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lunedì 27 novembre 2017

PAOLO DA CANNOBIO, CHI ERA COSTUI


Se in un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso, io ho incontrato la nonna di Jean Claude Van Damme.
Sono le otto del mattino di un lunedì piovoso a Milano, in piazza Diaz ci sono dei portici dove la si può evitare per un bel pezzetto, almeno fino al capolinea della 54 dove devo andare io.
A metà strada mi si avvicina una signora di antica permanenza in terra e dura cervice, vestita in modo elegante e sobrio, pantalone color biscotto con la piega e giacchetta nera, sulla testa una cotonata anni sessanta, borsetta sulla spalla sinistra e ombrello nella mano destra,  che brandisce a mo’ di spada e mi chiede:
-Scusi, per piazza Fontana…..
Penso giusto un paio di secondi alla strada più breve da indicarle, perché è un filino distante da dove ci troviamo e le indico con un braccio la strada dietro di noi.
Sto per parlare quando la signora, agitando il braccio ombrellato, mi tira una steccata sulla gamba anticipandomi con voce alterata
-Ma se mi hanno detto dopo Paolo da Cannobio!!!!!
-Sì signora, dopo Paolo da Cannobio va bene, ma da qui fa prima se gira…-
-Ma come….mi hanno detto….
E seguita a parlare agitando le braccia in modo disarticolato, cerco di evitare l’ombrello che mi arriva due volte all’altezza della faccia e le chiedo gentilmente di abbassare la guardia che non stiamo duellando a singolar tenzone, sto solo cercando di spiegarle la via più breve per arrivare in piazza Fontana dal punto in cui ci troviamo.
La signora ottusa non ascolta ragioni e continua a ripetere il nome di Paolo da Cannobio in preda all’ansia crescente.
Credo che a questo ritmo incalzante di citazioni, Paolo da Cannobio si materializzerà davanti a noi per vedere chi è che sta disturbando il suo sonno eterno alla mattina presto.
Riprovo ad aprire le trattive cercando di spiegarle la strada e tenendo la guardia alzata con il braccio sinistro le dico:
-Allora signora, se smette di agitare quell’ombrello cerco di aiutarla, se proprio non riesce a fare a meno di gesticolare, lo faccia almeno con la mano libera che quell’ombrello in mano a lei è un’arma pericolosa.
Poco convinta della cosa però abbassa il braccio e mentre ripiega la zampa di drago mi legna sulla spalla, la giacca leggermente imbottita attutisce la legnata ma se mi distraggo un attimo ci rimetto il naso.
Riprovo ad indicare la via dietro di me, ma a quel movimento la signora riparte con la menata  di Paolo da Cannobio con la voce che diventa stizzosa come i capricci dei bambini, il braccio con l’ombrello decolla di nuovo e mi atterra diretto sulla testa.
ACOLTA, MARY POPPINS DI STO CANNOBIO, VISTO CHE  NON HAI NESSUNA INTENZIONE DI ASCOLTARE E IO NON SONO UNA TARTARUGA NNJA QUA A SCHIVARE LE LEGNATE DI PRIMA MATTINA, PRENDI STO CAZZO DI OMBRELLO, METTITELO NELL’INCAVO DEL BRACCIO CHE TANTO NON PIOVE PIU’ E VAFFONTANA IN PIAZZA!
E GIA' CHE CI SEI,  SALUTAMI PAOLO.

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