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mercoledì 16 maggio 2018

E NON CI LASCEREMO PRIMEEEE...

Disattivo Amazon Prime, troppo costoso, l'aumento è stato esagerato e per gli acquisti che faccio io al momento è troppo.
Seguo le istruzioni per attivare la procedura.
Entro nel mio profilo, clicco su 'il tuo Amazon Prime', si apre una finestra dove mi spiegano a cosa rinuncio, va bene ma non cambio idea, proseguo nel mio cliccamento, si apre un'altra finestra che mi chiede se sono sicura di voler rinunciare perchè poi i costi di spedizione diventano tot, tot e tot, sì sono sicura e clicco sul sì.
Si apre un'altra finestra che mi dice che se ci voglio ripensare basta cliccare qui sotto, no non ci ripenso e clicco dall'altra parte.
Si apre un'altra finestra che mi dice che la procedura è andata a buon fine e che ho disattivato tutti i miei benefici.
È una procedura lunga ma fresca, con tutte ste finestre che si aprono....
Dopo pochi secondi mi arriva una mail che mi conferma che ho disattivato il mio Amazon Prime con successo, leggo tutto per bene, non si sa mai con le gabbole elettroniche, se dimentichi di cliccare una volta ti arriva a casa la torre di Pisa da ricomporre nel giardino di casa, con pagamento rateale in 24 mesi a interessi zero.
Letto tutto, a posto, mi dicono che è disattivato, mi ringraziano di averne usufruito un anno e mi salutano con affetto.
Alla fine della mail, sotto in piccolo, c'è un quadratino giallo profilato di nero con scritto "Se ci ripensi"....
Minchia che cosa collosa, sembrano un chewing gum sotto le scarpe, più cammini e più non si stacca, e molla sta gamba!
Suona il citofono, strano, non mi viene a trovare mai nessuno e rispondo curiosa: "Sì?"
"Sono Amazon Prime, se ci ripensi sono giù..." e sento piangere sommessamente.

martedì 8 maggio 2018

MENO MALE CHE C'E' L'ESERCITO

Le stazioni ferroviarie e i porti lo sanno tutti che non sono zone tranquille da frequentare, sono ricettacolo di elementi di dubbia onestà.
Se non sei del posto meglio evitarle, se sei del posto anche, pur conoscendo orari e zone meno pericolose in cui transitarci.
Oggi devo aspettare la mia amica che passa a prendermi davanti alla stazione di Sesto San Giovanni, una piccola stazione di provincia che con i suoi pochi metri quadrati di superficie è riuscita comunque a rendersi teatro di un sanguinoso episodio legato al terrorismo internazionale, non è cosa da andarci fieri ma è una stazione da cui passano centinaia di pendolari ogni giorno.
Non mi ha mai fatto paura passarci o sostare e nemmeno ora, che i tempi sono diventati un po' preoccupanti, mi crea grandi problemi stare lì in attesa.
Da qualche anno la zona è controllata, oltre che dalle forze dell'ordine come routine, anche da camionette dell'Esercito del programma 'Strade Sicure'.
Un po' di tranquillità in più la danno, la loro presenza fa da deterrente ai tanti gruppetti preoccupanti che sostano stabilmente sul piazzale davanti.
Stasera va di lusso, le camionette dell'Esercito sono due, si può aspettare anche con la mano che tiene la borsetta un po' più rilassata e la guardia meno alta.
Mentre aspetto mi guardo in giro e osservo, il mio passatempo preferito, osservo le macchine che creano ingorghi pazzeschi perché parcheggiano in doppia fila di fianco ai taxi e bloccano tutto, guardo i tassisti che dai finestrini lanciano benedizioni urbi et orbi come fosse Pasqua ogni minuto alla volta degli automobilisti in seconda fila, osservo i pedoni che corrono nei modi più assurdi verso gli stalli dei pullman per non perdere la corsa e il metrò che vomita mandrie di viaggiatori e cadenze regolari.
Da uno di questi conati esce una signora dall'età che il giro di boa lo ha fatto da un po', scesa dalla scala mobile viene verso la mia parte e si ferma di fianco a me.
Io continuo a farmi i fatti miei dietro agli occhiali da sole che fanno un po' 'effetto struzzo', ho nascosto gli occhi quindi sono nascosta tutta, ma non funziona così, so come andrà a finire e puntualmente la signora inizia un monologo girata verso di me.
Inizia con un vago accenno alla meteorologia locale e alle stagioni che non sono più quelle di una volta e poi snocciola un rosario di opinioni imprecando contro il traffico che rallenta l'arrivo di chi sta aspettando, lamentandosi dell'immigrazione che sporca le strade, dell'impresa di pulizie municipale che non pulisce perché sono nullafacenti pagati dai cittadini, loda Salvini che: "Lui si che saprebbe fare pulizia" ma  non è quella che intende lei e: " Una volta, solo qualche anno fa, non eravamo in queste condizioni e adesso c'è da aver paura ad andare in giro, tutta colpa di Renzi"
In dieci minuti mi ha fatto due balle che sembrano diciotto, lancia due o tre inneschi di polemica che spengo con l'acqua del buonsenso, poi vede le camionette dell'Esercito e riparte a razzo:
"Meno male che ci sono loro che ci possono difendere, mi fanno sentire più al sicuro."
Eh, signora mia, se hanno rinnovato le armerie e cambiato gli elmetti dall'82 qualche possibilità l'abbiamo altrimenti c'è solo da sperare che non abbiano tagliato il mais nei campi qua vicino che con questo vento a terra non ce la farebbero nemmeno i paracadutisti.
 
