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lunedì 27 aprile 2015

AGLIO CCHI PUÒ TRAR D'INGANNO

Semaforo verde, l'autobus ha già chiuso le porte e dovrebbe ripartire ma non si muove. Dall altra parte della strada sta zampettando una ragazza graziosa, con i jeans bianchi tagliati più parti all altezza delle cosce, un giubbino di pelle nera e un paio di decoltè nere a punta con tacco 12 a stiletto. Con un abbozzo di sorriso alza timida una mano verso l autista che senza dire beh apre le porte e la fa salire. Se fosse stata chiunque altra non solo non avrebbe aperto, avrebbe avuto anche da dire cose poco carine se la persona avesse insistito. Sarebbero partiti anche improperi, succede ogni volta. Oggi, con questa visione celestiale, il copione è cambiato. La ragazza sale facendo oscillare i suoi lunghi capelli biondi liscissimi, che nemmeno madame Sunsilk con il suo brevetto liscio perfetto avrebbe saputo fare di meglio. Il viso levigato da un ottimo fondotinta frattazzato alla perfezione, da far invidia ad un muratore bergamasco. Attaccandosi al sostegno, sorride e cinguetta un "grazie" all' autista. Nello stesso momento, dalla bocca truccata perfettamente con un rossetto rosso, sicuramente di marca costosa, esce una tanfata di aglio densa, da far paura ai campi di aglio di .......e che se avesse avuto un colore sarebbe stata gialla virante al verde, come le radiazioni che hanno trasformato Ben Grimm ne 'La Cosa' dei Fantastici 4. Sento quel vento radioattivo spingermi indietro con violenza, capelli, rughe e orecchie. È un frontale con un muro di energia invisibile, ha la stessa potenza che ha sviluppato l Apollo 13 alla partenza sulla rampa di lancio della NASA. Grimilde, per Diana, chiudi quella bocca che domani vorrei risvegliarmi ancora io, sicuramente meno bella di te, ma con l alito di colluttorio alla mela verde.

IL RISO NON SEMPRE ABBONDA SULLA BOCCA DEGLI STOLTI

Ci sono cinesi e cinesi, italiani e italiani.
Io non sopporto i primi e faccio fatica a mandare giù anche qualcuno degli altri.
In questo negozio di cinesi dove sono passata qualche giorno fa ci vado raramente, ti stanno addosso tutto il tempo come le zecche e sono più asfissianti di un sacchetto di platica incollato alla faccia.
Questa volta mi è andata bene, c'erano una coppia di signori anziani che tenevano banco con la signora e il marito era impegnato a mettere a posto delle scatole,  così io ho potuto girare indisturbata.
Il negozio però è piccolissimo e la solita nenia mortale me la sono dovuta sorbire lo stesso mentre opprimevano la coppia di anziani:
- Cosa celchi? Sta gualdando? Compla maglia , pela comoda, pel te va bene, celchi manica lunga? Manica colta? Pelo colore, plezzo buono, che colole celchi, no ti piace, io celca altlo.
Credo che abbiamo comprato un cd con registrate queste frasi che memorizzano di notte e ripetono di giorno, senza pausa, senza virgole e con la stessa inflessione cantilenante come il cigolio di un'altalena vecchia mossa dal vento.
Probabilmente i due cinesi, sono anche abituati alle solite risposte vaghe delle persone che si infastidiscono ad averli addosso e non ci fanno più nemmeno caso, proseguono nel lamento ancestrale.
Credo che abbiamo un sensore all'altezza delle gambe, appena gli passi davanti partono le giaculatorie in automatico, anche se fai le finte con una mano, se percepiscono lo spostamento dell'aria è finita.
Questa coppia di anziani però credo sia riuscita a spiazzare loro.
La moglie della coppia anziana e la moglie del cinese, alla cassa intavolano un dialogo apparentemente normale:
La signora anziana chiede alla signora cinese:
-"E' tanto che siete in Italia?"
-"Olmai sono quindici ani"
-" Ma avete bambini?"
-"No bambini, glandi, uno ventidue e uno ventisette ani"
E porelli, con tutti quei buchi...chissà che spesa di carta igienica....
-"Ma nooooo..siete così giovani e avete dei figli così grandi..."
-No tanto giovani.noi tanti ani."
Eh beh, in famiglia ci si assomiglia.
Ridacchia la signora cinese, non perché contenta del complimento, ma perché ride sempre, forse perché mangia sempre riso, il riso fa buon sangue e buon sangue non mente.
La signora anziana incalza:
-"Maschio o femmina?"
-"Due maschio, ma plefelivo femmine, femmine è melio"
-Nooooo, noooo meglio maschi...sa le femmine fanno guai...le devi stare attente che se ti distrai ti portano il guaio a casa, io ho due maschi, sono stata fortunata...
Eh signora mia, è vero che le femmine portano i guai a casa, se sono come lei, con la sua mentalità.
Lei di guai ne ha portati a casa due e sono proprio le mamme come lei che mettono al mondo maschi senza midollo che renderanno la vita una merda a femmine che avranno la sfortuna di attraversare la loro vita e speriamo che le mamme di queste femmine non si distraggano troppo che se portano a casa un guaio generato dai maschi che ha messo al mondo lei, non ci salviamo più e non basta un altro diluvio Universale a liberarci.
Io pensavo che nel 2015 questi discorsi li avrei potuti sentire da culture diverse dalla mia e invece l'ignoranza ce l'ho ancora sullo zerbino di casa.

