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lunedì 7 agosto 2017

APPUNTAMENTO

Conversazione telefonica sul metrò.
Un ragazzo parla ad un amico:
"Sì, andiamo in Darsena per una birra...aspetta, facciamo che ci sentiamo fra un'ora, un'oretta e mezza e ci mettiamo d'accordo sull' orario e dove ci troviamo...ti chiamo alle otto e mezza, dammi il tempo di fare una doccia e le mie cose..."
Devi fare la cacca 😂😂😂

FA CALDO ANCHE NELLE TESTE

L' acume di certe persone è disarmante.
33 gradi ma ventilati, si reggono bene, e questo ha la grande pensata di bagnare l'asfalto con la canna dell'acqua alle cinque e mezza del pomeriggio.
È venuto su dal marciapiede Belzebù in persona a dargli gli schiaffi in faccia.

MADÒ...FA CALDO!

L'acume di certe persone mi sconcerta.
Autobus al capolinea, motore spento e quindi aria condizionata spenta.
Stranamente, dalla parte dove il sole batte, ci sono le tende tirate, qualcuno di intelligente  in giro c'è ancora.
Mi siedo in uno di quei sedili liberi proprio di fianco alle tende tirate, l'autobus è caldo ma il sole non batte direttamente in faccia e i pochi minuti che mancano alla partenza si possono tranquillamente sopportare.
Sale un tale che, accasciandosi con un tonfo sonoro, si siede sul sedile dietro al mio dove c'è la tenda tirata, immediatamente sposta la tenda ed esclama: ” Figa che caldo!"
Figa che pirla!
Testa di una colata lavica,  le tende non erano tirate per fare atmosfera.

GATTEO/BRINDISI SCALO TECNICO DUBAI

Conversazione tra amici sull'autobus di prima mattina:
” dove vai in vacanza?”
” ma non lo so non ho ancora deciso perché c'ho sto problema dei genitori”
” non stanno bene? ”
” no è che uno è lì che boccheggia col diabete e la pressione...”
” ma sono a casa da soli?”
” no no, c'è mia sorella... vabbè che me ne frega oh che si arrangino loro, e te dove vai?”
” Eh, io quest'anno faccio 10 giorni a Gatteo a Mare con le mie bambine, poi prendo l'aereo e vado giù a Brindisi a trovare i miei genitori, spero di trovare un volo diretto perché mi scoccerebbe fare scali”
Certo, gatteo Mare - Brindisi scalo tecnico Dubai, con buona pace della Ferreri, Baby K e Bangkok.

IL PIAVE MORMORA ANCORA

Stamattina al capolinea del metrò c'è ordine, silenzio, si passano i tornelli timbrando i biglietti ordinati, soprattutto timbrando.
Non ci sono ambulanti che fanno mercato, non ci sono assembramenti di zingari in attesa della distrazione del personale per entrare a fiato d'oca.
Non ci sono giovanotti atletici pronti a saltare le barriere come se avessero bevuto un litro di olio Cuore.
Dovrebbe essere normale, dovrebbe essere sempre così perchè così è civile.
Timbriamo, entriamo, distratti come sempre, tanto i gesti sono automatici, si ripetono uguali ogni giorno, e imbocchiamo le scale che portano ai binari del treno.
Oggi però c'è qualcosa di diverso in quel silenzio, dopo il gabbiotto del mezzanino tutti rimaniamo sorpresi e giriamo due volte la testa, come pupazzi a batteria.
Oggi davanti ai tornelli c'è un alpino armato, col suo cappello con la lunga penna nera, impassibile agli sguardi di tutti, immobile.
Un alpino riesce a tenere ordine in una stazione complessa da gestire, sembra di essere in guerra, siamo tristemente in guerra, una guerra silenziosa.
2017, il Piave è una barriera di tornelli del metrò, a difenderlo sono sempre gli alpini e quando timbri il biglietto, nel silenzio strano della situazione, nella testa tutti stiamo cantando ..."non passa lo straniero..."
Ed è triste, come allora.

FERMAAAAAA A REDECESIOOOOOOO???

