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martedì 11 aprile 2017

IL MONDO È FATTO A SCALE, C'È CHI SCENDE E C'È CHI SALE


Sul treno del ritorno la folla un po' si accalca e quando arriva alla fermata dove salgo io, ci sono esseri sparsi in maniera poco consona.
Si sale come armenti e ci si infila negli spazi disponibili come la carne filosa in mezzo ai denti.
Devo fare una fermata sola ma cerco di non mettermi in mezzo ai piedi ostacolando la salita degli ovini dietro di me.
Siamo quasi tutti sistemati tranne un signore che, occupato a guardare il suo telefono, decide di mettersi sui gradini che portano al piano di sopra della carrozza.
Sempre con il capo chino sul telefono inizia a salire, al terzo scalino sbaglia ad appoggiare il piede e  trabam!!... cade rumorosamente in ginocchio annaspando alla ricerca di un corrimano a cui aggrapparsi, che ovviamente non trova.
Si rialza rapido e prosegue la salita fingendo di volersi accomodare al piano superiore.
Nel frattempo il treno parte, circa a metà percorso tra una fermata e l'altra, rallenta un po' in galleria fino a fermarsi qualche secondo.
La signora dietro di me chiede: "Scende?"
"Mi giro, la guardo e con un sorriso rispondo: "Si signora, appena aprono le porte".
Il treno riparte e le persone si preparano per scendere alla prossima fermata.
Quasi in stazione, mi sposto in avanti verso la porta lasciandomi alle spalle le scale.
Il treno si ferma e un attimo prima dell'apertura delle porte si sente un rumore sordo, insaccato, come di bufalo alla carica, mi giro e dalle scale sta scivolando lo stesso individuo che era caduto salendo.
Gesticolando in modo scomposto con le braccia come se stesse facendo una vasca a dorso, si rialza affannato e paonazzo in volto, e guadagnando la porta a razzo andrà a cadere altrove.
Meno male che sei sceso solo dopo una fermata, che se dovevi arrivare a Treviglio ti avrebbero trovato al capolinea disarticolato come un Cicciobello in pattumiera

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