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lunedì 27 febbraio 2017

IL LANCIO


Dopo due mesi e mezzo di assenza torno al lavoro e nella pausa pranzo vado nel solito supermercato per prendere qualcosa da mangiare.
Finita la piccola spesa arrivo alla cassa e il solito ragazzo quando mi vede, notando la stampell,a mi chiede:
"E mo' che ti sei fatta?".
Mo' cosa, non è che mi faccio male un giorno sì e uno no.
"Mi sono rotta un piede", gli rispondo e lui:
"E come hai fatto?"
"Ho fatto un lancio col paracadute e quando sono atterrata non ho chiuso bene le gambe"
Lui mi guarda e accompagnando la frase con un ampio gesto della mano a sottolineare che "per forza!!" dice:
"E certo! Che se tibbutti gol paracadute il biede te lo rompi sicuro, ma non avevi qualcos'altro da fare?"
Lo guardo al solito modo, senza espressione e poi gli dico che sono caduta dalle scale e lui, con la saggezza di sempre mi risponde:
"Devi stare attenta che le scale sono pericolose"
Anche io sono pericolosa con questa stampella, ma devo stare ferma, per tua fortuna

PER L’ASSISTENZA ALLA CLIENTELA DIGITARE 61626…PIRLA.


All'entrata del metrò a San Babila all’ora di punta un figuro con indosso il gilet dell'azienda dei trasporti con scritto bene in vista "ASSISTENZA ALLA CLIENTELA", sta facendo una pausa fumando una sigaretta.
È fermo davanti alla rampa della scala sul marciapiede, in mezzo alle balle della gente che deve salire e scendere.
Cerco di capire se ha capito che lì non è intelligente come posto, ma il tale non accenna a spostarsi.
Mi accingo ad impegnare la scala in discesa senza potermi attaccare al corrimano pensando che dopo i primi tre gradini posso attaccarmi per il resto della discesa, lasciandomi alle spalle il Nobel per la tempistica.
Nello stesso momento in cui metto il piede sifolo sul primo gradino, il pisquano nel seguente ordine:
- tira l'ultima boccata della sigaretta riempiendosi i polmoni come se gli Inca avessero predetto che domani non ci sarà più il mondo.
-alza la mano per buttare il mozzicone oltre il muretto e mi tira una manata sulla spalla che mi fa gelare il sangue, compreso quello che mi hanno prelevato stamattina.
-butta fuori il fumo aspirato in precedenza e lo butta in faccia a me che inizio a tossire
- decide di tornare sotto al mezzanino e inizia a scendere le scale dallo stesso gradino in cui mi trovo io guardandosi indietro e prendendomi in pieno.
ASCOLTA ASSISTENTE IPOSENZIENTE, ASSISTILA UN PO' MENO LA CLIENTELA CHE COSÌ I MEZZI SI SVUOTANO E PERDI IL LAVORO.

ARIEGGIARE IL LOCALE PRIMA DI SOGGIORNARE DI NUOVO LA MENTE


Nel negozio di saponi dove mi reco spesso trovo una signora di età un po’ in là ma non troppo, che vaga tra le corsie un po’ smarrita.
Ad un certo punto incrocia il mio sguardo e con ‘nonchalanche’ dice:
"Ma dove saranno gli insetticidi?"
Le indico lo scaffale pieno di spray, polveri, scatole, pastiglie e fogli adesivi.
Mi ringrazia e mentre sto x allontanarmi facendo la 'vaga' dice:
"Sa, ho una pianta di edera sul balcone che è diventata enorme e da quando ce ‘l ho arrivano le formiche"
"Capisco signora, del resto si sa, se ci sono le piante, ci sono anche le bestiole" e cerco di guadagnare la distanza.
Lei di nuovo incalza:
“Ho detto a mio marito che se non trovo qualcosa che le manda via, butto la pianta"
"Ma no signora, cerchi bene e vedrà che troverà qualcosa che farà al caso suo"
"Ma sa, signorina...ho una nipotina di nove mesi che comincia a gattonare non vorrei che..."
A quelle parole mi scatta l’ istinto del "non lo so che cosa" e le consiglio le scatolette di plastica sigillate con l insetticida chiuso dentro da mettere agli angoli delle finestre sui percorsi delle formiche.
Le dico che sono a prova di bambino e animale, che non lasciano in giro niente, che non hanno odore e bla bla bla, e anche se la nipotina dovesse toccarle non rischia niente.
Quella mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite ed esclama:
“Ah no no!!! Io uso lo spray e poi chiudo la porta".
E certo signora, mi ha scamazzato tre quarti di minchia con il problema della bambina e poi spruzzi un veleno che si deposita sul pavimento dove la bambina gattona e tira su tutto.
Ecco, chiuda la porta che poi quando la apre se la trova a pancia in su come il baccherozzo.
 