 
 
 
 
 





venerdì 4 maggio 2018

IL TRONO DI ZUCCHINE...IL FINALE.

Venerdì mattina, ore 8 del mattino, terza ed ultima prova in questo minchia di supermercato.
Sono uscita di casa un quarto d'ora prima per poter arrivare presto e cercare di trovare abbastanza libero il solito supermercato di viale Piave.
Fuori dalle porte scorrevoli vaga già una certa fauna di persone medio antiche, porca di una vacca, ma questi non dormono mai??
Cosa cavolo ci fai fuori da un supermercato alle otto di mattina quando hai tutto il tempo del mondo per andarci in altri orari e comunque ci andate in tutti gli orari fino alla chiusura senza nemmeno rispettare il turno di riposo?????
Questa frase è da leggere appositamente senza la punteggiatura, per sentire nei polmoni la mancanza di aria che ti prende quando parte l'embolo dell'incazzatura.
Ormai sono qui e ci entro, adesso è questione di puntiglio, è sfida all' Ok Carrell.
Superate le porte scorrevoli si aprono le barre cromate e davanti a me il nulla, il reparto verdura è deserto, mi comprerei un bancale di zucchine solo per il gusto di non avere nessuno davanti.
La corsia del pesce è vuota, ci sono merluzzi e salmoni che saltano felici da un banco frigo all'altro a tempo di musica come le sincronette alle Olimpiadi.
In giro ci  sono solo i dipendenti del supermercato che stanno ripristinando gli scaffali per la giornata che sta iniziando e stanno tirando porconi grossi come angurie in direzione dei pochi clienti che girano e chiedono le cagate più assurde perché non trovano il bagnoschiuma o i fagioli in scatola.
Hai davanti tutto il supermercato vuoto a disposizione e cercatelo da sola, sono sei corsie in tutto, se vai in un centro commerciale cosa fai, ti porti il san Bernardo con la botticella?
Stavolta ho il tempo contato, ho tutto libero ma non posso starci tanto, devo andare al lavoro, così prendo le fragole per cui sono entrata, i limoni che sono due volte che li dimentico e già che ci sono prendo anche le zucchine, queste solo per sfregio.
C'è una sola cassa aperta, più che sufficiente per quell'orario, quando sono entrata era vuota e secondo i miei calcoli, in sette minuti ho fatto tutto e posso tranquillamente proseguire verso l'ufficio senza ritardi.
Arrivata alla barriera delle casse davanti a me ci sono due persone, dove erano nascoste che quando sono entrata non c'era anima viva?
Tutte due hanno un carrello pieno da far paura, hanno accatastato la spesa per quindici giorni in una piramide alta due metri, e seduto sul seggiolino c'è Ramsete III che saluta.
Ma a che cazzo di ora siete arrivati per riempire due carrelli a quel modo alle otto del mattino?
Li avete riempiti ieri sera quando c'era un casino di gente, li avete nascosti  dietro alle casse di birra e stamattina siete venuti a pagare e portare a casa tutto, altrimenti non si spiega.
Rassegnata mi metto in coda e aspetto il mio turno, pago le tre cose, proseguo verso l'ufficio e mentre cammino penso a come cucinare i tre chili di zucchine che mi ritrovo a casa dopo questi esperimenti.
Pasta, zucchine e gamberetti, ottima idea ma mi mancano i gamberetti....



