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giovedì 29 giugno 2017

I CANTIERI DI MILANO IN ESTATE

Milano in estate diventa luogo di mini cantieri sparsi ovunque, lavori per le condutture del gas, dell' acqua, delle fogne e via discorrendo.
Sono diventati ormai una tradizione, come il panettone a Natale.
L'asfalto più morbido diventa più lavorabile e le colate di catrame bollente, unite all'afa già tossica di suo, offrono buone possibilità di malattie polmonari più o meno invalidanti.
In periferia questi scavi vengono segnalati giusto quanto serve, in centro c'è una maggior cura nella cosa, per ridurre il rischio di perdersi un turista fagocitato dagli intestini della città della scrofa lanuta.
Corso Monforte, centro pieno, sul marciapiede lavori per le tubature del gas, scavo medio profondo, non ti ammazzi ma ti fai male bene se ci cadi.
Rete di plastica arancione morbida alta due metri che delimita il perimetro e cartelli che segnalano "PEDONI A DESTRA"
Inevitabile collo di bottiglia che costringeca camminare in fila indiana sulla strada per pochi metri.
Arriva il baldanzoso coglionide che, per evitare la coda, sorpassa la carovana migrante sulla sinistra, camminando su una striscia di asfalto di pochi centimetri che gli frana sotto i piedi in un nanosecondo.
Con uno scatto da bovino che slitta sul letame, si attacca alla rete di plastica che flettendo lo segue, annaspando come un tonno pirla gialla, da un colpo di reni e balza indietro guadagnando il marciapiede solido.
Con un sorriso tra il divertito e il "mi sono cagato nei pantaloni" si gira dalla mia parte ed esclama: "Minchia, stavo per cadere! Certo che tutti sti lavori in giro non rendono agevole camminare, cosa dovranno mai fare di cosi impellente da farli tutti insieme, non potevano aspettare qualche mese???"
È QUELLO CHE STAVO PENSANDO DI TUA MADRE, NON POTEVA ASPETTARE QUALCHE MESE PRIMA DI METTERTI AL MONDO? MAGARI NEL FRATTEMPO CI AVREBBE POTUTO ANCHE RIPENSARE.

LA SCUOLA È FINITA MA NON SI VÀ IN PACE

Le scuole sono finite ma il meglio è rimasto in circolazione, un po' come certe medicine che hanno un tempo lungo di smaltimento nel sangue e continuano a dar fastidio.
Calata  degli Unni dal treno in arrivo dalla Brianza, mille anni di pendolaresimo e sembra sempre che vengano giù con la piena.
Un giorno vorrei che mi spiegassero il motivo per cui si ammassano e corrono come armenti impazziti verso i treni del metrò che partono a tre minuti di distanza l'uno dall'altro.
Ogni giorno questi treni della speranza, portano esempi di riduzione mentale incredibili e oggi è toccato ad un ragazzotto universitario enunciare il teorema del cretino estivo.
In fila ai tornelli due amici si parlano a battute e ridono in attesa di timbrare il biglietto, è cosa nota che la fila dove siamo noi è sempre quella che non si muove e la regola vuole che in questi casi ci sia il rimbambito che si sente furbo e salta da una fila all' altra pensando di guadagnare tempo, ma in genere guadagna solo improperi.
Il nostro eroe giornaliero non è da meno, forte del fatto che nella fila a finco c'è il suo amico, si sente James Bond con licenza di 'vado di qua e vado di là, prima o poi devo timbrà'.
Il suo amico arriva al suo turno, timbra e passa il tornello, lui ha davanti ancora due persone ma rapido come una faina si sposta nella fila a fianco infilandosi davanti A ME, vedi un po' quanta fortuna stamattina questo giovanotto....
Inserisce il biglietto, convinto di aver timbrato parte al galoppo, il tornello è bloccato e le balle frantumate.
Anche se prettamente autunnale come gusto, oggi colazione con marmellata di maroni brianzoli.

I GRADI DELL' OTTUSANGOLO

Ci sono persone acute con cui è piacevole parlare, altre ottuse con cui è preferibile evitare e poi ci sono le persone scalene, dove i tre lati non sono congruenti e parlare con loro è come cercare di far attaccare la malta magra su un muro asciutto con un polso ingessato.
"ciao, oggi solo una cosa in consegna"
"bene"
"le solite due firme qui"
"certo"
"vai in ferie?"
"No"
"come mai?"
"Perché c'è la mietitura del grano"
 "in che senso?"
"nel senso che non vado in ferie"
 "ma perché hai un campo di grano?"
"Sì, uno di rose e uno di melograno"
"io invece due settimane me le faccio"
"secondo me dovresti farti almeno vent'anni"
"in che senso?"
 "A senso unico"
"io vado due settimane dalla ragazza"
"c'è anche qualcuno che ti ha caricato..."
"no. Stamattina il camion l'ho caricato io"
"allora sarai stanco"
 "Sì, per quello che mi faccio due settimane"
"forse vanno bene anche i lavori sociali"
"oggi faccio un po' fatica a capire" "giusto oggi..."

