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giovedì 25 ottobre 2018

L'ABBONAMENTO PORTOGHESE

A marzo del prossimo anno aumenteranno i biglietti dei trasporti pubblici e Atm sta dimostrando che la motivazione è visibile.
 Sono aumentati i controllori contro l'evasione timbrale, sono state istituite 'ronde' di sicurezza, figura da poco esistente ma apprezzata.
Sono stati chiusi i tornelli anche in uscita così chi non ha il biglietto si incolla a carta moschicida a quello davanti sperando di uscire  in un 'paso doble', in stazione nei pressi dei tornelli c'è quasi sempre un agente di stazione con anfibi e tuta nera che mette ansia solo per come è vestito.
 I treni sono ben tenuti, puliti e funzionanti, c'è sempre l'omino al capolinea che raccoglie immondizia lasciata dai civiloni del viaggio prima.
Ma devo ammettere che anche i viaggiatori di frodo hanno fatto un passo avanti, comprano il biglietto e saltano il tornello col biglietto in mano: è nato il bigliettoop... l'abbonamento portoghese.

mercoledì 22 agosto 2018

IL METANO TI DA UNA MANO

Girare per Milano a piedi in agosto è molto rilassante, non c'è praticamente nessuno, c'è silenzio, poche macchine, è praticamente deserta.
Una città così ti permette di poter osservare ancora meglio  quello che normalmente riesci a malapena a vedere durante l'anno, e vi posso assicurare che si vedono cose alquanto strane.
Tornando dall'ufficio mi incammino  cercando le cose da fotografare, cose fuori dal normale, come i rifiuti più assurdi che riescono ad abbandonare, non solo in agosto, o anche soltanto pensare ai fatti miei e parlare da sola, tanto non c'è nessuno che mi sente.
Ogni tanto mentre cammino passa una persona con il cane al guinzaglio, un tram, un paio di macchine e qualche bicicletta.
Con le biciclette che ci sono oggi è facile andare in giro, hanno cambi con 100.000 marce, pedalata assistita, non è più tanto faticoso come una volta, ma la bicicletta che ho visto oggi è del tutto speciale.
Mentre camminavo assorta per i miei pensieri ne sento arrivare una alle mie spalle con su un signore distinto,  pantalone di cotone lungo, scarpe da ginnastica firmate, il capello brizzolato un po' lungo che s'appoggia morbido alle spalle, occhiali da sole a specchii, lo zainetto sulle spalle e disinvolto pedala incurante che sul marciapiede ci sia io da una parte e dall'altra un signore che sta scaricando la macchina.
Ad un certo punto della pedalata, nel silenzio più assoluto della Milano di agosto, si sente l'eco di uno scorreggione epico: la prima bicicletta a metano.

mercoledì 25 luglio 2018

LA MIA BANCA E' DIFFERENTE

La mia banca è differente, al posto di un direttore ha un cicisbeo piacione.
Alto, fisico asciutto, capello brizzolato con stempiatura spaventosa, abbronzatura perfetta, occhi azzurri e zeppola quando parla.
Indossa un pantalone attillato e non respira per tenere dentro gli addominali, la scarpa di buona fattura ha suola di cuoio che slitta sul pavimento tirato a piombo e la  calza nera, in filo di Scozia, rigorosamente lunga, camicia bianca a manica lunga leggermente arrotolata a metà avambraccio.
Adornato di vari orpelli spicca una catenina d' oro bianco con crocefisso stilizzato in scala 1:1, Rolex d'oro al polso sinistro e un numero imprecisato di braccialetti di cuoio e perline sul braccio destro, prettamente femminili in  stile "tacca sulla cintura".
Si esprime come il "Cumenda" dei film di Oldoini chiamando tutti per nome con l articolo "il" e "la" davanti.
Il numero sul display segna 37, io ho il 61.
Voglio uscire da questo film, non sono la Cicci, il direttore ha il sedere piatto e se non ricomincia a respirare a breve devo chiamare il 112.

giovedì 12 luglio 2018

LA DONNA E' MOBILE E ANCHE LA SCALA

Oggi il tempo non è dei migliori ma l'aria è fresca ed è l'ideale per camminare prima di andare al lavoro, ma ho una borsa pesante da portare e devo per forza usare i mezzi pubblici.
Fatto il percorso con autobus e metropolitana, arrivata a Porta Venezia mi incammino verso il treno della stazione del Passante Ferroviario.
Questi giorni estivi desertificano quasi tutto, strade, autobus, treni e rendono piacevoli anche i viaggi verso mete poco ambite.
Le frequenze dei mezzi sono ridotte ma la velocità di transito è superiore al solito che pesa poco anche aspettare.
Arrivata ai tornelli passo l'abbonamento ed entro, cerco la scala mobile in discesa e appoggio la borsa pesante per riposare un po' la spalla su cui appoggia.
Dall'alto della scala si vede una panoramica estesa della banchina e dei binari, l'altezza è notevole e la discesa dura una manciata di secondi in più della media e mi permette di vedere tutti gli astanti.
Quando la scala mobile si mette in movimento attira l'attenzione delle persone sedute sulla panchina di marmo che simultaneamente girano la testa verso di me, ci sono solo io che scendo e mi sento decisamente osservata, proprio oggi indosso una maglietta rossa e mi si vede bene.
Un po' in imbarazzo per tutta quella attenzione mi sento Wanda Osiris e mentalmente canto "Sentimental" per distrarmi fino ad arrivare giù e osservo le persone che guardano dalla mia parte ostentando indifferenza: un ragazzo con la musica nelle orecchie, una signora con la borsa sulle gambe, una ragazza col cellulare in mano, momentaneamente distratta da quello che stava facendo prima e un signore di mezza età rotondotto con un fazzoletto di tela che si asciuga il copioso sudore dal viso, passa il fazzoletto un paio di volte ma continua a sudare; non fa tutto sto caldo oggi, nemmeno sotto alla stazione interrata di parecchi metri che comunque ha un notevole ricambio d'aria dalle gallerie dove viaggiano i treni.
La scala mobile procede con la sua discesa rumoreggiando e il tale iperidrotico continua a guardarmi con il viso congesto e a sudare, passa il fazzoletto di nuovo su tutto il viso, lo ripassa una seconda volta ma pare non stare meglio, dalla fronte gronda sudore come Raffaella Carrà quando piange le sue lacrime taumaturgiche.
L'immagine che mi si crea nella testa è da film: parte una musica da night, l'uomo di mezza età che guarda la spogliarellista e di colpo mi sento una bomba sexy, una Jessica Rabbit, sono anche vestita di rosso...
" Non importa se stai avendo un infarto in questo momento, maiale lascivo non potrai mai toccare tutto sto ben di Dio"
La scala mobile arriva a terra e l'altoparlante annuncia che il Treviglio è in ritardo, come al solito, speriamo che questo non muoia adesso che se devo andare giù in ginocchio per il massaggio cardiaco potrebbe pensare che abbia accettato le sue sudate attenzioni.

