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giovedì 29 giugno 2017

MA CHE FREDDO FA....


Si è rotta la caldaia del palazzo ma nella sfiga meno male che ha reso l’anima al dio del gas in giugno, almeno una volta tanto non patisco più freddo del solito.

Nel mio palazzo l’impianto di riscaldamento all’ultimo piano non funziona bene, ho provato a cercare di farlo sistemare ma mi hanno detto che essendo un impianto vecchio, degli anni sessanta, non si può fare niente senza scoperchiare tutta la casa, sono tubi vecchi e qualsiasi intervento si cerchi di fare il rischio di farli cedere è più alto del benefici che potrei trarne se andasse tutto bene.

Anche io sono degli anni sessanta, ma meno male che quando mi sono rotta il piede non ho incontrato un ortopedico così disfattista, sennò a quest’ora sarei in metrò senza un piede, con stampella ascellare a chiedere un centesimo per latte alla bambina.

Il solito roccolo in portineria si cimenta in previsioni tecniche circa la sostituzione cercando di monetizzare il da farsi, come quando ci sono i mondiali tutti diventano Commissari Tecnici, quando si rompe qualcosa nel palazzo tutti diventano idraulici, termotecnici, fabbri, architetti, geometri ed elettricisti, abito nella sede distaccata del Cepu.

Tornando dal lavoro li incrocio e uno di loro mi ferma dicendomi:

“Ciao, si è rotta la caldaia, ho qui la convocazione dell’assemblea straordinaria, devi venire, mi raccomando, partecipa che dobbiamo decidere perché va cambiata”

Sì certo partecipo ma quando io vi dico che ho freddo con 17 gradi in casa a gennaio, non è che partecipate tanto numerosi a cercare di risolvere il problema.

Dite sempre che al terzo piano dovete stare con le finestre aperte perché tenendo la caldaia al massimo per avere tiepido noi al sesto, voi sudate e vi si gonfiano i piedi, a me al sesto si gonfiano le balle da 25 anni invece.

Oppure mi dite di comprarmi una stufetta elettrica per compensare, così oltre alle spese per il gas comune mi devo pagare anche quelle della corrente privata.

“Eh, capisco ma non si può fare diversamente”

Non si può fare diversamente perché non è casa tua.

“ Ma come fai a stare con 17 gradi?”

E me lo chiedi anche, ti darei le pedate nel culo a sta domanda.

Alla fine del bel discorso il tale ribadisce: “ Allora ci vediamo giovedì prossimo”

“Sì va bene, giovedì prossimo, tanto non mi cambia granché esserci o no,  a me il caldo non arriverà comunque e se è da aggiustare va aggiustata per forza anche senza di me”

“Ma no, è giusto che anche tu sia al corrente di quello che viene detto, sarà una spesa notevole da affrontare”

“ E cosa cambia se ci sono o no, se non porto i miei millesimi lasciano al freddo tutto il palazzo? Se così fosse non vengo apposta”

“Ma no era per dire…comunque la caldaia è rotta”

Cerco di uscire dal tono polemico che ha preso il dialogo facendo una battuta:

“Ecco perché sono due giorni che fa freschino…”

E il condomino serio con lo sguardo di un’anguilla in carpione mi risponde:

“Ma adesso la caldaia è spenta, è giugno….”

A te invece si è accesa una lampadina in testa con questa risposta.

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