martedì 21 aprile 2015

UNES PAUSA SEMPRE SPECIALE

Pausa pranzo, stesso supermercato, solito elemento.
Cerco tra gli scaffali le fette biscottate e non le trovo.
Dopo otto mesi che entro qua dentro, ancora non ho capito la logica della sistemazione degli scaffali.
Sono riuscita a capire la logica dei cinesi ma non di questi autoctoni.
Passo la zona pane, crackers, prima colazione, ma niente, nessuna traccia.
Annaspo tra biscotti e filetti di sgombro, ripercorro la corsia per la terza volta e poi le trovo, sono vicino al cioccolato alle pappe dei bambini.
Nel mio pellegrinare all'interno di questo luna park, sento la conversazione surreale tra il salumiere e un cliente.
-"Ma questo cotto in offerta è buono?"
-"Basfr gurnnf llhehhm"
-"Me lo consiglia'"
-" Ghfbbd ggiih mmliihjd"
-"Mah, sa, sono un po' indeciso..."
Il salumiere tace.
Ti ha aiutato molto.
Non è straniero, è italianissimo ma non si capiva una mazza di quello che stava rispondendo al cliente.
Non so se per un difetto di pronuncia, un difetto di coordinamento mentale o un difetto del prosciutto in offerta.
Arrivo alla cassa e depongo quello che ho comprato sul nastro trasportatore.
Tutto bene fino alla fine e poi arriva la domanda strana.
Non sono mai pronta a cosa potrà uscire da quelle meningi e me la gioco al momento, un po' come una scommessa ai cavalli.
-"Ma dove lavorate potete anche cucinare?"
-"No, non possiamo fare da mangiare, ma abbiamo un forno a microonde dove poter riscaldare le cose"
-"Ma allora adesso vai a casa a mangiare'"
-"Ma come faccio ad andare a mangiare a casa che abito ad un'ora da qui?"
-"E che ne so io, e allora gli gnocchi che li hai comprati a fa?"
Mi si impietrisce l'amigdala, non provo nessuna emozione per una manciata di secondi.
Tutto sto cinema di ragionamento perché ho comperato gli gnocchi.
Gli gnocchi? Li uso al posto dei sassi con la fionda per abbattere i piccioni sui cornicioni.
-"Li porto a casa e li mangio stasera"
-"Ah beh, ma il frigorifero lo avete"
-"Si certo, quello ce l'abbiamo"
-" E meno male".
E già, meno male, non faccio la settimana bianca, non vado in vacanza dal mercoledì, non posso cucinare, almeno il frigorifero ce l'ho.
Intanto ho messo la spesa nella borsa, lo saluto, mi avvio verso l'uscita e mi fermo prima che si aprano le porte.
Aspetto l'ultima domanda, quella che chiude il sipario, ma tarda ad arrivare.
Poi da dietro sento la sua voce che arriva puntuale e mi rilasso, deglutisco, la paura passa e il cuore torna a battere.
-"Hai dimenticato qualcosa?'
Resto immobile in silenzio, ma mi parte un embolo nella vena diploica e mi sento sgangherare dentro come Jim Carrey quando si trasforma in "The mask"
Io ho dimenticato qualcosa?
No, io non ho dimenticato niente, tu hai dimenticato l'ultima cazzata prima dell'uscita.
Quella frase che è diventata un po' come le 20.000 lire del Monopoli passando dal via, ma oggi, nel mazzo delle probabilità mi è uscita la carta "USCITE GRATIS DI PRIGIONE SE CI SIETE"

domenica 19 aprile 2015

LE PAROLE HANNO UN PESO, COME CERTE DECISIONI

Leggendo del bimbo abbandonato in strada, su uno di quei giornali gratuiti che danno in metrò. Gesto inqualificabile per cui non ci sono parole e pensieri sufficienti ad esprimere qualsiasi cosa. Invece di parole me ne vengono tante per esprimere quello che penso del/della giornalista che ha sottolineato che nella città di Sesto, nel 2013, otto mamme non hanno riconosciuto i loro bambini dopo la n...ascita, lasciandoli in adozione. Decidere di non riconoscere un figlio non deve essere una cosa facile. I motivi che portano a farlo sono mille e tutti non discutibili da chi non sia il diretto interessato ed è un diritto della donna che decide di farlo. Paragonare una donna che decide di non riconoscere il figlio, garantendogli comunque assistenza e una vita dignitosa altrove, non è paragonabile a chi abbandona un figlio sul ciglio della strada, al freddo, in un sacchetto di plastica. Giornalista idiota, impara a fare informazione corretta e non pettegolezzo da cortile. Già la gente fa schifo di suo, non metterci anche il carico quando giù c'è una briscola e non sei tu di mano.