mercoledì 27 giugno 2018

AIUTATI CHE IL CIEL TI AIUTA

Percorrendo corso Plebisciti vedo due muratori che stanno recandosi sul posto di lavoro, uno di loro è sul marciapiede e da indicazioni per parcheggiare all'altro che è sul camioncino.
Il mezzo è uno di quei camion né piccoli né grandi, una media dimensione scarsa, il muratore che lo guida è un Cannavacciulo della malta, inteso come stazza, che all'interno del vano guida si muove a fatica e stanno cercando di parcheggiarlo dove al stento potrebbe starci una utilitaria.
Ad ogni cambio marcia il camioncino ondeggia come una Citroen 2 Cavalli in attesa del ribaltamento.
Il collega sul marciapiede con la mano fa segno di indietreggiare accompagnando l'incitamento con la voce:
"vai vai vai vai..."
Il collega all'interno mette la retro e piano piano arretra di qualche centimetoi e l'altro urla:
"Bona!! Vai un po' avanti e poi torna indietro"
Messa la marcia con la prima fatica di Ercole, sposta il mezzo in avanti, rimette la retro e tira un porcone che trema il Santuario delle suore di clausura tre isolati più avanti.
Intanto sul marciapiede l'altro, facendo roteare il braccio, grida:
"Piano piano piano piano....bon fermo!"
Dal finestrino del camioncino si sente la voce dell'autista:
" Ma quanto cazzo manca ancora, non vedo niente dallo specchietto"
"Ascolta me, vai avanti ancora un po', gira tutto a destra e torna indietro"
Con il viso imperlato di sudore rimette la marcia, si posiziona meglio sul sedile perché la pancia si appoggia al volante e impedisce di muoverlo agevolmente, si sposta avanti, rimette la retro, tira il secondo porcone e alle suore cade il cordone del saio col rosario.
"Dai dai dai dai..stop! Vai ancora avanti e torna un po' indietro..."
All'interno dell'abitacolo del mezzo il tricheco si agita nominando come vivi tutti i parenti del collega sul marciapiede, il camioncino oscilla pericolosamente da un lato, mette la marcia, si sposta in avanti, frena inchiodando bruscamente, mette di nuovo la retro, parte e un'esplosione di Pater, Ave e Gloria fa scappare le suore dal convento.
Il collega nel frattempo per i fatti suoi continua a cantilenare: "vai vai vai vai ...."
Il facocero incazzato si sporge dal finestrino del lato passeggero e urla:
"Ma quann cazz è finit stu parchegg e' mmerd?!?!?"
E l'altro risponde serafico:"
"Ancora una madonna e sei a posto!"









NON E' PIU' TEMPO DI CILIEGIE

Sull'autobus che porta verso casa, una signora seduta davanti a me, con spiccato accento siciliano, parla con sua mamma:
"...e che frutta hai preso? le pesche? mh... le pesche? mh... e che pesche.....quelle lisce o quelle pelose? mh...quelle lisce o quelle pelose?...a te non piacciono quelle pelose? ah? a me piacciono quelle lisce....mh...settimana scorsa ne ho comprate sue cassette e mi sono maturate subbito, ma anche a te ti maturano così presto? ah?...mh....no ciliegge non ne voglio....no, adesso sono piene di vemmi, no non ne voglio, sono piene di vemmi...ne vogghiu sciliegge!!!...e che carne hai preso? ah?...che carne hai preso?..mh....le costine???? e mi chiami per dirmi che hai preso le costine???"
La voglia di riempirla di coppini mi esce dalle mani, cosa me ne frega a me che a tua mamma piacciono le pesche pelose e le ciliegie hanno i vermi, abbassa la voce che hai fatto diventare pelosi anche i sedili dell'autobus.
Il pullman intanto prosegue sulla strada verso casa che sembra non arrivare mai, effettua una fermata e sale un tale di non ben identificata provenienza ma di lingua araba, che inizia una concitata conversazione telefonica a voce altissima con un pari lingua.
Della conversazione non si capisce niente ma sembra molto nervoso, codesta etnia ha un tono di conversazione duro che sembra sempre arrabbiata con qualcuno anche se sta conversando amabilmente del tempo.
Mentre parla si agita, gesticola con la mano libera dal telefono disegnando ampi cerchi nell'aria, indicando cose che vede solo lui e gettando anatemi accompagnati da gesti rafforzativi che ne potenziano la velocità.
Noncurante del fatto che, ad ogni parola che dice, chi deve scendere è costretto a fare lo slalom tra schiaffi e dita negli occhi abbassandosi per schivare la mano imbizzarrita.
Intanto la signora italiana continua a parlare con la mamma alzando leggermente il tono della sua voce per farsi sentire meglio:
"no mamma, non sono in strada....non riesco a sentire quelle che dici....che carne hai preso?...ah si le costine hai detto... mh...no non sono in strada, sono sull'autobus...è che non sendo bene....c'è uno che urla come un bazzo e non si capisce quello che dice..."
STA DICENDO CHE LE CILIEGIE HANNO FATTO I VERMI ANCHE IN EGITTO.