IL TRONO DI ZUCCHINE.....parte 2

Dopo la grande trovata di entrare nel supermercato a cavallo di un ponte pensandolo vuoto, il mio cervello ha elucubrato un'altra cagata, perché non provare ad andarci dopo essere usciti dal lavoro?
Le 18 e 30 potrebbero essere un orario da sperimentare, chissà com'è....
E' da dimenticare!
2 maggio, vediamo se sono tornati tutti a casa dopo le feste civili...sì sono tornati tutti, hanno il frigorifero vuoto, hanno deciso di riempirlo tutti alle 18.30 e sono tutti qui, in questo cavolo di supermercato.
Voglio comprare le fragole e ritento l'entrata nel supermercato di Viale Piave.
Al primo impatto non c'è la ressa dell'ultima volta, meno male,  prendo le fragole senza problemi, trovo del tonno in offerta, ci sono le zucchine a 90 centesimi e tutto è piacevolmente scorrevole, in dieci minuti ho preso quello che mi serviva e mi avvio alle casse.
Girato l'angolo della corsia dei detersivi, dietro alla pila di rotoloni di carta cucina,  me li trovo tutti lì, sembra la barriera del casello dell'autostrada del Sole ad agosto, ed io ho fatto la partenza intelligente.
Scelgo una cassa in base ai carrelli davanti mediamente vuoti e mi metto pazientemente in coda,  le persone della cassa accanto procedono spedite, esattamente come in autostrada,  mentre io sono ferma da cinque minuti qui perché la persona, tre carrelli davanti, ha comperato il Duomo di Milano e lo sta facendo dividere in cento sacchetti per la consegna a domicilio.
Non mi faccio incantare dal miraggio della coda a fianco che si muove, sto ferma sulle mie decisioni per confermare il dato che una volta cambiata la coda per andare in quella di fianco che procede, automaticamente questa si ferma e si muove quella dove si era prima.
Sto ferma mezz'ora nella mia mentre quelli in coda ai due lati mi passano a fianco con i cappellini e le trombette cantando ' Meu amigo Charlie Brown' a tempo di samba bevendo mojito e tequila bum bum.
No, non va bene nemmeno quest'orario, ma quando cavolo ci si deve venire qua dentro per riuscire ad uscirne senza aver lottato contro i giaguari o aver maturato i versamenti per la pensione?
Mentre attendo pazientemente il mio turno, mentalmente mi sono ripassata tutti i santi del calendario, ho spostato le date della loro santificazione, ho riscritto la Costituzione fondando l'Italia sui punti fragola e l'idea geniale si accende improvvisa come una lampadina: ci torno una mattina alle 8 prima di andare al lavoro.
Voglio vedere se anche a quell'ora ci sono i morti viventi di Michael Jackson che vagano per le corsie.
(continua....)



