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venerdì 24 febbraio 2017

AL SUPER È SEMPRE FESTA!

Da quando hanno ristrutturato il punto vendita vicino a dove lavoro, fare la spesa ogni volta è una sorpresa.
La prima volta che sono entrata, mi sono sentita come una cavia da laborarorio alla quale hanno spostato il bottone da schiacciare per avere il formaggio.
Ho vagato per le corsie cercando di capire il criterio con cui l'architetto aveva sistemato le cose, un suo progiuetto che all'inizio può anche non piaciuere.
Esattamente come a me: non piaciueva.
La seconda volta che sono entrata qualcosa lo avevo capito, ma il criceto che ho in testa continuava a sbattere contro una parete del cranio e sono tornata a casa con due chili di pane e quattro carote viola, ma mi serviva tutt'altro.
La terza volta, ormai veterana del posto, ho incominciato a notare lo smarrimento degli altri mentre io riempivo con maestria il mio carrellino, facendo mentalmente il dito medio a tutti come nemmeno Mister Bean avrebbe osato fare.
Stasera me lo sono girata con calma, cercando tutto quello che mi serviva, come se fossi lì da sempre.
Davanti all'espositore dei formaggi mi trovo una signora che, cercando di arrivare al provolone, prima si sposta sulla destra e impedisce di spostarmi, io mi sposto a sinistra e lei fa la stessa cosa;  poi si sposta sulla destra e ripetiamo la stessa coda senza avanzare di un passo per tre quattro volte.
Io mi fermo, lei indietreggia, piega la testa indietro, fa un gesto ampio con la mano indicando la strada libera e mi dice: "scusi".
Le sorrido e mi allontano dal Bel Danubio blu a passo di Samba.
Proseguo il mio giro, davanti al contenitore della frutta secca c'è una donna di circa una quarantina d'anni, con una graziosa gonna di voile nera, a -1 gradi me la dovrebbe spiegare bene, che la tiene dall'orlo con grazia tra due dita sollevandola fino quasi alla vita, la gamba sinistra semiflessa dietro a quella destra e con una mano si regge al carrello al suo fianco.
Credo stesse provando l'ultimo pliè dello Schiaccianoci.
Da lontano sento il rumore della macchina per pulire i pavimenti che arriva, guidata da uno stoccafisso che prosegue il suo percorso senza la minima espressione sul volto, seguito da quattro/cinque persone che, bloccate in un collo di bottiglia creato dall'inserviente, danno vita al più triste trenino di Capodanno di sempre, in attesa di poter sorpassare come sull'autostrada del Sole ad agosto, liberandosi da quella processione in onore di San Marzano.
Arrivata alla cassa attendo il mio turno che viene annunciato danuna voce un po' metallica che esce da un monitor: "cassa numero...." quando è il tuo turno devi correre a prendere il fazzoletto tenuto dalla cassiera, se non fai in tempo, devi ricominciare il giro dall'entrata senza ritirare le 20.000 lire.

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