STESSA SPIAGGIA STESSO MARE

Due tali si incontrano per strada e uno duce all'altro:
"Uella ciao, come va?  E le vacanze? Ancora ad agosto?"
L'altro, un po' sopraffatto da questa padellata di cazzi suoi, risponde tentennante:
"Mah, non lo sappiamo ancora quando chiudiamo"
E il primo incalza:
"La prima metà di agosto o la seconda? eh?"
O testa di badile per letame, ti ha detto che non lo sa ancora, cosa continui a frantumare le zolle che non è tempo di arare la minchia a terrazze.

DICIAMO LE COSE COME STANNO

Due amiche al telefono di prima mattina, sono le 7 e 45.
"Titti, ieri sera mi ha scritto per un ora senza mai minimante nominarmi nei suoi programmi, ho riletto tutti i messaggi e ascoltato quelli vocali, io non sono mai stata nominata, e poi mi dice 'ci organizziamo'??'
Ma cosa organizziamo cosa??? Quando gliel' ho fatto presente mi ha detto " ma tu sei troppo precisa"
Io precisa?? Di me puoi dire tutto ma non che sono precisa, e comunque su dieci messaggi non ha mai chiesto niente a me,
e poi è via da sei giorni e dice che sono tre, a casa mia se partii il 21 e oggi è il 27 sono sei non tre, se fossi partito il 24 sarebbero stati tre.
Ha iniziato a scrivere alle 21 e 54 e ha smesso alle 22 e 16, senza mai chiedere il mio parere. Adesso non ho pretese ma un minimo di correttezza, 22 minuti a parlare solo lui.Non gliene frega un cazzo, diciamo le cose come stanno!"
Diciamo le cose come stanno, non sei precisa,sei cagacazzo.

mercoledì 13 giugno 2018

VEGLIARDO BUGIARDO

Sul metrò un signore che ha girato tante pagine di tanti calendari, telefona ad un amico:
 "Pronto, sono Luciano, sono tornato oggi a Milano, sono stato tre settimane in Sardegna, avevo bisogno di stare fuori dalle palle un po'. Te come stai? Ti sei fatto male? Mi dispiace, stringi i denti, mi raccomando, guarisci. Scusa se prima non ti ho risposto ma ero dal parrucchiere. Ti saluto, stammi bene"
Non riesco a non guardarlo mentre ripone il telefono, sulla testa non ha nemmeno un capello.

mercoledì 16 maggio 2018

E NON CI LASCEREMO PRIMEEEE...

Disattivo Amazon Prime, troppo costoso, l'aumento è stato esagerato e per gli acquisti che faccio io al momento è troppo.
Seguo le istruzioni per attivare la procedura.
Entro nel mio profilo, clicco su 'il tuo Amazon Prime', si apre una finestra dove mi spiegano a cosa rinuncio, va bene ma non cambio idea, proseguo nel mio cliccamento, si apre un'altra finestra che mi chiede se sono sicura di voler rinunciare perchè poi i costi di spedizione diventano tot, tot e tot, sì sono sicura e clicco sul sì.
Si apre un'altra finestra che mi dice che se ci voglio ripensare basta cliccare qui sotto, no non ci ripenso e clicco dall'altra parte.
Si apre un'altra finestra che mi dice che la procedura è andata a buon fine e che ho disattivato tutti i miei benefici.
È una procedura lunga ma fresca, con tutte ste finestre che si aprono....
Dopo pochi secondi mi arriva una mail che mi conferma che ho disattivato il mio Amazon Prime con successo, leggo tutto per bene, non si sa mai con le gabbole elettroniche, se dimentichi di cliccare una volta ti arriva a casa la torre di Pisa da ricomporre nel giardino di casa, con pagamento rateale in 24 mesi a interessi zero.
Letto tutto, a posto, mi dicono che è disattivato, mi ringraziano di averne usufruito un anno e mi salutano con affetto.
Alla fine della mail, sotto in piccolo, c'è un quadratino giallo profilato di nero con scritto "Se ci ripensi"....
Minchia che cosa collosa, sembrano un chewing gum sotto le scarpe, più cammini e più non si stacca, e molla sta gamba!
Suona il citofono, strano, non mi viene a trovare mai nessuno e rispondo curiosa: "Sì?"
"Sono Amazon Prime, se ci ripensi sono giù..." e sento piangere sommessamente.