Al capolinea dell'autobus 73 un tale, mistrando.il biglietto, chiede all'autista:
"Scusi questo devo timbrarlo?
No, ci si gioca a muretto come con le figurine dei calciatori....
E prosegue chiedendo:
"Questa va a Redecesio di Segrate?"
"No, questa arriva a Linate, ma a Redecesio non arriva nemmeno l' altra, la 73 barrata arriva fino a Novegro"
"No no, mi sono sbagliato, devi andare a Novegro"
"Allora deve prendere la 73 barrata"
"Questa non ci arriva?"
E NO TESTA DI  PALETTA DEL RUFFO, SE TI HA DETTO DUE VOLTE 73 BARRATA VUOL DIRE CHE QUESTA NON VA BENE, NON È CHE SE GLIELO CHIEDI ANCORA PROLUNGA IL PERCORSO PER TE.

C'HO L'APP

In attesa alla fermata dell'autobus, dopo un po' che si prolunga l' attesa si creano i roccoli di lamenti.
Due signore teorizzano sul ritardo della 54:
"Ma è tanto che non passa, oggi c' è lo sciopero ma non doveva iniziare alle 18? Adesso sono le 17.15..."
"Ma c'è in vigore l'orario estivo..."
"Certo, l'orario estivo...non ci sono i ragazzi che vanno a scuola e diminuiscono le corse, ma quelli che devono andare al lavoro come fanno?"
"Ma quando inizia lo sciopero la gente la fanno scendere dove sono sono?"
"No, arrivano fino al capolinea"
"Ma proprio di arrivare niente..."
Con un fare un po' da baüscia, nella conversazione si inserisce un pisquanotto attempato con in mano il cellulare:
"Qui sulla app mi da 10 minuti di attesa"
"Oh mamma, ancora dieci minuti con questo caldo...
La conversazione gira sulla signora e sul signore della app.
"Adesso provo ad aggiornare...e no, sempre 10 minuti"
"Ma stasera che finisce alle 22, quanto ci mettono poi a tornare a girare?"
"Almeno una ventina di minuti, devono uscire dal deposito"
"Ma lei ne sa..."
Il signore gongolante sorride, lui c'ha l'app!
La signora sospira rassegnata e sventolandosi con un ventaglietto  esclama:
"Beh, meno male che a me mi viene a prendere mio figlio con la macchina"
SIGNORA, CI HA IMBASTITO LA MINCHIA A SORFILO PER UN QUARTO D'ORA E NON DEVE PRENDERE NEMMENO L'AUTOBUS.

OCCHIO NON VEDE....ANCORA

L'attesa dall'oculista termina e finalmente tocca a me, entro e saluto la dottoressa che senza nemmeno girarsi mi dice: "lei è qua per una pregressa trombosi retinica, ha notato dei peggioramenti?"
Sto per raccontarle cosa succede e vengo bloccata da un: "Sì sì ho letto ho letto, trombosi retinica all' occhio destro.. "
Mi viene freddo: "No dottoressa, al sinistro"
"Ma lei ha detto destro..."
"A dire il vero non ho nemmeno parlato"
"Va bene si sieda"
Non ci sono sedie, mi guardo in giro e vedo solo la poltrona per la visita, se non devo imitare Fantozzi con la poltrona invisibile, dovrò sedermi li.
La dottoressa si alza, mi mette un cartoncino davanti all' occhio destro: "Tenga lei...legga la prima riga, la seconda...va bene...sull'altro occhio...sposti lei...prima riga...seconda riga...bene...legga qui, le righe le vede dritte? sì? bene...con l'altro occhio...no? eh...capito capito...le metto le gocce, guardi in alto....prendo una garzina...tenga lei...aspetti"
Provo a cercare di dirle una cosa ma mi interrompe dicendo: "Aspetti che scrivo e poi mi dice tutto quello che vuole...ultima visita 26 giugno 2016?"
"No dottoressa, 27 giugno 2017"
"I fogli delle visite precedenti li deve mettere in ordine dal più recente...aspetti che non mi va il computer, la devo far aspettare fuori e intanto visitonun altro"
Dopo qualche minuto sento ina boce urlare: "La signora con le gocce negli occhi???"
Particolare raro in un reparto di oculistica, siamo quattro su cinque con gli occhi da Tarsio e ce la giochiamo ai dadi.
Entro nell' ambulatorio e senza nemmeno aver fatto un passo oltre la sglia, la dottoressa esclama:" Eh no, mi spiace ma non va ancora, devo riavviare, mi attenda ancora un attimo, faccio.un altra visita"
Torno fuori e aspetto, una decina di minuti e sento la voce della dottoressa:"La signora con gli occhiali neriiiiii..."
Ma stiamo giocando a 'Indovina chi'?
In quell'istante ci siamo resi conto tutti della mancanza di fantasia nello scegliere il colore delle montature.
Finalmente entro, faccio per sedermi e la dottoressa mi dice: "Mi va a chiamare un'infermiera?"
Se siamo su Candid Camera ditelo che firmo la liberatoria e la finiamo perchè sembra di essere al circo.
Arrivata l'infermiera mi siedo e mi fa la visita.
Attimo di silenzio e poi sommessamente dice: "E sì, c' è c'è..."
Preoccupata le chiedo cosa avesse trovato: "C'è un edema sulla retina
MA DAI, HO TEMUTO UNA CISTI OVARICA...TESTA DI PUPILLA DILATATA, SONO QUI PERCHÈ HO UN EDEMA ALLA RETINA, LO SO CHE C'È....MI DIA QUELLA CAZZO DI RICHIESTA CHE MI SERVE PER NEUROLOGIA E VA A CAGARE...TENGA LEI.