LO SHOPPING CONVULSIVO


Io ho la sindrome da shopping convulsivo, nel senso che mi piace fare shopping ma non in mezzo alla ressa sennò mi vengono le convulsioni.

Oggi ho sbagliato orario E mi sono trovata in mezzo alle impiegate che prima di tornare a casa fanno un "salto a vedere" cosa è rimasto negli ultimi giorni di saldi.

Infinite file di 'ometti' con appesi chili di fufa, ma se ravani bene qualcosina di buono salta fuori.

Signora alta, snella, che se la tira come la Big Babol alla panna e fragola masticata da un'ora, indossa un cappottino smilzo blu cobalto con coniglio morto ai polsini e passa in rassegna i capi facendoli scorrere sulla barra di acciaio, alla velocità di 180 battute al minuto.

Alla terza camicetta che mi arriva addosso mi giro e le dico: "mi scusi, guardi che alla fine dello stand non c'è il fermo e le cose cadono".

Questa si gira con aria di sufficienza, mi guarda e risponde:"e sono stata io?"
Non lo so, vedi un po te!

Siamo qua in due, una sono io con un maglione in testa e l'altra sei tu che stai scavando nei vestiti come il gatto nella lettiera dopo che ha fatto la cacca.

LA CAVIA URBANA


Signora a senso unico alla cassa in un negozio cinese.
La cassiera alla fine del conto dice: "Tledici e qualanta"
La signora risponde: "Mi può lasciare le stampelle?"
Non che la signora fosse in difficoltà deambulatoria e la cassiera le volesse portare via il sostegno, voleva solamente che le lasciasse la gruccia dove erano appesi i pantaloni che aveva comprato.
La cassiera impassibile, con la faccia da muraglia cinese risponde: "No capisce"
E la signora: "Mi lasci le stampelle?"
"No capisce"
"Mi lasci le stampelle?"
"No capisce"
E seguitano così per un bel cinque minuti, tra gli sbuffi della signora che cerca approvazione dal resto delle persone in coda e la cassiera che non si muove nemmeno di un centimetro dalla sua rigidità cervicale.
Non se ne esce da sta cosa, la signora sembra un topo da laboratorio che non capisce che davanti ha il vetro della scatola e non lo può tirare giù a testate, la cassiera è una statua dell'esercito di terracotta dell'imperatore Qin a Xian di Lington, e per la coda che si è formata alle casse, è arrivato l'esercito che guarda nelle borse e un tale che vende dei biglietti d'ingresso per San Pietro.
Faccio un passo avanti e indicando l'appendino dei pantaloni alla cassiera dico: "Chiede se lo può tenere" la cassiera senza battere ciglio risponde: "No"
La signora mi guarda ed esclama: "E ci voleva tanto?!"
Esimia testa di cavia, se vedi che una persona non capisce quello che stai dicendo dopo la quinta volta che glielo dici nella stessa identica maniera, non ti sfiora il pensiero che forse devi cambiare il modo di formulare la frase cambiando i vocaboli?
Si vede che oggi ti hanno spostato il pulsante e rimanere senza formaggio rende nervosi.