venerdì 17 aprile 2015

ALTEZZA MEZZA BELLEZZA

Bella  lasaggezza popolare, ha sempre un fondamento e spesso si vede subito.
E' opinione comune che essere alti aiuti ad essere belli anche quando Madre Natura fa gli scherzi.
Camminare per Corso Buenos Aires è come camminare nelle favole, è un modo fantastico di vedere un parco elementi da far invidia alla Corte dei Miracoli, ma è bello proprio per quello.
C'è di tutto, potrei starci sei mesi seduta per raccontare qualcosa di tutti ma oggi, quello che mi ha colpito di più, è stata una ragazza altissima.
Passando davanti ad un notissimo panificio, sempre affollato per le meravigli gastronomiche che produce, mi colpiscono due gambe lunghissime che escono da lì.
Un paio di gambe non magre ma fatte proprio bene.
Avvolte in un collant nero, il mio preferito da sempre, ma non ho le gambe da mostra, non sono alta, e quindi non sono bella nemmeno a metà.
La parte superiore delle gambe finisce in un paio di short, neri anche loro, e la parte inferiore in un paio di stivaletti poco più lunghi della caviglia, di similpelle nera con le borchie.
Con la Salerno-Reggio Calabria al posto delle gambe, può permettersi tutti gli stivaletti tronca-gambe del mondo, tanto per quanto tronchino, la metà delle sue, sono comunque le gambe di una donna alta un metro e sessanta, di tutto rispetto.
Le gambe così vestite, sono accarezzate, ad ogni passo, da uno spolverino nero, lungo quasi alla caviglia, che svolazza leggero coprendo e scoprendo ste due colonne corinzie.
Salgo con lo sguardo e vedo una borsa nera con le frange, appoggiata ad una spalla, che completa questo look 'total black' come piace a me.
Ecco, se io fossi alta come lei, mi vestirei così, non rischierei di sembrare il sacchetto dell'indifferenziata.
Adesso però, voglio vedere il viso che c'è attaccato a questa Giunone uscita dal libro di epica.
Se tanto mi da tanto mi cade la mascella.
Proseguo con lo sguardo verso l'alto, passo la maglietta, ovviamente nera, che non ha particolari fronzoli da raccontare, non ha nemmeno dei fronzoli sotto che creano dislivelli tipicamente femminili.
Arrivo al viso, finalmente, devo piegare la testa indietro per riuscire a guardarla, è altissima, i capelli lunghi le sfiorano le spalle, morbidi, castani scuri con i riflessi cioccolato intensi.
Se Madre Natura si distrae, il vento suo figlio, a volte  sa quello che deve fare, con una folata improvvisa sposta i capelli davanti al viso della ragazza e.... due colpi di cazzuola rapidi e decisi, con il cemento a presa rapida, riescono a fermare nel tempo questi istanti che levano il fiato.
Altezza mezza bellezza, nel senso che ci si deve fermare a guardare le gambe, giusto la metà.

mercoledì 15 aprile 2015

L'ILLUMINAZIONE SULLA VIA DI DAMASCO


L’impianto elettrico della scala del mio palazzo ha problemi ormai da anni.
Le lampadine delle plafoniere si bruciano dopo due/tre giorni di utilizzo.
Ad ogni riunione di condominio si fa presente la cosa all’amministratore che ogni volta risponde allo stesso modo: “ proveremo a vedere ci sarà una massa".
Dici bene, a vedere, al buio non è che si veda molto.
Gli anni passano, le mamme invecchiano e le lampadine bruciano,
Qua all’ultimo piano pare che il problema sia più pesante che negli altri piani, spesso le lampadine bruciano in tutte e due le plafoniere e viviamo di luce riflessa, quella del piano di sotto.
Noi vicini di casa ci siamo rassegnati a riconoscerci dalla voce per salutarci, e devo dire che a me va di lusso perché i miei vicino sono tutti stranieri con accenti diversi e quindi al buio sono distinguibili molto bene.
Ogni volta che una lampadina si brucia, dovremmo avvisare il condomino addetto alla manutenzione, in modo che la possa sostituire.
I miei vicini non lo hanno mai fatto, si vede che avranno gli occhi come i gatti, solitamente sono io che avviso il tale, ma da un po’ di tempo mi sono rotta le scatole di suonargli alla porta ogni 15 giorni, ho paura che mi faccia tenere a Cresima la nipotina da tanto sono di casa ormai.
Non vedendomi da qualche tempo, quando mi incrocia, gentilmente mi chiede sempre: “ come va di sopra?”
Non è che gli interessi come stia io, la sua domanda si riferisce alle lampadine.
Ogni volta ho sempre una lampadina bruciata da dirgli, oggi ne avevo due.
-“Ma lei me lo deve dire, io non mi accorgo se si bruciano, abito al piano terra”
Lo dice tutte le volte.
-“Lei ha perfettamente ragione, ma non posso suonarle alla porta alla mattina alle sette per dirle che le lampadine sono bruciate, mi secca”
-“Ma no che non mi disturba, io vado al lavoro alle 5, c’è mia moglie”
E certo, non rompo le balle a te, tanto te sei già andato, che volpe del deserto.
-“Gliel’ho detto ancora all’amministratore che ce il pobblema”
-“Eh, e l’amministratore cosa le ha risposto? Niente come al solito immagino…”
-“Mi ha detto che se manda fuori l’elettricista dobbiamo pagare l’uscita”
Minchia che fulmine di guerra, ha avuto l’illuminazione sulla via di Damasco!
-“Eh, invece le lampadine gliele regalano?”
-“No, le paghiamo”
Mi risponde anche…
-“Nell’arco di un anno, con i soldi delle lampadine che si sono dovute comprare, l’elettricista lo possiamo chiamare almeno tre volte”
-“C’ha raggione”
E c’ho raggione sì, con la voce “ACQUISTO LAMPADINE LUCE SCALA”  stiamo accantonando la liquidazione di tutti i dipendenti della Philips.