OCCHIO NON VEDE...

In attesa del mio turno dall'oculista mi soffermo a guardare i particolari del padiglione dell'ospedale che ospita gli ambulatori. È una costruzione che risale alla fine dell'800 primi 900 e certi particolari ancora lo ricordano.
Da una sensazione di vecchio, non antico, e quando mi trovo in questi posti mi viene sempre da immaginare a quando e quante persone hanno transitato per quei corridoi, a che malattie devono aver affrontato e ai rimedi del tempo con cui i medici hanno cercato di avere la meglio sulle patologie.
Riesco ad immaginare l'atmosfera prsante delle giornate passate lì dentro e le notti infinite, gli odori e i rumori, come se li avessi vissuti e mi sembra di attraversare una porta del tempo.
Porta che mi risveglia di colpo perchè chiusa di schianto dalla corrente d'aria: "Tranquilli signori, è solo una porta che sbatte, esclama un'infermiera", vedendo trasalire tutti come una ola da stadio.
Un tale seduto vicino a me bofonchia: "Fino a che non ci sono in mezzo le balle poco male"
Ero seduta vicino al duca di York e non lo sapevo.
Scorre ancora del tempo, il mio turno non arriva e un signore anziano seduto dall'altra parte della panca, accenna ad un colpo di tosse, poi un secondo, un terzo e parte un sibilo dai bronchi...e vedi che questo mi soffoca qui in oculistica e chissà se lo sanno rianimare.
Riavutosi dalla momentanea empasse respiratoria, prende il fazzoletto dalla tasca, lo appoggia alla bocca e prendendo la ricorsa col bronco tira un gaspero (ndr. scaracchio in dialetto milanese) da paura.
Io reggo poco queste cose già da lontano, questo è seduto di fianco a me...la situazione gli sfugge dalle mani nel senso letterale della cosa e con uno scatto da lepre corre in bagno, che grazie al cielo è la porta subito di fianco a lui. Una volta in bagno, lasciata la porta aperta, rende l'anima a Dio cantando lodi dal profondo del bronco, con buona pace degli astanti che devastati in viso dal ribrezzo, tirano un sospiro di sollievo come dopo aver mangiato una pastiglia Valda

IL BARONETTO

Stamattina dopo aver fatto colazione, esco dal bar e mi fermo un attimo fuori a guardare gli orari degli autobus.
Ad un tratto sento alle mie spalle un sonoro starnuto seguito da un roboante "...'ngul..."
Vabbè, non siamo al Savini ma...
A distanza di pochi secondi un secondo starnuto e un " ' ngul a mammeta!"
Il terzo e un " 'ngul a soreta!"
Al quarto starnuto mi sposto velocemente perchè sto baronetto alle spalle è pericoloso.