martedì 8 maggio 2018

MENO MALE CHE C'E' L'ESERCITO

Le stazioni ferroviarie e i porti lo sanno tutti che non sono zone tranquille da frequentare, sono ricettacolo di elementi di dubbia onestà.
Se non sei del posto meglio evitarle, se sei del posto anche, pur conoscendo orari e zone meno pericolose in cui transitarci.
Oggi devo aspettare la mia amica che passa a prendermi davanti alla stazione di Sesto San Giovanni, una piccola stazione di provincia che con i suoi pochi metri quadrati di superficie è riuscita comunque a rendersi teatro di un sanguinoso episodio legato al terrorismo internazionale, non è cosa da andarci fieri ma è una stazione da cui passano centinaia di pendolari ogni giorno.
Non mi ha mai fatto paura passarci o sostare e nemmeno ora, che i tempi sono diventati un po' preoccupanti, mi crea grandi problemi stare lì in attesa.
Da qualche anno la zona è controllata, oltre che dalle forze dell'ordine come routine, anche da camionette dell'Esercito del programma 'Strade Sicure'.
Un po' di tranquillità in più la danno, la loro presenza fa da deterrente ai tanti gruppetti preoccupanti che sostano stabilmente sul piazzale davanti.
Stasera va di lusso, le camionette dell'Esercito sono due, si può aspettare anche con la mano che tiene la borsetta un po' più rilassata e la guardia meno alta.
Mentre aspetto mi guardo in giro e osservo, il mio passatempo preferito, osservo le macchine che creano ingorghi pazzeschi perché parcheggiano in doppia fila di fianco ai taxi e bloccano tutto, guardo i tassisti che dai finestrini lanciano benedizioni urbi et orbi come fosse Pasqua ogni minuto alla volta degli automobilisti in seconda fila, osservo i pedoni che corrono nei modi più assurdi verso gli stalli dei pullman per non perdere la corsa e il metrò che vomita mandrie di viaggiatori e cadenze regolari.
Da uno di questi conati esce una signora dall'età che il giro di boa lo ha fatto da un po', scesa dalla scala mobile viene verso la mia parte e si ferma di fianco a me.
Io continuo a farmi i fatti miei dietro agli occhiali da sole che fanno un po' 'effetto struzzo', ho nascosto gli occhi quindi sono nascosta tutta, ma non funziona così, so come andrà a finire e puntualmente la signora inizia un monologo girata verso di me.
Inizia con un vago accenno alla meteorologia locale e alle stagioni che non sono più quelle di una volta e poi snocciola un rosario di opinioni imprecando contro il traffico che rallenta l'arrivo di chi sta aspettando, lamentandosi dell'immigrazione che sporca le strade, dell'impresa di pulizie municipale che non pulisce perché sono nullafacenti pagati dai cittadini, loda Salvini che: "Lui si che saprebbe fare pulizia" ma  non è quella che intende lei e: " Una volta, solo qualche anno fa, non eravamo in queste condizioni e adesso c'è da aver paura ad andare in giro, tutta colpa di Renzi"
In dieci minuti mi ha fatto due balle che sembrano diciotto, lancia due o tre inneschi di polemica che spengo con l'acqua del buonsenso, poi vede le camionette dell'Esercito e riparte a razzo:
"Meno male che ci sono loro che ci possono difendere, mi fanno sentire più al sicuro."
Eh, signora mia, se hanno rinnovato le armerie e cambiato gli elmetti dall'82 qualche possibilità l'abbiamo altrimenti c'è solo da sperare che non abbiano tagliato il mais nei campi qua vicino che con questo vento a terra non ce la farebbero nemmeno i paracadutisti.
 
 
 
 
 
 





venerdì 4 maggio 2018

IL TRONO DI ZUCCHINE...IL FINALE.

Venerdì mattina, ore 8 del mattino, terza ed ultima prova in questo minchia di supermercato.
Sono uscita di casa un quarto d'ora prima per poter arrivare presto e cercare di trovare abbastanza libero il solito supermercato di viale Piave.
Fuori dalle porte scorrevoli vaga già una certa fauna di persone medio antiche, porca di una vacca, ma questi non dormono mai??
Cosa cavolo ci fai fuori da un supermercato alle otto di mattina quando hai tutto il tempo del mondo per andarci in altri orari e comunque ci andate in tutti gli orari fino alla chiusura senza nemmeno rispettare il turno di riposo?????
Questa frase è da leggere appositamente senza la punteggiatura, per sentire nei polmoni la mancanza di aria che ti prende quando parte l'embolo dell'incazzatura.
Ormai sono qui e ci entro, adesso è questione di puntiglio, è sfida all' Ok Carrell.
Superate le porte scorrevoli si aprono le barre cromate e davanti a me il nulla, il reparto verdura è deserto, mi comprerei un bancale di zucchine solo per il gusto di non avere nessuno davanti.
La corsia del pesce è vuota, ci sono merluzzi e salmoni che saltano felici da un banco frigo all'altro a tempo di musica come le sincronette alle Olimpiadi.
In giro ci  sono solo i dipendenti del supermercato che stanno ripristinando gli scaffali per la giornata che sta iniziando e stanno tirando porconi grossi come angurie in direzione dei pochi clienti che girano e chiedono le cagate più assurde perché non trovano il bagnoschiuma o i fagioli in scatola.
Hai davanti tutto il supermercato vuoto a disposizione e cercatelo da sola, sono sei corsie in tutto, se vai in un centro commerciale cosa fai, ti porti il san Bernardo con la botticella?
Stavolta ho il tempo contato, ho tutto libero ma non posso starci tanto, devo andare al lavoro, così prendo le fragole per cui sono entrata, i limoni che sono due volte che li dimentico e già che ci sono prendo anche le zucchine, queste solo per sfregio.
C'è una sola cassa aperta, più che sufficiente per quell'orario, quando sono entrata era vuota e secondo i miei calcoli, in sette minuti ho fatto tutto e posso tranquillamente proseguire verso l'ufficio senza ritardi.
Arrivata alla barriera delle casse davanti a me ci sono due persone, dove erano nascoste che quando sono entrata non c'era anima viva?
Tutte due hanno un carrello pieno da far paura, hanno accatastato la spesa per quindici giorni in una piramide alta due metri, e seduto sul seggiolino c'è Ramsete III che saluta.
Ma a che cazzo di ora siete arrivati per riempire due carrelli a quel modo alle otto del mattino?
Li avete riempiti ieri sera quando c'era un casino di gente, li avete nascosti  dietro alle casse di birra e stamattina siete venuti a pagare e portare a casa tutto, altrimenti non si spiega.
Rassegnata mi metto in coda e aspetto il mio turno, pago le tre cose, proseguo verso l'ufficio e mentre cammino penso a come cucinare i tre chili di zucchine che mi ritrovo a casa dopo questi esperimenti.
Pasta, zucchine e gamberetti, ottima idea ma mi mancano i gamberetti....



