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lunedì 20 giugno 2022

IL CALIPPO

Domenica pomeriggio d’estate, verso il tramonto ci si aggira pigri e accaldati per le strade della città in attesa della cena per concludere un po’ mesti il week end appena trascorso. Io mi sto incamminando verso la casa dei miei genitori e nella testa ho mille pensieri che mi portano lontano anni luce da dove sono e non vorrei essere. Cammino perché i piedi conoscono a memoria quella strada e non presto più attenzione ad un sacco di cose che sono sempre le stesse da cinquant’anni. Cammino per la solita strada dove in genere penso a progetti di cose che moriranno prima di aver girato l’angolo per la via dopo. Passo sotto l’albero che fotografo sempre ad ogni stagione per vedere come cambia e poi mi dimentico dove metto le foto e non faccio mai la comparazione, sono tre anni che faccio la stessa cosa e sono tre anni che non trovo le foto. Passo la chiesa, guardo uno dei due ulivi davanti che è morto e mentalmente ripeto sempre la stessa frase: “se è morto cosa lo tengono li a fare? E’ un dono delle onoranze funebri della zona è normale che muoia” Passo il negozio di parrucchiera che ha un cartello con scritto “we are open, come in”. Siamo una città dal 1975 ma tutti sti inglesi io qui non li ho mai visti, la zona poi non è nemmeno centrale, per passare di lì o ci abiti o ti sei perso. Siamo gemellati con Mazzarino in Sicilia e mi metti il cartello in inglese. Sono quasi arrivata e ancora non sono su questa terra, attraversando le strade ho incrociato tanti Glovo, Getir, Deliveroo e similari, nel week end lavorano parecchio, tutto sommato meno male, così fanno qualche soldino anche loro, solitamente sono ragazzi emigrati che cercano di racimolare qualche soldo per pagarsi il letto dove dormono ammassati in case subaffittate all’ennesima potenza. Camminando sul marciapiede il mio torpore viene smosso da una figura che mi passa davanti tagliandomi quasi la strada, giro la testa e vedo un giovane ragazzo introno ai 22/24 anni, alto più o meno sul metro e ottantacinque, muscoloso ma non troppo e con un braccio regge una scatola che mette in mostra in bicipite teso sotto la maglietta bianca attillata. Alla fine del braccio c’è una spalla che finisce di riempire la manica della maglietta in modo prorompente e porta a guardare il resto dell’indumento appoggiato su un torace ampio che poco lascia all’immaginazione. Che faccio mi fermo lì o scendo a vedere se il pantalone sta bene con la maglietta? Va bè che con bianco sta bene tutto ma io darei un’occhiata, così per curiosità… Indossa un paio di jeans neri, sa vestirsi il ragazzo, ha scelto un paio di pantaloni scuri che mettono in risalto la parte sopra ma che fanno presente che in palestra usa anche il macchinario per le gambe e funziona benissimo. Un paio di Nike Air Force 1 total white ai piedi e un orecchino ad anello discreto ad un orecchio completano il look. Allunga un braccio verso il citofono di una casa lì vicino, sul polso tintinnano dei braccialetti di acciaio e sulla mano leggermente abbronzata porta due anelli, si piega leggermente verso il microfono facendo cadere morbidi capelli scuri leggermente mossi sul viso. Dal citofono gracchia una voce che dice: “Chi è’” Il ragazzo girando la testa dalla mia parte, che fortunatamente sono dalla stessa parte del citofono, esclama deciso con una voce morbida e suadente: “GUSTAMI!” E inizia a fare caldo, tanto caldo, sono 33 gradi a termometro ma percepiti 64 sulla pelle, ela sete si fa sentire seccando le fauci, queste trappole mortali che girano d’estate mettono arsura. Il sudore scende copioso e imperla la fronte, meno male che vesto di nero così non si pezza l’ascella e prepotente parte violento il desiderio adolescenziale di un Calippo all’arancia.

LA PROCESSIONE

Da parecchio tempo ormai in uno dei quartieri centrali della città dove vivo, i residenti si lamentano degli schiamazzi notturni fino a tarda ora dei frequentatori di alcuni mini market aperti fino a notte inoltrata. Dopo gli schiamazzi della sera prima, il giorno dopo sui marciapiedi restano i segni del passaggio degli Urinanti, una tribù di avvezzi all’alcool d’orzo fermentato che si deambulano solo di notte in carovane, mossi dall’arsura accumulata nelle calde giornate e lasciano come prova del loro passaggio file di bottiglie di birra vuote, cocci di vetro sparsi per tutto il marciapiede e rigagnoli dello stesso liquido ingurgitato trasformato in urea, azoto e acido urico. I residenti si sono rivolti al sindaco per tantissimo tempo con lamentele di ogni tipo fino a che il Primo Cittadino ha emesso un’ordinanza che dal 15 giugno al 30 settembre dalle ore 19 del giorno prima alle 7 del mattino dopo, codesti mini-market non posso vendere alcolici, pena multe dai 75 ai 500 euro. Con buona pace di tutti attendiamo con ansia il giorno in cui scatterà il coprifuoco e che giustizia sia fatta. Per cause di forza maggiore tutte le sere mi trovo a dover prendere l’autobus per tornare a casa intorno alle 22.30/23.00 proprio davanti ad uno di questi mini-market e la curiosità di vedere come gestiranno questa cosa del ‘coprifuoco’ che farà perdere loro molti soldi, è molta. La prima sera in attesa dell’autobus vedo che il negozio sta per chiudere alle 22.30, solitamente vanno ben oltre quell’orario e dalla porta del negozio escono persone con in mano bottigliette di acqua, lattine di coca cole e limonata e penso che forse bastava così poco per mettere un po’ di ordine in quella zona. Il giorno dopo allo stesso posto, alla stessa ora, sembra accadere la stessa cosa ma c’è qualcosa di strano e familiare allo stesso tempo. Il negozio è sempre aperto come al solito, alle 22.30 non pare essere in chiusura e dalla porta escono prima due persone con dei sacchetti anonimi contenti bottiglie di vetro Tennentanti che salgono velocemente in macchina partendo a tutta birra verso altri mondi dove nessun uomo ha mai bevuto prima. Poco dopo iniziano ad uscire a coppie una decina di Desperados in fila per due con in mano un cero dedicato a Santa Maria Moretti, a seguire le pie donne che cospargono la strada dove passerà la processione, di grani di sale che lassanu senza ciatu ed infine l’uscita del santo, San Miguel, lo si riconosce dal Nastro Azzurro che sventola mosso dal vento caldo della notte estiva e dalla bottiglia di Bier du Demon che tiene sotto al piede sinistro ad indicare la vittoria del bere sul male. La processione di allontana un po’ mal salda sulle gambe e il santuario della madonna dei tre luppoli rimane vuoto e silenzioso, da lontano vedo arrivare l’autobus, la giornata è finita e andiamo in pace con tutto lo spirito.