martedì 14 aprile 2015

CIBO SANO E ARIA PULITA

La stagione è giusta, la temperatura lo consente e si predispongono i tavolini x i clienti all'aperto. Come sempre. Ma ci vuole un'intelligenza da ingegneri spaziali a concimare i vasi delle siepi che separano i tavoli dalla strada, con lo stallatico. Con l umido della terra bagnata e il caldo dei giorni di sole, vien su una bolla di puzza che nemmeno i meninos de rua nelle fogne del Brasile reggerebbero. Ma a chi è venuto in mente di mettere la merda di cavallo vicino ai tavoli dove si mangia?

IL JET LET

Due elementi in metrò a san Babila sono intenti a staccare gli adesivi sulle valige reduci dall'aeroporto. Ogni tanto si scambiano un paio di parole giusto per comunicarsi che sono ancora lì anche se stanno facendosi le etichette loro. Ad un certo punto uno dei due esordisce dicendo: "sono stordito.a devo avere la sindrome del jet let". SÌ, HAI LA SINDROME DEL VA' IN LET. BIGUL!

lunedì 13 aprile 2015

LE BELLE TRADZIONI DI UNA VOLTA

Pausa pranzo, bel sole, caldo, passo nel solito supermercato, ma faccio un blitz degno dei Nas, non mi vedi, non mi senti, pago e tu non hai il tempo di parlare.
Quando hai capito che sono stata sta lì è troppo tardi, sono già in ferie.
Esco la supermercatello contenta di non aver dovuto disquisire dell'assurdo con il balengo solito alla cassa.
Cammino tranquilla sul marciapiede e in lontananza vedo arrivare un signore marocchino con in braccio un grosso tappeto arrotolato.
Il tempo pare fermarsi di colpo.
Da quanti anni è che non si vede un marocchino con il tappeto?
IL MAROCCHINO per antonomasia, il 'vu cumprà' con il tappeto.
Era diventata una tradizione, seconda solo all'Amaretto di Saronno.
Una vita!
Adesso non sono più marocchini gli ambulanti, sono senegalesi con la bigiotteria, cingalesi con le rose, bengalesi con gli incensi, vattelapesca con le borse, ma di marocchini nemmeno l'ombra.
Sei un pezzo di antiquariato, a giudicare dal colore bianco dei capelli sarai in giro con quel tappeto, che non ti ha comprato nessuno,dal 1982.
Il viso cotto dal sole metropolitano, riflesso dall'asfalto in tutti questi anni.
Il tuo incedere lento mi lascia tutto il tempo di pensare a quando la parola 'marocchino' veniva detta con tutto il dispregio che ci si riusciva a mettere nell'intonazione della voce e nella corrugazione del volto.
Adesso si dice extra comunitario, tutto un fascio di erbe varie, che accomuna il destino di tutti gli stranieri che vagano per le città senza un dio, nemmeno quello di Facchinetti dei Pooh.
Penso a come potrebbe vendere un tappeto così grosso per strada, a quanta strada fatta con quel tappeto che non vola nemmeno per farlo riposare un po'.
Come ci campa con quel tappeto, perché gira con un tappeto addosso, adesso che fa anche caldino.
Un po' mi fa tenerezza, una vita passata sotto ad un tappeto e non sei nemmeno la polvere spinta sotto da un colf filippina.
Ora mi sei davanti, mi sembri persino un volto conosciuto, come se fossi davvero uno di quelli che giravano quando ero giovane.
Ti fermi davanti a me e mi dici: "Vuoi tappeto?"
A me? Ma cosa me ne faccio io di un tappeto?
Sono a piedi, mica posso salire sui mezzi con due metri di bazooka di lana sulle spalle.
Non mi piacciono nemmeno, non li sopporto e ci inciampo dentro sempre ogni volta che ne trovo uno davanti ai piedi.
Forse però, se lo prendessi, potrei girare io per la città cercando di venderlo dicendo: "tel voret cumprà giargiana??"
Ormai lo straniero a casa mia sono io.