IL TRONO DI ZUCCHINE.....parte 2

Dopo la grande trovata di entrare nel supermercato a cavallo di un ponte pensandolo vuoto, il mio cervello ha elucubrato un'altra cagata, perché non provare ad andarci dopo essere usciti dal lavoro?
Le 18 e 30 potrebbero essere un orario da sperimentare, chissà com'è....
E' da dimenticare!
2 maggio, vediamo se sono tornati tutti a casa dopo le feste civili...sì sono tornati tutti, hanno il frigorifero vuoto, hanno deciso di riempirlo tutti alle 18.30 e sono tutti qui, in questo cavolo di supermercato.
Voglio comprare le fragole e ritento l'entrata nel supermercato di Viale Piave.
Al primo impatto non c'è la ressa dell'ultima volta, meno male,  prendo le fragole senza problemi, trovo del tonno in offerta, ci sono le zucchine a 90 centesimi e tutto è piacevolmente scorrevole, in dieci minuti ho preso quello che mi serviva e mi avvio alle casse.
Girato l'angolo della corsia dei detersivi, dietro alla pila di rotoloni di carta cucina,  me li trovo tutti lì, sembra la barriera del casello dell'autostrada del Sole ad agosto, ed io ho fatto la partenza intelligente.
Scelgo una cassa in base ai carrelli davanti mediamente vuoti e mi metto pazientemente in coda,  le persone della cassa accanto procedono spedite, esattamente come in autostrada,  mentre io sono ferma da cinque minuti qui perché la persona, tre carrelli davanti, ha comperato il Duomo di Milano e lo sta facendo dividere in cento sacchetti per la consegna a domicilio.
Non mi faccio incantare dal miraggio della coda a fianco che si muove, sto ferma sulle mie decisioni per confermare il dato che una volta cambiata la coda per andare in quella di fianco che procede, automaticamente questa si ferma e si muove quella dove si era prima.
Sto ferma mezz'ora nella mia mentre quelli in coda ai due lati mi passano a fianco con i cappellini e le trombette cantando ' Meu amigo Charlie Brown' a tempo di samba bevendo mojito e tequila bum bum.
No, non va bene nemmeno quest'orario, ma quando cavolo ci si deve venire qua dentro per riuscire ad uscirne senza aver lottato contro i giaguari o aver maturato i versamenti per la pensione?
Mentre attendo pazientemente il mio turno, mentalmente mi sono ripassata tutti i santi del calendario, ho spostato le date della loro santificazione, ho riscritto la Costituzione fondando l'Italia sui punti fragola e l'idea geniale si accende improvvisa come una lampadina: ci torno una mattina alle 8 prima di andare al lavoro.
Voglio vedere se anche a quell'ora ci sono i morti viventi di Michael Jackson che vagano per le corsie.
(continua....)



IL TRONO DI ZUCCHINE....parte 1

Lunedì 30 aprile, a cavallo di un ponte Milano è semi deserta e questo mi è sempre piaciuto, Milano vivibile è ancora più bella.
Mi piace molto camminare per le vie di Milano e quando è così tranquilla ancora di più, ma oggi ho deciso di unire l'utile al dilettevole, finito di lavorare cammino fino al supermercato per fare un po' di spesa.
Poca gente in città mi fa pensare che anche al supermercato non ce ne sia molta, l'ora anomala rafforza la mia teoria, sono le sedici e dovrebbero essere altrove anche gli ultimi rimasugli di esseri senza meta.
Arrivata a destinazione entro nel medio/piccolo magazzino in viale Piave e mentalmente ripeto la breve lista della spesa: ' zucchine, fragole, cipolle, melanzane, salmone e limoni'.
Prendo il carrellino di plastica con le rotelle e mi incammino verso la zona della verdura che si trova appena dentro, cerco quello che mi serve e vedo che c'è un piccolo ingorgo umano all'altezza delle fragole, sono in offerta, è normale che sia così, prendo due vaschette e procedo alla volta delle melanzane, ma quasi alla fine del corridoio mi accorgo di non aver visto le zucchine.
Mi giro per tornare sui miei passi quando vedo un'orda di barbari calare furibondi dall'entrata, una marea umana dai volti inespressivi avanza a passo di carica buttando nei carrelli ogni genere di verdura, non riesco a tornare indietro perché hanno serrato i ranghi, non guardano davanti a loro, si muovono come automi e mi ritrovo a nuotare contro corrente, pensavo di dover comperare del salmone, non di doverlo fare io.
Arrivata all'altezza delle zucchine mi trovo davanti un carrello con dentro seduta una piccola bimba e un papà affettuoso che, intralciando i movimenti a tutto il fiume umano, chiede alla figlia: "Come le prendiamo le zucchine, chiare o scure? Come le prendiamo?"
Guarda, se non ti scavi dalla minchia a svelto te lo dico io come le prendi le zucchine.
Prese le zucchine, proseguo il mio cammino portata dalla massa di letame respirante e mi ritrovo davanti allo scaffale dei dentifrici in offerta, non mi interessano, mi accorgo che non ho preso le cipolle  che sono nell'espositore all'entrata.
Mi viene da piangere, devo ritornare in quel mare di rimbambiti che nel frattempo è aumentato e guardando bene mi accorgo che il novanta per centro di loro sono anziani, ma molto anziani, devono essersi svegliati ora dal pisolino perché altrimenti non si spiega tutta sta massa di antica data.
Lascio il carrellino parcheggiato in un posto un po' defilato per non dare fastidio e rapida come un vietcong raggiungo le cipolle, ne prendo una rete e scappo, quasi arrivata a recuperare il mio carrellino vedo passare una piccola nonnina, un po' curva su se stessa, che incede lenta a zig zag trascinando e sbattendo il suo carrello contro ogni cosa.
La tenera nonnina, noncurante di tutto il marasma che le sta intorno, in uno dei suoi tamponamenti aggancia il mio carrellino e lo rimorchia come un vagone di treno proseguendo la sua corsa verso mondi sconosciuti: "prossima fermata taleggio!"
Rincorro nonnina e carrello, sgancio il mio al volo e la nonna, liberata di colpo dal peso del mio, impenna come Valentino Rossi, arriva alla corsia del vino senza passare dal via  e ritira le ventimila lire.
(continua....)