IL TRONO DI ZUCCHINE....parte 1

Lunedì 30 aprile, a cavallo di un ponte Milano è semi deserta e questo mi è sempre piaciuto, Milano vivibile è ancora più bella.
Mi piace molto camminare per le vie di Milano e quando è così tranquilla ancora di più, ma oggi ho deciso di unire l'utile al dilettevole, finito di lavorare cammino fino al supermercato per fare un po' di spesa.
Poca gente in città mi fa pensare che anche al supermercato non ce ne sia molta, l'ora anomala rafforza la mia teoria, sono le sedici e dovrebbero essere altrove anche gli ultimi rimasugli di esseri senza meta.
Arrivata a destinazione entro nel medio/piccolo magazzino in viale Piave e mentalmente ripeto la breve lista della spesa: ' zucchine, fragole, cipolle, melanzane, salmone e limoni'.
Prendo il carrellino di plastica con le rotelle e mi incammino verso la zona della verdura che si trova appena dentro, cerco quello che mi serve e vedo che c'è un piccolo ingorgo umano all'altezza delle fragole, sono in offerta, è normale che sia così, prendo due vaschette e procedo alla volta delle melanzane, ma quasi alla fine del corridoio mi accorgo di non aver visto le zucchine.
Mi giro per tornare sui miei passi quando vedo un'orda di barbari calare furibondi dall'entrata, una marea umana dai volti inespressivi avanza a passo di carica buttando nei carrelli ogni genere di verdura, non riesco a tornare indietro perché hanno serrato i ranghi, non guardano davanti a loro, si muovono come automi e mi ritrovo a nuotare contro corrente, pensavo di dover comperare del salmone, non di doverlo fare io.
Arrivata all'altezza delle zucchine mi trovo davanti un carrello con dentro seduta una piccola bimba e un papà affettuoso che, intralciando i movimenti a tutto il fiume umano, chiede alla figlia: "Come le prendiamo le zucchine, chiare o scure? Come le prendiamo?"
Guarda, se non ti scavi dalla minchia a svelto te lo dico io come le prendi le zucchine.
Prese le zucchine, proseguo il mio cammino portata dalla massa di letame respirante e mi ritrovo davanti allo scaffale dei dentifrici in offerta, non mi interessano, mi accorgo che non ho preso le cipolle  che sono nell'espositore all'entrata.
Mi viene da piangere, devo ritornare in quel mare di rimbambiti che nel frattempo è aumentato e guardando bene mi accorgo che il novanta per centro di loro sono anziani, ma molto anziani, devono essersi svegliati ora dal pisolino perché altrimenti non si spiega tutta sta massa di antica data.
Lascio il carrellino parcheggiato in un posto un po' defilato per non dare fastidio e rapida come un vietcong raggiungo le cipolle, ne prendo una rete e scappo, quasi arrivata a recuperare il mio carrellino vedo passare una piccola nonnina, un po' curva su se stessa, che incede lenta a zig zag trascinando e sbattendo il suo carrello contro ogni cosa.
La tenera nonnina, noncurante di tutto il marasma che le sta intorno, in uno dei suoi tamponamenti aggancia il mio carrellino e lo rimorchia come un vagone di treno proseguendo la sua corsa verso mondi sconosciuti: "prossima fermata taleggio!"
Rincorro nonnina e carrello, sgancio il mio al volo e la nonna, liberata di colpo dal peso del mio, impenna come Valentino Rossi, arriva alla corsia del vino senza passare dal via  e ritira le ventimila lire.
(continua....)























mercoledì 2 maggio 2018

DOVE C'E' UN PIRLA C'E' CASA


Chi sulla carta d'identità ha tanti rinnovi, ricorderà una pubblicità di una nota marca di pasta dove c'era una bambina che mette nella tasca della giacca del papà, in partenza per lavoro, un fusillo.
Era il lontano 1988 ed io abitavo ancora con i miei genitori, colpita dalla tenerezza di questa pubblicità, una mattina decido di mettere un fusillo nella tasca del giubbino di mio papà.
La sera a tavola mi aspetto la reazione di mio papà a questa cosa, è sempre stato molto sensibile a queste cose e molto umoristico in particolari circostanze, ma non si va sul discorso.
Ho pensato che non se ne fosse accorto o che non avesse messo le mani in tasca, così il mattino dopo gli infilo nella tasca un tortiglione, un po' più grosso.
La sera a tavola di nuovo si parla di tutto ma non della pasta nel giubbino.
La terza mattina, sempre nella stessa tasca, metto una farfalla e la sera a tavola di nuovo nessuna accenno alla cosa.
Seguito per tutta la settimana a mettere un pezzo di pasta nella tasca e papà seguita a non dire niente.
Finisce la settimana e al sabato sera , riuniti tutti a tavola, chiedo:
 " Papà, ma questa settimana non ti è successo niente di strano?"
cercando di portare il discorso sulla pasta ma senza dirlo apertamente, e lui risponde in dialetto:
 "No, semper la crapa pelada de l'Oscar in mes ai ball, perché?"
"Ma nella tasca del giubbino non hai trovato niente'"
"Che giubett?"
"Quello di pelle nero..."
"L'è una setimana che le met sù to fradell"
Ecco perché papà non diceva niente!
Mi giro verso mio fratello e gli chiedo:
"E te non ti sei accorto di niente?"
Lui serafico, continuando a mangiare, risponde:
"Eh.... non riuscivo a capire perché mi sono trovato la tasca piena di pasta"
Magari dirlo....che mi risparmiavo tutta quella pasta.