NON CONFORME

Lunedì mattina sul metrò bello pieno, sale una marea di bambini vocianti in spedizione 'gita in Duomo'.
D'istinto viene da sbuffare, che rottura, fanno casino, io mi devo fare i pensieri miei che penso al mare, che stasera non sono di turno, che dopo il lavoro voglio andare al parco, dai cinesi, in giro per Milano, che non sto ancora bene e mi da fastidio lo stomaco, che voglio stare come sabato pomeriggio, che voglio... che voglio....che voglio....e poi mi metto ad ascoltare i discorsi dei bambini.
Come faccio a volte con gli adulti che fanno delle conversazioni surreali.
Ma i discorsi dei bambini sono diversi, non sono parole buttate lì per circostanza, noia o solo per riempire un silenzio che pesa.
Le parole dei bambini sanno essere lame potenti, tagliano, feriscono, fanno male, sciolgono il cuore, fanno tenerezza, fanno pensare.
Questi sul metrò di oggi sono bambini di prima/seconda media, credo, non più grandi di così.
Come da sempre, sono divisi in gruppi: i maschi, le femmine e i 'non conformi'.
I 'non conformi' sono quei bambini che grassi, goffi, timidi, con degli occhiali particolari che fanno la faccia da sveglione, quelli alti alti e magri allampanati, quelli che tartagliano, quelli non vestiti alla moda, quelli senza smartphone, quelli un po' trascurati, quelli indietro un quarto d'ora.
I 'non conformi', la mia categoria.
Il non conforme, per una sorta di legge di compensazione, spesso sta vicino ad una delle maestre o    professoresse, che tendono un po' a proteggerlo, un po' a spronarlo ad inserirsi e se trovi quella che non capisce niente, lo tratta anche un po' bruscamente.
Nella vagonata di oggi il 'non conforme' è un bambino magro, un po' più piccolo degli altri, indossa un cappellino di lana con un paio di buchi sul bordo ed è vestito con una tuta grigio chiaro tutta arricciata che racconta di cassetti di mobili in cui è stata riposta accartocciata, forse da una mamma troppo presa da altri bambini, lavoro, casa e marito, per riuscire a stare dietro a tutto.
Si regge al sostegno della carrozza con una mano, vicino ad una prof e all'esterno del gruppetto delle bambine, osserva e ascolta.
Ogni tanto azzarda una frase per inserirsi nel discorso ma nessuno lo sente e così torna ad ascoltare da fuori del recinto.
Ha un viso dolce, gli occhi marroni vispi e un sorriso bellissimo, sotto alla tuta si intuiscono le ossicine e le maniche della felpa, troppo lunghe per le sue braccia, nascondono le manine ossute.
Il gruppetto delle ragazze parla delle solite cose di ragazze, che poi cambiando un po' la traiettoria, diventeranno i discorsi dominanti da signorine e poi da donne: i maschi.
Ad un certo punto una di loro si gira verso il 'non conforme' e con un sguardo un po' 'cretino' gli dice: "Ma non hai caldo con quel cappellino?"
Tutte si girano verso di lui, reazione normale della mandria quando segue il gruppo.
Sul viso del bimbo si apre un sorriso fantastico e guardano la ragazzina che gli ha fatto la domanda risponde candidamente: "No no, non ho caldo, pensa che ci ho anche dormito stanotte con il cappellino".
Mi si è capovolto lo stomaco e il cuore mi si è stretto in una morsa.
Risposta sbagliata piccolo, guarda il viso di quelle ochette ora, un misto di raccapriccio e ilarità, come se tu fossi diventato più marziano di quanto fossi prima.
Andrà avanti ancora così per qualche anno, fino a che non imparerai a giocartela sulla simpatia o se crescendo non diventerai quello che mi auguro, bellissimo, e i presupposti ci sono tutti.
Ritorna nel suo silenzio, attaccato sostegno della carrozza.
Ho fatto caso che, ogni volta che la ragazzina della battuta infelice del cappellino, si gira verso il 'non conforme', lui si illumina e partono dei sorrisi dolcissimi, gli piace, ecco perché, a lui piace quell'ochetta insipida che lo snobba per fare la vampetta con le amiche.
Niente di che, una bambina normale, nemmeno tanto bella, ma appartenente a quella categoria fatta di carta vetrata.
Quelle persone che quando le incontri nella vita e ci strisci contro, ti lasciano certe grattate dentro e fuori, che le ricordi per sempre.
Le fermate del metrò si susseguono e io dovrei scendere alla prossima, Porta Venezia, perché sono un po' in ritardo, ma proseguo fino a San Babila perché voglio guardare ancora quel bimbo dolcissimo e la sua non prepotenza per cercare di entrare nel gruppo, mi ricorda tanto qualcuno, che dello strisciare contro la carta vetrata ci ha fatto uno stile di vita mio malgrado.
I discorsi volano dappertutto,
 'cosa andiamo a vedere?'
'ma prof lei ha figli?'
'ma dopo dobbiamo fare il tema?'
bla...bla...bla...
Io continuo ad osservare il bambino che resta in silenzio sempre in disparte e penso che se non si fa uno scudo grosso e potente come quello di Capitan America, ci resta sotto a questa vita dominata dalle carte vetrate.
Le ragazzine continuano a parlare tra loro e poi, improvvisamente, alla frase dell'ochetta " io il fidanzato lo voglio con gli occhi azzurri!" il non conforme, con un sorriso grande come il Duomo, risponde di botto:" allora me li dipingo!!"
Lei non lo caga nemmeno di striscio, non ha capito un cazzo della dolcezza di quella frase, è solo una carta vetrata, che con 50 centesimi la compri dai cinesi.
Il  sorriso del bambino si spegne mortificato, io scendo a San Babila perché se vado con loro in Duomo quella la prendo a calci.
Avrei voglia di abbracciarlo forte, di dirgli mille cose ma mi limito a pensarle, sperando che arrivino al suo cuore, i non conformi queste cose le possono sentire perché riescono a comunicare anche così.
Cerca di non farti  cambiare dagli stronzi, non diventare stronzo anche tu, resta dolce come sei ora, anche se non devi farti calpestare, non avere paura a far vedere la tua sensibilità, perché su centro stronzi che ti graffieranno con la carta vetrata ce ne sarà sicuramente almeno uno che saprà toccare quei graffi senza farti male, che capirà come sei veramente perché avrà passato le tue stesse cose, magari arriverà dopo tanto tempo, ma arriverà.
Tu sei speciale,  hai un dono che non hanno in tanti, non fartelo seppellire dai banali.
Non te lo posso dire ma i 'non conformi' non sono uno scarto, i 'non conformi' sono qualcosa di speciale, lo dovrai scoprire da solo, col tempo.
Noi sappiamo sentire quello che gli altri non vedono e quando ci incontriamo con un altro come noi, quei graffi spariscono, come per miracolo e quando capiterà lo sentirai senza bisogno di troppe parole.
Continua a sorridere come ora, facendo vedere i denti, un sorriso aperto e sincero,che quando lo fai sei dolcissimo, non smettere mai di essere dolce con le persone, che anche se fa male sbattere contro il tram, alla fine paga, perché sarai una persona bellissima, forte, con una luce speciale e troverai un'altra come te che ti vorrà per come sei, ti amerà con tutto il cuore, anche se avrà paura a dirtelo.
E resta con gli occhi marroni che sono gli occhi più belli.