mercoledì 2 maggio 2018

DOVE C'E' UN PIRLA C'E' CASA


Chi sulla carta d'identità ha tanti rinnovi, ricorderà una pubblicità di una nota marca di pasta dove c'era una bambina che mette nella tasca della giacca del papà, in partenza per lavoro, un fusillo.
Era il lontano 1988 ed io abitavo ancora con i miei genitori, colpita dalla tenerezza di questa pubblicità, una mattina decido di mettere un fusillo nella tasca del giubbino di mio papà.
La sera a tavola mi aspetto la reazione di mio papà a questa cosa, è sempre stato molto sensibile a queste cose e molto umoristico in particolari circostanze, ma non si va sul discorso.
Ho pensato che non se ne fosse accorto o che non avesse messo le mani in tasca, così il mattino dopo gli infilo nella tasca un tortiglione, un po' più grosso.
La sera a tavola di nuovo si parla di tutto ma non della pasta nel giubbino.
La terza mattina, sempre nella stessa tasca, metto una farfalla e la sera a tavola di nuovo nessuna accenno alla cosa.
Seguito per tutta la settimana a mettere un pezzo di pasta nella tasca e papà seguita a non dire niente.
Finisce la settimana e al sabato sera , riuniti tutti a tavola, chiedo:
 " Papà, ma questa settimana non ti è successo niente di strano?"
cercando di portare il discorso sulla pasta ma senza dirlo apertamente, e lui risponde in dialetto:
 "No, semper la crapa pelada de l'Oscar in mes ai ball, perché?"
"Ma nella tasca del giubbino non hai trovato niente'"
"Che giubett?"
"Quello di pelle nero..."
"L'è una setimana che le met sù to fradell"
Ecco perché papà non diceva niente!
Mi giro verso mio fratello e gli chiedo:
"E te non ti sei accorto di niente?"
Lui serafico, continuando a mangiare, risponde:
"Eh.... non riuscivo a capire perché mi sono trovato la tasca piena di pasta"
Magari dirlo....che mi risparmiavo tutta quella pasta.



lunedì 16 aprile 2018

CIN CIN BUDALAI FLIN FLUN FLAI

Mangiano riso e cavallette, vivono in due milioni per metro quadrato, si muovo tutti in bicicletta nello stesso momento senza urtarsi, discendono da Bruce Lee e se provi a cercare di colpirli, ti schivano camminando sui muri.
Fanno Tai Chi Chuan all'alba in pieno inverno, a -10 gradi vestiti di cotone a ottant'anni e passa, non muoiono mai e se muoiono si svegliano otto ore dopo a sette anni.
Puoi parlare con loro tre ore di fila che tanto hanno sempre ragione, sorridono e dicono sì ad ogni cosa che dici e non capiscono una mazza, questo è quello che fanno credere a te e te ci credi.
Si fanno i fatti loro, non li vedi mai in mezzo alle risse, ma se rompi il cazzo sparisci in silenzio e nessuno ti troverà mai in una zuppa di manzo al bambù o nel pollo al limone.
Camminano sempre spediti e persi nella loro testa, dormono in piedi appoggiati ai muri o seduti sugli scaffali dei loro negozi nascosti in fondo dove nessuno ci va mai perché c'è puzza di aglio.
Non si integrano, sono integrali nei modi, sono parte integrante di questo melting pot urbano, lavorano sempre, lavorato tanto, lavorano troppo.
Si cimentano a fare tutto anche se non benissimo, se si impegnano riescono a fare muraglie infinite con le sole mani e ponti di vetro sul vuoto.
Non chiedono aiuto a nessuno, nemmeno ai dottori. hanno la loro medicina che funziona anche, a volte, non sempre, qualche volta no.
Tutto sommato sono un popolo versatile, paziente, sorprendentemente resiliente e resistente, dove li metti stanno, dove gli dici di andare vanno, se gli dici di tornare tornano, se gli dici di fare qualcosa la fanno.
E l'unico cinese imbornito al mondo abita a Milano, prende in metrò all'ora di punta, si mette davanti alle porte del metrè senza scendere e dietro ci sono io.

venerdì 13 aprile 2018

ONDA SU ONDA...