venerdì 24 febbraio 2017

DANTE IL SOMMO ULIVETO


In fila alla cassa del piccolo supermercato vicino all'ufficio, in pausa pranzo ho davanti a me una signora di antica genealogia che mi guarda e dice:
"Chiudono per un mese lo sa?"
"Cosa chiudono?"
Indicando con il gesto della mano il ragazzo alla cassa come se fosse la cosa più naturale del mondo,esclama:
"Loro!"
Rispondo abbozzando un sorriso:
"No non lo sapevo ma qualcosa lo avevo intuito, gli scaffali semi vuoti di venerdì pomeriggio non sono normali"
Il cassiere continua a passare la merce sul lettore mentre la signora non si cura di metterla nei sacchetti e seguita a parlare.
"Chiudono perchè ristrutturano"
Sì signora, è la terza volta in 14 anni che sento questa cosa e poi non si vede più nessuno per infiniti mesi.
"E adesso come si fa?"
Prosegue la conversazione e la spesa si accumula a fondo cassa, è diventata la muraglia cinese con l'ode al pomodoro come colonna sonora.
"C'è il Carrefour signora"
"E dov'è?"
"Uno in fondo alla via, attraversato il viale, e uno in Piazzale Susa".
La signora paga il conto e inizia a mettere gli articoli nel sacchetto con la velocità di un bradipo sedato col Tavor.
Il ragazzo della cassa mi guarda costernato e inizia a battere la mia spesa, non sapendo dove metterla mi passa una cosa alla volta da sopra al divisorio di plastica.
La signora, distratta un attimo dalla spesa, torna al suo ragionamento:
"E ma qui ci sono cose sfiziose..."
"Le cose sfiziose le trova ovunque, bisogna solo fare attenzione un po' a cosa si compra e prendere solo cose provenienti dall'Italia"
"E perchè?"
"Come perchè signora, comprando cose prodotte all'estero si affossa l'economia locale!"
"Ma al Carrefour la verdura è tutta dell'estero"
Allora vecchia megera scassabroccoli, il Carrefour lo sai dov'è.
Nella speranza di farle venir voglia di andarsene incalzo:
"Presti attenzione anche all'olio di oliva, non è semplice trovare quello italiano"
"Ma no, quello è tutto italiano"
"No signora, deve leggere sull'etichetta che non ci sia scritto 'prodotto con olive della comunità europea' che sono greche e spagnole"
"Ah no, io uso olio toscano!!"
"Mi dica dove lo prende che interessa anche me"
"Eh, l'olio Dante!"
Certo, si chiama Dante come il sommo poeta, quindi di toscano, l'olio Sasso lo fanno a Matera e quello di palma in piazza del Duomo.

STRIKE!


Prende la rincorsa aiutata dalla velocità del treno per accaparrarsi un posto a sedere. La logica vorrebbe che mirasse al posto più vicino, ma la signora in questione, carica di borse come uno sherpa tibetano, parte a razzo oscillando malsalda sulle gambe, e sbattendo come una pallina del flipper, verso uno degli ultimi della carrozza del metrò. Con uno sforzo sovraumano risale la carrozza, stavolta contrastando la forza contraria del treno in frenata, suda come un salmone che risale la corrente nel periodo della deposizione delle uova. Ce la farà senza morire, il lieve tocco sul pedale del freno le da la spinta necessaria per travolgere una decina di passeggeri, che la vita beffarda, ha messo sul suo cammino, Strike!!!! Esausta crolla sul sedile del posto che le ha permesso di vivere il suo sogno in questa manciata di secondi. SIGNORA MIA, IL VAJONT A CONFRONTO, ERA LA PIOGGERELLINA DI MARZO CHE BATTE ARGENTINA SUI TEGOLI VECCHI DEI TETTI.

LA FIBRA NON SEMPRE FA ANDARE VELOCI.


In farmacia una signora sta acquistando un integratore naturale di fibra, quelli che servono per espletare le funzioni corporali maggiori con minor impegno e massima resa.
Questo integratore prezioso, in questo periodo è in offerta, 9.90 euro invece dei normali 12.
Il farmacista, giovane e alle prime armi, prende la confezione e cerca di registrare il codice con il lettore ottico, ma codesto aggeggio del demonio non collabora, prova una seconda volta ma va buca anche questa.
La signora attende paziente e nel frattempo porge la tesserina della farmacia che da diritto ad uno sconto ulteriore del 10% sulla spesa.
Il farmacista posa l'integratore, prende la tesserina e la passa sul lettore, poi ripassa il codice dell'integratore ma questo non lo legge ancora, allora gli viene l'idea di prendere una confezione di quello a prezzo pieno, passa il codice e "miracolo!!" lo legge, ma lo legge a 12 euro. Così non va bene. Il dottorino va nel retro del negozio e chiede lumi ad una collega più esperta che pronta risponde "non devi passare il codice del prezzo pieno ma quello della promozione"
"ma non lo legge" risponde pronto lui
"allora digitalo a mano"
Il dottorino riprende la confezione in offerta e inserisce il codice a mano, viene accettato e chiede alla signora i 9.90 del costo.
La signora lo guarda e dice: "ma settimana scorsa l'ho pagato di meno, c'era lo sconto della tessera"
"ah, l'ha pagato di meno? mi ridà la tessera gentilmente?"
Prende la tessera e la ripassa sotto al lettore, ridigita il codice a mano della confezione in promozione e lo sconto non viene calcolato.
Ritorna nel retro, richiama la collega che prontamente risolve anche questo problema: "lo sconto lo devi calcolare a mano, sui prodotti in promozione non lo calcola in automatico"
Il dottorino prende la calcolatrice.. 9.90 col 10%....@@##$## ...mmmm...eeh...si sentono gli ingranaggi del cervello incastrarsi e alla fine dice: "glielo calcolo a mente, sono 8 euro, perchè se aspettiamo la tecnologia..."
EH DOTTORE, NON ASPETTIAMO LA TECNOLOGIA CHE GLI SCONTI VANNO BENE COSI' MA NELL' ATTESA CI SIAMO CAGATI TUTTI ADDOSSO. QUELL' INTEGRATORE FUNZIONA.