sabato 11 aprile 2015

PILIPINOS

Io e la lingua filippina abbiamo dei grossi problemi, più io che lei. Quando sento parlare in quell idioma mi sale una furia senza spiegazioni. Mi irrita, picchierei chi la sta parlando. Non ne conosco il motivo ma non posso farci niente. Quando li sento parlare in italiano invece mi ribalto dal ridere. Nel loro alfabeto non hanno la lettera F, quindi non la sanno pronunciare. Cosa curiosa, visto ...il nome della nazione da cui provengono. Al posto della F, pronunciano la P. Parpalle, pinito, preddo, pinchè, e via a sto modo. Il momento più esilarante è stato, quando ordinando al ristorante un piatto di 'farfalle ai piselli', mi sono sentita rispondere da un cameriere filippino:"parpalle piselli piniti c'è patate al porno". Nella manciata di secondi tra il realizzare cosa mi aveva detto il cameriere e quello che avrei dovuto prendere in alternativa, nella mia testa c'è stata un festival di piselli, patate e parpalle da far invidia a Youporn. Mi ero giusto chiesta il motivo per cui un ristorante avesse pesanti tendoni scuri e le pareti rosse.

IL CINGHIALE

È mezz'ora che stai ruminando come un bue, c'è anche la stazza, e gnam gnam gnam...continui a fissarmi con la bocca aperta come se la strana fossi io che ho la bocca chiusa, non faccio rumore e non mastico nemmeno, e gnam gnam gnam...ti si è incastrato qualcosa tra i fanoni, provi a cercare di toglierla facendo ventosa con la lingua, e stuz stuz stuz...me pare che c hai na voliera in bocca. La situazione non è migliorata, hai infilato una mano in bocca e sto vedendo un unghia uscire dal culo, per me sei andato un po troppo il là.

QUESTO NON FA RIDERE

Leggendo del bimbo abbandonato in strada, su uno di quei giornali gratuiti che danno in metrò. Gesto inqualificabile per cui non ci sono parole e pensieri sufficienti ad esprimere qualsiasi cosa. Invece di parole me ne vengono tante per esprimere quello che penso del/della giornalista che ha sottolineato che nella città di Sesto, nel 2013, otto mamme non hanno riconosciuto i loro bambini dopo la n...ascita, lasciandoli in adozione. Decidere di non riconoscere un figlio non deve essere una cosa facile. I motivi che portano a farlo sono mille e tutti non discutibili da chi non sia il diretto interessato ed è un diritto della donna che decide di farlo. Paragonare una donna che decide di non riconoscere il figlio, garantendogli comunque assistenza e una vita dignitosa altrove, non è paragonabile a chi abbandona un figlio sul ciglio della strada, al freddo, in un sacchetto di plastica. Giornalista idiota, impara a fare informazione corretta e non pettegolezzo da cortile. Già la gente fa schifo di suo, non metterci anche il carico quando giù c'è una briscola e non sei tu di mano.