Le giornate piovose a volte regalano delle perle incredibili, basta guardarle da un'angolazione diversa da quella di Lucio Battisti.
Dopo un viaggio sui mezzi pubblici senza particolari problemi sono sulla dirittura di casa, il ritmo della pioggia si è fatto incalzante e dove prima si poteva camminare tra una goccia e l'altra senza particolari danni, ora occorre aprire l'ombrello.
Nella mia città è piovuto tanto in giornata, ci sono i tombini esausti che non ricevono più acqua e le strade ai lati hanno raccolto parecchia acqua da far invidia alle risaie del vercellese.
Alla fermata dell'autobus scendiamo in tanti e cinque o sei persone si incamminano nella mia stessa direzione.
Dove si attraversa il semaforo è rosso, come sempre e anziché fermarci sul bordo del marciapiede, istintivamente tutti ci mettiamo in fila indiana a ridosso delle siepi della scuola che si trova alle nostre spalle con gli ombrelli leggermente piegati in avanti a mo' di protezione.
In quel punto della strada al bordo si accumula tanta acqua e si trova proprio dove transitano le macchine che devono girare sulla destra e che non possono allargare tanto per curvare, non lo farebbero comunque anche se lo spazio lo consentisse.
Consci di quello che succede tutte le volte che piove, rimaniamo arretrati serrando i ranghi con gli ombrelli e lasciando il marciapiede praticamente vuoto.
Dopo qualche secondo arriva una signora con un bellissimo ombrello verde con i girasoli e le coccinelle che passa davanti a tutti noi guardandoci come se fossimo appena usciti dal Paolo Pini (ndr ex-manicomio milanese) e si mette in riva al marciapiede esattamente davanti al semaforo.
Vedere sei persone addossate ad una siepe, coperti dagli ombrelli mentre piove a dirotto deve essere assai curioso.
In capo ad una frazione di secondo accade quello che tutti noi ci aspettavamo ed eravamo pronti ad evitare: arriva una macchina a velocità sostenuta, prende il pozzangherone d'acqua con le due ruote laterali e solleva un'onda di un metro e mezzo lavando la signora da capo a piedi.
Noi l'abbiamo scampata, la strategia di guerra funziona sempre ma la signora con il bellissimo ombrello, da cui sono scappate anche le coccinelle, si gira verso di noi gocciolando come un gelato a luglio e ci guarda con una faccia a punto interrogativo che parla da sola.
Noi restiamo immobili, muti e bastardi dietro agli ombrelli, nella nostra testa sono partiti trecento milioni di pensieri rivolti alla signora e nessuno di compassione.
Bastava un attimo per capire che sei persone in fila indiana, ferme sul marciapiede davanti al semaforo rosso, addossati ad una grossa siepe serrati sotto gli ombrelli mentre diluvia, non stanno facendo la fila alla biglietteria del cinema.





LA CORAZZATA POTEMKIN NON È UNA LEGGENDA

Piove copiosamente da qualche giorno e per qualche malsano algoritmo i mezzi subiscono ritardi, in particolare i treni.
Per bagnarmi meno scelgo di tornare a casa con il passante ferroviario che incrocia la metrò a Porta Venezia, in questa stazione del treno tutte le scale mobili sono bloccate e per uscire tocca andare di ginocchio.
Su una scala che porta fuori dal passante si sono sedute tre signore, probabilmente stanche di attendere un treno che non arriva, di fianco a me sale una ragazza con un trolley pesante, sembra pieno di quadrelli di marmo di Carrara, lo trascina dalla maniglia facendolo salire sugli scalini a fatica con le rotelle che tirano porconi ad ogni colpo: " tatac tatac tatac e tung, tatac tatac tatac e tung..." così per 40 scalini.
Io mi attacco col bostik al corrimano e mi tiro su come un ragno di Lecco, sono scale e sono bagnate, meglio sembrare Frankenstein che dare una sorellina a Olga.
Arrivata al terzultimo gradino sento un grido provenire dalla ragazza al mio fianco, mi giro sperando che non si sia fatta male e vedo il trolley, scappato dalla mano della ragazza, scivolare sui gradini verso il basso prendendo velocità.
La ragazza lo insegue cercando di avvisare le tre signore in fondo alla rampa dell'arrivo di un tram in corsa.
La scena mi è vagamente familiare, ma ricordo fosse una carrozzina.
Il massiccio siluro prosegue la sua corsa rallentando sole un po' sul piccolo pianerottolo tra un gruppo di gradini e l'altro.
Alla fine della scala le tre acute signore richiamate dalle urla della ragazza si girano e capendo la situazione, con la velocità di un gatto di marmo si alzano in piedi porgendo tre paia di stinchi all'impatto e salvando le schiene.
Non credevo che la corazza Potëmkin esistesse davvero.