NON CI SONO PIU' I ROLEX DI UNA VOLTA


Sull'autobus alle 7.30 si parla tra  conoscenti.
"Sono andato dal dentista e mi ha fatto il 40% di sconto su un lavoro della madonna, siccome sono tesserato ad una piattaforma di un circuito assicurativo alternativo ho pensato 'cià che provo a sentire' e bam!, sconto del 40% senza nemmeno dirgli che ero tesserato, da 3400 euro a 2800, bel colpo"
"E sì, con quello che costa il dentista...."
Risponde l'altro.
"Domani trasferta a Brescia, devo chiudere un contrattone....giù da gara, giacca, cravatta e cappotto e bam!, ce lo portiamo a casa"
"Ma viaggi tanto per lavoro?"
"Nemmeno tanto, oh pensa che questo mese, senza nemmeno una sbatta, ho portato a casa due e nove, il mese prossimo con questo contrattone bam! tre e quattro sicuro"
Con espressione interessata come se stesse ascoltando il discorso del Presidente a Capodanno, l'amico esclama:
"Però..."
Il baüscia si guarda il polso e chiede al suo interlocutore:
"Ma che ore sono, le sette e mezza?"
Il tale risponde:
"Sette e trentotto..."
Muovendo il polso rapidamente dice:
"E figa il Rolex, se non lo muovi perde i minuti..."
Certo il Rolex  che se non lo muovi perde i minuti, un orologio per caricarsi basta che respiri, giargiana.
Siamo quasi al capolinea e il Zampetti della Stalingrado d'Italia si avvicina all'uscita salutando il compagno di viaggio:
"Scendo qui che al capolinea di solito ci sono i controllori, ci si vede, ciao"
Due e quattro senza sbatta e viaggi in pullman senza biglietto....sbam! un calcio nel culo e vedi come corre il Rolex.

MA CHE FREDDO FA....


Si è rotta la caldaia del palazzo ma nella sfiga meno male che ha reso l’anima al dio del gas in giugno, almeno una volta tanto non patisco più freddo del solito.

Nel mio palazzo l’impianto di riscaldamento all’ultimo piano non funziona bene, ho provato a cercare di farlo sistemare ma mi hanno detto che essendo un impianto vecchio, degli anni sessanta, non si può fare niente senza scoperchiare tutta la casa, sono tubi vecchi e qualsiasi intervento si cerchi di fare il rischio di farli cedere è più alto del benefici che potrei trarne se andasse tutto bene.

Anche io sono degli anni sessanta, ma meno male che quando mi sono rotta il piede non ho incontrato un ortopedico così disfattista, sennò a quest’ora sarei in metrò senza un piede, con stampella ascellare a chiedere un centesimo per latte alla bambina.

Il solito roccolo in portineria si cimenta in previsioni tecniche circa la sostituzione cercando di monetizzare il da farsi, come quando ci sono i mondiali tutti diventano Commissari Tecnici, quando si rompe qualcosa nel palazzo tutti diventano idraulici, termotecnici, fabbri, architetti, geometri ed elettricisti, abito nella sede distaccata del Cepu.

Tornando dal lavoro li incrocio e uno di loro mi ferma dicendomi:

“Ciao, si è rotta la caldaia, ho qui la convocazione dell’assemblea straordinaria, devi venire, mi raccomando, partecipa che dobbiamo decidere perché va cambiata”

Sì certo partecipo ma quando io vi dico che ho freddo con 17 gradi in casa a gennaio, non è che partecipate tanto numerosi a cercare di risolvere il problema.

Dite sempre che al terzo piano dovete stare con le finestre aperte perché tenendo la caldaia al massimo per avere tiepido noi al sesto, voi sudate e vi si gonfiano i piedi, a me al sesto si gonfiano le balle da 25 anni invece.

Oppure mi dite di comprarmi una stufetta elettrica per compensare, così oltre alle spese per il gas comune mi devo pagare anche quelle della corrente privata.

“Eh, capisco ma non si può fare diversamente”

Non si può fare diversamente perché non è casa tua.

“ Ma come fai a stare con 17 gradi?”

E me lo chiedi anche, ti darei le pedate nel culo a sta domanda.

Alla fine del bel discorso il tale ribadisce: “ Allora ci vediamo giovedì prossimo”

“Sì va bene, giovedì prossimo, tanto non mi cambia granché esserci o no,  a me il caldo non arriverà comunque e se è da aggiustare va aggiustata per forza anche senza di me”

“Ma no, è giusto che anche tu sia al corrente di quello che viene detto, sarà una spesa notevole da affrontare”

“ E cosa cambia se ci sono o no, se non porto i miei millesimi lasciano al freddo tutto il palazzo? Se così fosse non vengo apposta”

“Ma no era per dire…comunque la caldaia è rotta”

Cerco di uscire dal tono polemico che ha preso il dialogo facendo una battuta:

“Ecco perché sono due giorni che fa freschino…”

E il condomino serio con lo sguardo di un’anguilla in carpione mi risponde:

“Ma adesso la caldaia è spenta, è giugno….”

A te invece si è accesa una lampadina in testa con questa risposta.