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lunedì 28 settembre 2020

MUTATIS MUTANDIS

Sono passati tanti anni ma al ricordo di questa gaffe mi viene ancora da ridere. Come persona sono abbastanza schiva e parecchio asociale, non mi piace stare in mezzo al caos e mi vergogno di tantissime cose ma tutte le volte che faccio qualche minchiata riesco ad uscirne, o meglio, riesco a stare dentro all’imbarazzo facendo peggio della figura di menta stessa. Correva l'anno del vattelapesca, ero giovane, non avevo ancora quarant’anni e una sera decidiamo per una cena tra colleghe. “Andiamo al ristorante Messicano!!” Mi saltano già la lingua al pensiero del peperoncino Jalapeno, io non mangio piccante, riesco a mangiare solo il pepe se è poco, con ogni tipo di peperoncino mi si gonfia la bocca come un canott, figurati se mi ammazzo dalla gioia di una serata al Messicano! Alle mie rimostranze sulla presenza di piccante mi rassicurano: “No, tranquilla, hanno anche cose senza peperoncino, come il pollo ad esempio” Certo, come la volta che siamo andati al ristorante indiano: “Tranquilla, ci sono un sacco di cose non piccanti, come il pollo”, persino le tende del locale erano piccanti! Mentre i colleghi si sono mangiati anche le gambe del tavolo,io ho sorseggiato un bicchiere di latte alla vaniglia, unica sostanza alimentare innocente. Quando sento la frase: “Tranquilla, hanno anche cose senza peperoncino” nella mia testa parte l’immagine di Speedy Gonzales che corre urlando “Andale andale….arriba arriba…!!” con le fiamme attaccate al sedere. Ma torniamo a noi, per non essere sempre la spaccamaroni del piccante, accetto la serata al Messicano certa che avrei trovato qualcosa che avrebbe fatto al caso mio, probabilmente del pane. Arrivata al posto dell’appuntamento con largo anticipo, la fortuna vuole che nelle vicinanze ci fosse un grande magazzino di una catena a me molto cara, approfittando del tempo a mia disposizione faccio un giro senza impegno, non avevo in programma acquisti, non è comodo andare al ristorante con i sacchetti dello shopping. Girato in lungo e in largo il negozio arriva l’ora di uscire ma come sempre non a mani vuote, non ho resistito all’acquisto di una coulotte di raso blu che non non ho mai indossato tanto è scomoda, era solo bella da vedere. Come ho detto prima, andare al ristorante con i sacchetti dello shopping è scomodo e poco elegante, anche se la coulotte stava in un piccolo sacchetto di carta in borsa non ci stava, così decido di buttare il sacchetti di carta e mettere le coulotte direttamente nella borsa così passano inosservate. La serata tra amiche inizia, leggo il menù e tra un incendio e l’altro trovo del pollo non piccante, questa volta riesco a mangiare, si ride, si scherza, si mangia, io non bevo perché al tempo non assaggiavo nemmeno la birra,si fanno apprezzamenti sul cameriere con i capelli lunghi,le spalle larghe e due tasche dietro dei pantaloni da levare il fiato…. Ci si diverte e quando ci si diverte il tempo vola, la serata arriva al termine e dobbiamo avviarci alla cassa per saldare il conto. Decidiamo di fare alla romana, ognuno paga per sé, e mettiamo in difficoltà il cassiere che aveva già fatto il conto unico e poi si troverà a dover dividere anche i coperti. Arriva il mio turno, elenco quello che ho preso e il cassiere mi dice quanto devo,prendo il portafogli dalla borsetta che porto abitualmente al mio fianco sinistro,e con un gesto abbastanza veloce del braccio porto il portafogli davanti di fronte alla cassa. Durante il movimento non mi accorgo che al pendaglio della cerniera del portafogli si è impigliato il cartellino del prezzo della coulotte, e che nella velocità del movimento del braccio prende il volo leggiadra e leggera e atterra morbida addosso al cassiere. Il cassiere rimane fermo in silenzio mentrele colleghe dietro ridon sonoramente come pazze, il cicaleccio di sottofondo del ristorante pieno di peperoncino non permette che cada il gelo ed io, nel tentativo di cavarmi da questa situazione piccante che bene si sposa col posto, esclamo: “Guardi che sono pulite…”

Elegante taumaturgica Fontanella del gel

Elegante taumaturgica Fontanella del gel Sono un utente diligente. Mi hanno messo a disposizione il gel disinfettante all'interno delle stazioni del metrò e quindi ne faccio uso. Incuriosita dalla novità mi avvicino all'erogatore metallico alto un metro e mezzo e divertita dalla presenza di un pedalino per avere la dose, che detto così pare strano ma è così, schiaccio dapprima con cautela per accertarmi della quantità erogata. Schiaccio poco e vedo partire uno getto laterale anziché verticale sulla mano sotto al piccolo rubinetto. Riprovo ma stavolta metto la mano in modo da raccogliere sia di lato che di sotto nel caso scendesse da lì. Schiaccio il pedalino e viene giù una goccia, mi pare pochino e rischiaccio il pedalino, scende sempre un gocciolino ma decido che va bene così. Mi incammino verso le scale che portano al binario strofinando i palmi. All'inizio parte una saponata che averci avuto lo slittino avrei fatto la settimana bianca alla fermata 'San Babila. Dopo secondi infiniti che pare non asciugare mai, diventa talmente appiccicoso che se devi scendere due fermate dopo ti devi portare giù il sostegno. Poi all'improvviso la base alcolica sparisce e le mani restano morbide e profumate, ma sei già sei fermate dopo la tua. A me va bene che scendo al capolinea e fa in tempo ad asciugare anche quello che mi è colato fin sotto alle ascelle. (Ego sum minchiona)