SELFIE DEL CERVELLO

stato.
14.47
I viaggi sui mezzi sono deleteri. Se iniziano con le vene distese, va tutto bene. Se si annoda la vena del corno d'Ammone, non c'è pace tra gli ulivi. Partono mille elucubrazioni mentali sul senso di ogni cosa, sulle mie capacità, su quello che ho fatto, che farò, che voglio fare, che non ho fatto, che non farò. Sul perché, il per come e il perché no. E la domanda che chiude sempre questo capolavoro di giocoleria mentale è:" Ma c'è qualcosa che so fare bene?"
Prossima fermata Porta Venezia, Porta Venezia, apertura porte a destra. Next stop....

venerdì 3 aprile 2015

IL PARADOSSO

Conversazione telefonica sul metrò tra mamma e figlia: "avevo trovato il volo x Caracas ma paradossalmente costava 2000 euro ad agosto e x me era troppo, allora ho chiamato Ciccio che paradossalmente viaggia x lavoro e ha un sacco di dritte sui voli low cost ma si era impegnato e lo devo richiamare, ma tu una settimana a malta riesci comunque paradossalmente a farla no?"
Ho come la sensazione che non sia chiaro il concetto di PARADOSSO

SCIROCCO

Telefonata in metrò.
«Pronto sono Scirocco, mi ha detto il papà che si è trasferito in Messico x lavoro, starà li x sei mesi e si trova bene. E mi dica come si trova? ma quanto starà via? É li lavoro? Volevo sentire come sta, papà mi ha detto che sta bene...»
 Scirocco di nome e di fatto, cosa ti ha fatto questa famiglia da scassare così tanto chiamando persino in Messico x sentire cose che ti ha già detto papà che sta a Milano?
Pensare che questo possa essere andato in Messico x scappare da te??
Me l ha detto il papà!

UN PENSIERO UN PO' SERIO

Che tenerezza questo antico signore che spesso incontro.
Un pò malandato nelle ossa, procede sgangherato che sembra di lì a cadere ad ogni passo.
Gli abiti appoggiati addosso scivolano dal lato dove pende la sua struttura fuori asse.
Porta un sacchetto della spesa con dentro poche cose, forse per via del peso, l'ombrello al braccio e con naturalezza recupera un quotidiano nel cestino della immondizia del metrò.
Lo fa ogni volta.
La giornata è finita, come il giornale, ma restare informati non finisce con il giro delle lancette dell'orologio, tanto domani i quotidiani diranno le stesse cose.
Legge interessato, annuisce desolato, sbadiglia, commenta ad altra voce e scoppia in una risata divertito.
Chissà che meraviglie contiene quella vecchia carta da macero.
Siamo arrivati al capolinea, ripiega con precisione il giornale, lo mette nel sacchetto e inizia a camminare.
 Mi piace continuare ad osservare la sua fatica ad avanzare ma con la serenità sul suo viso un pò rassegnato e un pò divertito.

IL PETROLIO A SESTO

Quello sul metrò seduto di fronte si è trapanato il naso x tre fermate, ha tirato un rutto epico che se ci fosse l eco domani mattina è ancora qua, ha mischiato le carte nelle mutande tanto che se esce il sette bello fa primiera. Ho paura del boato intestinale perché se tanto mi da tanto domani usciamo dalla crisi, a Sesto trovano il petrolio.

LAVORI IN CORSO

Che Milano possa essere considerata una jungla mi sta anche bene, che sia abitata da soggetti paragonabili ad esseri viventi selvaggi, lo constato ogni giorno in modo massiccio, che per sopravvivere in metrò bisognerebbe essere armati del femore usato dal gorilla in Odissea 2001 per abbattere un suo simile, lo desidero con ardore; ma sarebbe cosa buona e giusta che le scarpe si tenessero ai piedi omettendo di fare la cernita dei prodotti tra le dita.
Se avessi voluto sentire olezzo di piedi avrei indossato, a mò di pashmina, il calzino sudato di suor Adolfa, superiora del convento del Bergamone.

ANCORA PECORE

Capolinea di Sesto stazione, pullman pieno non aprono le porte, per la precisione ne aprono una sola ma nessuno scende.
Davanti all' unica porta tre controllori che la bloccano. Ci fanno passare uno ad uno con i documenti di viaggio in una mano, guardano la foto della tessera e con un movimento rapido degli occhi controllano che coincida con la testa avvitata sul collo di chi porge la mano.
"Vai,vai...veloce!"
 Esortano frettolosi e spazientiti.
 "Vai vai cosa?!"
Primo non mi puoi tenere chiusa qua dentro, assomiglia ad un sequestro, secondo ti rivolgi alle persone con educazione a prescindere che abbia i documenti in regola o no, terzo smettila di fare gesti con la mano come se stessi facendo sbarcare pecore da un Tir, perché se apro la bocca non belo. Quarto non mi costringere a ricordare a tutti che lavoro faceva tua madre prima di ritirarsi e crescere un coglione come te.
Ho sotterrato l' ascia di guerra, non ho ucciso il guerriero.
Sono le otto di mattina e non ho voglia di arrabbiarmi, è passato uno con quel profumo e nelle cuffie dell' mp3 sono partiti gli Alphaville.
La testa se ne va altrove e i piedi in metrò.
Devo ricordarmi di prendere le sigarette per i profughi.

L'UOMO RAGNO

In Italia si guida a destra, quindi tutto fa presumere che anche il flusso dei pedoni che camminano come armenti colpiti da aneurisma cerebrale, in metrò seguano lo stesso principio.
 Detto questo, mi spieghi perché, grandissimo illuminato sulla via per il passante ferroviario, cerchi di passare tra me e il muro venendo nella direzione contraria alla mia?
O sei scemo oppure sei l Uomo Ragno, in tal caso fammi vedere sotto cos' hai al posto delle mutande, perché "a te ti" ha morsicato lo scemo del villaggio, non un ragno radioattivo.