venerdì 23 marzo 2018

BANCO...MAH

Da qualche tempo ho dei problemi a prelevare con il mio bancomat, il chip si è rovinato e le apparecchiature spargi soldi delle banche faticano a riconoscerlo, per andare in banca devo aspettare di avere un giorno di ferie, ma nel frattempo per prelevare devo provare circa una decina di volte ad introdurre la tesserina fino a che trovo la posizione giusta e il sensore accetta la carta facendo scattare il meccanismo che fa scorrere la tessera all'interno.
Il sensore però è bastardo, riconosce la tessera mentre la sto estraendo per rifare un nuovo tentativo così da prendermi per i fondelli e far salire il vaffanculo dal fondo delle scarpe.
Le prime volte mi trovava impreparata e per riuscire a far scattare il meccanismo una seconda volte ci volevano ancora cinque o sei tentativi, ora sono lesta come una faina e mentre estraggo la tesserina se sento lo scatto... traaaaaaac e la reinserisco senza sfilarla completamente.
E' diventato un lavoro prelevare e nei lunghi minuti in cui sosto davanti allo spargi soldi mi trovo a pensare alle cose più ridicole, immagino che se dovessero controllare i filmati della telecamera di sicurezza perché magari succede qualcosa in quella zona, mi vengono a prendere a casa come malata mentale che tenta di forzare il bancomat.
La cosa che mi preoccupa è quella di sentire la voce dell'operatore all'interno che mi dica qualcosa e mi vengano a prendere come una che sta cercando di usare in bancomat di un altro.
Il tempo medio per un prelievo va dai tre ai sei minuti, io ci metto in media un quarto d'ora, quando non abbandono l'impresa perché proprio non c'è verso di fargli mangiare quella tesserina.
In quei momenti quel dannato marchingegno si anima facendo sberleffi e gesti dell'ombrello e tra noi diventa una rissa silenziosa dove non sempre vinco io.
Oggi la cosa è stata particolarmente impegnativa e ho dovuto far passare avanti due persone che dopo qualche minuto di attesa avevano già lo sguardo torvo e il porcone in fase di lancio.
La prima persona passa, fa quello che deve fare e va via senza nemmeno dire grazie, quando dico al secondo di passare, mi chiede:
"Ma funziona lo sportello?"
"sì.." gli rispondo " funziona ma è la mia tessera che ha il chip rovinato e fa fatica ad essere riconosciuta"
Lui tutto intelligente esclama:
"Allora la deve far cambiare!"
MA DAI, ED IO CHE STAVO QUA RASSEGNATA A SENTIRE I TICHI TICHI TICHI  DEL SENSORE CHE LAMPEGGIA A VUOTO.

lunedì 26 febbraio 2018

HAPPY BIRTHDAY!!

Oggi  non fa tanto freddo, siamo a -2 ma niente di che, si sente un po' di arietta giusto se si cammina troppo veloci.
Alla fermata dell'autobus c'è una signora di 93 anni che è lì da quando andava a scuola, identica, non è cambiata nemmeno un po', ha ancora lo zainetto sulle spalle e gli auricolari con le canzoni di Sferaèmmorto... nel frattempo.
La chiesa del quartiere che da sempre si contraddistingue per la sua forma ultra moderna, ha preso forme ortodosse e sembra la cattedrale di San Basilio a Mosca.
Nel frattempo le persone in attesa del pullman sono diventate bastoncini di pesce, surgelati appena pescati perché sulla nave del capitano c'è sempre qualcosa da imparare.
Ad un certo punto arriva una 'ragazza', intorno alla trentina, alta, snella, gambe lunghe un chilometro fasciate da jeans skinny neri, un giubbino di pelle striminzito che arriva a malapena in vita, sotto una sottile maglietta più corta del giubbino.
Ai piedi un paio di Pigalle di Louboutine, tacco 12 a stiletto e senza calze.
Trema come una foglia, mi si avvicina e chiede; "Il 225 arriva alla metropolitana?"
Alla mia risposta affermativa sorride e ringrazia.
Dopo qualche secondo si gira verso di me e sorridendo dice:"Brrrr"
Le sorrido anche io e le chiedo: "Ma come fa a stare senza calze, avrà freddissimo,.."
E lei risponde: "Ero ad un compleanno, come facevo a sapere che oggi faceva così freddo!"
Ma al compleanno è da luglio che eri lì?

giovedì 25 gennaio 2018

MI SI E' RISTRETTO IL BISCOTTO


In principio era il biscotto ‘ di qua la vaniglia di là il cacao in mezzo una crema che dolce bontà’.

Ha attraversato i lustri rendendo felici le merende di molti, corposo e gradevole, masticato tutto intero riusciva a fare in bocca un pastone per le oche che prima di riuscire a staccarlo dal palato era arrivata l' ora di cena.

Il modo classico di mangiarlo era dividere i due biscotti per mangiare prima la crema e poi tutto il resto, questo faceva assaporare i gusti separatamente e preservava dal rischio di soffocamento dovuto all’ingolfo della frolla impastata con l’acqua che serviva ad inghiottirlo, che lo rendeva più pericoloso della malta bastarda.

Siamo cresciuti con questo biscotto, chi non lo ha assaggiato almeno una volta?

Calciatori famosi ne sono stati gli sponsor, orde di ragazzini sono sopravvissuti a massacranti allenamenti quotidiani grazie a questo biscotto fantastico, per quanto riguarda me, vince anche la battaglia che lo vede contrapposto ad un ‘rivale’ d’oltreoceano più scuro e monogusto.

Anche le canzoncine che hanno accompagnato e accompagnano le rispettive pubblicità lo dicono chiaramente su chi la fa da padrone, quella del bicolore se la ricordano tutti, quella dello scuro… mah!

I tempi continuano a correre e la crisi deve aver sfiorato anche questa pietra miliare che non è uscito indenne dalle idee dei cervelli del marketing.

E’ stato deciso di rinnovare questo biscotto rendendolo più sottile, certo, se ogni biscotto è meno di quello precedente, per riempire lo stomaco ne occorreranno il doppio, è matematica.
 Se un tubo bastava anche per due persone, la nuova confezione più piccola e con meno parte edibile non basta nemmeno per uno, con gli appetiti voraci della crescita si raddoppia il consumo e le vendite anche.

Il gusto sarà sicuramente rimasto invariato, ma vederlo cosi di spessore ridotto mette tristezza, come se fosse finista un’epoca, un po’ come il Calfort quando ha cambiato nome, sono cose che ti lasciano un vuoto dentro, in questo caso in tutti i sensi.

Ma che necessità c’era di rendere un biscotto più sottile?

Non deve sparire sotto i pantaloni bianchi e chissà, magari un giorno arriverà il biscotto con le ali con i fori ad imbuto.