercando cercando le palle di qualcuno che passa di lì anche per caso

giovedì 2 febbraio 2017

lss

Io istituirei lo scappellotto sociale.
Per tutte quelle persone che si bloccano di colpo sulle scale e mentre camminano per leggere i messaggi sul cellulare, causando tamponamenti umani come sull'Autostrada del Sole ad agosto, per quelli che quando ti incrociano accellerano il passo per passare prima e tagliano la strada invece di passare dietro, per i ciclisti sul marciapiede, per quelli che si sentono sempre sul lungomare anche sotto al ponte della Ghisolfa e camminano lenti guardando chissà cosa, per gli indecisi, che camminano un po' a destra e un po' a sinistra, ti costringono a scartarli come Baggio ai mondiali del '94 e, se poi li centri, si incazzano pure.
Lo scappellotto parte silenzioso e atterra improvviso: PAM! 
E adesso dimmi qualcosa che ti salta anche il naso.