ANDARE IN BAGNO, CHE ANSIA!

Un signore in farmacia sta parlando von una dottoressa molto gentile:
"a me servirebbe il Lexotan"
"ha la ricetta del medico?"
'No, non ce l'ho mai avuta, l'ho  sempre preso così, da solo"
"Allora forse non era il Lexotan..."
"No, era un nome simile, me lo sono ricordato finina ieri..."
Allora la dottoressa elenca quattro o cinque nomi di farmaci simili tra quelli più conosciuti.
"No no, nessuno di questi...me lo sono ricordato fino a ieri e adesso non c'è verso!"
"Comunque per tutti questi farmaci ci vuole sempre il parere del medico, non sono da babco"
"Me sì, per quello siamo daccordo"
La dottoressa cerca di capire meglio la situazione per vedere se può aiutarlo con qualcosa in vendita libera e chiede:
"Ma il suo problema esattamente qual'è, agitazione, ansia, insonnia...."
"Per quello sono abbastanza calmo, è che faccio fatica ad andare in bagno...non è che magari un po' di fibra fa qualcosa?"
"Indubbiamente la fibra aiuta ma il Lexotan non è un lassativo"
LA TARANTOLATA DELLE SUPPOSTE EFFERVESCENTI DOPO CHE HA CAGATO ESCE DAL CESSO CON ADDOSSO IL BALLO DI SAN VITO E TE VUOI UN CALMANTE PERCHÈ NON CAGHI.
PROPRIO VERO, "CENT CÜ CENT CRAP"

AL SUPER È SEMPRE FESTA!

Da quando hanno ristrutturato il punto vendita vicino a dove lavoro, fare la spesa ogni volta è una sorpresa.
La prima volta che sono entrata, mi sono sentita come una cavia da laborarorio alla quale hanno spostato il bottone da schiacciare per avere il formaggio.
Ho vagato per le corsie cercando di capire il criterio con cui l'architetto aveva sistemato le cose, un suo progiuetto che all'inizio può anche non piaciuere.
Esattamente come a me: non piaciueva.
La seconda volta che sono entrata qualcosa lo avevo capito, ma il criceto che ho in testa continuava a sbattere contro una parete del cranio e sono tornata a casa con due chili di pane e quattro carote viola, ma mi serviva tutt'altro.
La terza volta, ormai veterana del posto, ho incominciato a notare lo smarrimento degli altri mentre io riempivo con maestria il mio carrellino, facendo mentalmente il dito medio a tutti come nemmeno Mister Bean avrebbe osato fare.
Stasera me lo sono girata con calma, cercando tutto quello che mi serviva, come se fossi lì da sempre.
Davanti all'espositore dei formaggi mi trovo una signora che, cercando di arrivare al provolone, prima si sposta sulla destra e impedisce di spostarmi, io mi sposto a sinistra e lei fa la stessa cosa;  poi si sposta sulla destra e ripetiamo la stessa coda senza avanzare di un passo per tre quattro volte.
Io mi fermo, lei indietreggia, piega la testa indietro, fa un gesto ampio con la mano indicando la strada libera e mi dice: "scusi".
Le sorrido e mi allontano dal Bel Danubio blu a passo di Samba.
Proseguo il mio giro, davanti al contenitore della frutta secca c'è una donna di circa una quarantina d'anni, con una graziosa gonna di voile nera, a -1 gradi me la dovrebbe spiegare bene, che la tiene dall'orlo con grazia tra due dita sollevandola fino quasi alla vita, la gamba sinistra semiflessa dietro a quella destra e con una mano si regge al carrello al suo fianco.
Credo stesse provando l'ultimo pliè dello Schiaccianoci.
Da lontano sento il rumore della macchina per pulire i pavimenti che arriva, guidata da uno stoccafisso che prosegue il suo percorso senza la minima espressione sul volto, seguito da quattro/cinque persone che, bloccate in un collo di bottiglia creato dall'inserviente, danno vita al più triste trenino di Capodanno di sempre, in attesa di poter sorpassare come sull'autostrada del Sole ad agosto, liberandosi da quella processione in onore di San Marzano.
Arrivata alla cassa attendo il mio turno che viene annunciato danuna voce un po' metallica che esce da un monitor: "cassa numero...." quando è il tuo turno devi correre a prendere il fazzoletto tenuto dalla cassiera, se non fai in tempo, devi ricominciare il giro dall'entrata senza ritirare le 20.000 lire.

Un lunedì da gufoni

Con questo lunedì per me, inizia una settimana un po' complessa e oggi mi regalo la colazione al bar.
Entro nel solito 'barettino' vicino all'ufficio che, alle 8.30 è praticamente vuoto, ma oggi ci sono già tre persone.
Il geometra, una persona molto gentile che saluta tutti con un sorriso, il custode dello stabile vicino al bar e un tale esageratamente loquace per quell' ora del mattino.
Entro e saluto Anna, la proprietaria del bar e rispondo al saluto del geometra.
Il geomertra ordina un caffè e ne vuole offrire uno al tale che bofonchiando risponde:
"bsuf auf ub bnn esame del sangue..."
il geometra risponde:
"Ah beh allora se deve fare gli esami deve stare a digiuno, giustamente"
Nel frattempo Anna mi chiede:
"il solito cara?"
Le sorrido e rispondo di sì.
Il tale, che da ora chiamerò figuro, intanto ordina un cappuccio e il geometra chiede stupito:
"Ma non doveva fare gli esami del sangue?"
"Già gli ho fatti, stamatina presto"
Mentre apro l vetrinetta delle brioche alle spalle sento il figuro che dice al geometra:
"Sa, mi devo condrollare, ho avuto cinque infarti...."
E mi si blocca la mano che stava prendendo la brioche.
Si rivolge ad Anna e chiede:
"Ma le brioche a cioccolato cioccolato non c'è?"
Guardando la vetrinetta proprio davanti alle brioche al cioccolatato.
Il geometra incalza:
"Ma con cinque infarti mangia le brioche al cioccolato??"
"È il caffè che non posso prendere.."
Certo, però panetti di burro e cacao con grasso bovino liquido vanno benone.
Il figuro si avvicina al geometra e prosegue nel suo racconto:
"....tutto è iniziato l'estate scorsa che è morta mia mamma...."
Il geometra si irrigidisce un attimo e io  sposto la mano da sopra alcornetto alla crema a quello vuoto.
"....poco prima di Natale è morta anche mia sorella..."
Il geometra con nonchalance si ravana nelle mutande a mo' di scongiuro e beve rapido il suo caffè, io prendo il mio cappuccino e cerco di fare tutto il più velocemente possibile.
Il figuro seguita ad elencare le sue disgrazie:
"....e adesso anche mio cognato sta poco bene".
Il geometra paga il suo caffè con una mano tenendo l'altra sulle palle, io finisco la colazione chiedendo mentalmente asilo politico alle palle del geometra, che lesto esce salutando tutti.
Pago la mia colazione e a mia volta saluto, mentre sto per uscire sento il figuro dietro di me che esclama:
"Stia attenta al gradino, ancora che cade..." 
Terrorizzata scendo il gradino guardinga e mi precipito sul marciapiede cercando cercando le palle di qualcuno che passa di lì anche per caso

giovedì 2 febbraio 2017

lss

Io istituirei lo scappellotto sociale.
Per tutte quelle persone che si bloccano di colpo sulle scale e mentre camminano per leggere i messaggi sul cellulare, causando tamponamenti umani come sull'Autostrada del Sole ad agosto, per quelli che quando ti incrociano accellerano il passo per passare prima e tagliano la strada invece di passare dietro, per i ciclisti sul marciapiede, per quelli che si sentono sempre sul lungomare anche sotto al ponte della Ghisolfa e camminano lenti guardando chissà cosa, per gli indecisi, che camminano un po' a destra e un po' a sinistra, ti costringono a scartarli come Baggio ai mondiali del '94 e, se poi li centri, si incazzano pure.
Lo scappellotto parte silenzioso e atterra improvviso: PAM! 
E adesso dimmi qualcosa che ti salta anche il naso.