LA TESTA NEL SACCO

Io non sono normale e questo ormai è di dominio pubblico.
Ma la signora sul metrò di fianco a me (dalla parte opposta del cinese) con la testa dentro al sacchetto della Pam, tipo mangiatoia del bue a Natale, che mangia con le mani l arrosto appena uscito dal forno, mi mancava.
Ha saturato la carrozza del metrò con un intenso odore di cucina industriale che con l aria condizionata a palla si è solidificato, e si appoggia addosso come gelatina di fondo bruno.
Quando si dice andare in giro con la testa nel sacco....

SCIOPERO DEGLI AUTOBUS

Sul metrò un signore mi chiede se siamo alla stazione Primo Maggio e se ci sono pullman x Monza, gli indico dove ritrovano gli autobus il numero che deve prendere.
Mi chiede quanto ci impiega ad arrivare a Monza centro, rispondo che dipende dal traffico ma non più di mezz' ora.
La sua risposta è: "azz....ma ci stanno i tassì?"
-"Certo che ci stanno" 
-"ma costeranno un occhio della testa.."
 - eh, anche due con uno pseudo sciopero in atto
-."Ma che ci sta lo sciopero oggi? Ma il metrò cammina e com'è.."
 -"Ha i piedi che non aderiscono alla sigla sindacale che ha indetto lo sciopero"
- "Ma dove stanno i busss?"
 -"Prenda questa scala mobile, esca a sinistra, prende la scala mobile che trova sulla sinistra ed esce proprio davanti agli autobus"
- "ah, grazie, è stata gentilissima"
-"Prego s immagini..."
Il tale si incammina, scende dalla prima scala mobile e gira a destra, si infila nel sottopasso della stazione e va dalla parte opposta dei binari e degli autobus x Monza.
 Forse per Monza centro ci vorrà più di mezz'ora.

THE WALL

Stamattina sul metrò sale un bambino di circa dieci anni, con la divisa di una scuola: maglione blu e calzoncini corti dello stesso colore.
Presa a sistemare il volume del mio mp3, con la coda dell' occhio vedo questo bambino che sale facendo il passo dell' oca, alzo la testa per guardare sto scemetto, nello stesso istante si girano verso di me tre gemelle identiche vestite uguali.
Dov'è il tritacarne?
Is there anybody inthere....inquietante manciata di minuti surreali.

E' ABITUATO A CADERE

Che viaggio di ritorno inquietante. Sul metrò un ragazzo e una ragazza in preda a pazzeschi tic nervosi.
Lei che si strappa i capelli, lui che non tiene ferma la testa nemmeno un secondo.
Sul pullman un signore sta raccontando all'autista che collassa regolarmente tutti i giorni.
L' autista gli chiede: "Ma come fai se tutti i giorni cadi?"
 E lui risponde: "Sono abituato, anche stamattina sono caduto, faceva troppo caldo" e l' autista: "Ma se succede adesso, devo chiamare il 118?"
Madonna sto sudando....guarda come si esce dai finestrini chiusi.

STRIKE

Prende la rincorsa aiutata dalla velocità del treno per accaparrarsi un posto a sedere.
La logica vorrebbe che mirasse al posto più vicino, ma la signora in questione, carica di borse come uno sherpa tibetano, parte a razzo oscillando malsalda sulle gambe, e sbattendo come una pallina del flipper, verso uno degli ultimi della carrozza del metrò.
 Con uno sforzo sovraumano risale la carrozza, stavolta contrastando la forza contraria del treno in frenata, suda come un salmone che risale la corrente nel periodo della deposizione delle uova.
Ce la farà senza morire, il lieve tocco sul pedale del freno le da la spinta necessaria per travolgere una decina di passeggeri, che la vita beffarda, ha messo sul suo cammino, Strike!!!!
Esausta crolla sul sedile del posto che le ha permesso di vivere il suo sogno in questa manciata di secondi.
SIGNORA MIA, IL VAJONT A CONFRONTO, ERA LA PIOGGERELLINA DI MARZO CHE BATTE ARGENTINA SUI TEGOLI VECCHI DEI TETTI.

IL FRATELLO DI ROCCO


Posso immaginare cosa sia andare in giro con ammennicoli ciondolanti.
Ma posso immaginare anche che, la funzione delle mutande oltre che a proteggere, questione di igiene e bla bla bla...sia anche quella di mantenere adesi e fermi i gioielli di famiglia in maniera da arrecare minor fastidio possibile.
Non riesco invece ad immaginare che razza di maroni possa avere sto imbecille che sta con le gambe spalancate, occupando due posti in metrò.
Quando hai timbrato per salire, hai pagato anche per il bagaglio a mano?

DOMINO CINESE


Ma non sono normali sul metrò.
È la seconda volta che trovo uno che mangia l arrosto con la testa nel sacchetto della spesa.
Ad un ragazzo in piedi scappa di mano la chitarra nel fodero rigido e abbatte una ragazza seduta che sta telefonando, le parte il telefono dalle mani e finisce in faccia a quello di fianco facendogli partire gli occhiali che volano per terra.
Ma in che film mi hanno messo?
SE È MATRIX OPERATORE INDICAMI L USCITA PIÙ VICINA

IL GRIGIO E' DIFFICILE DA INDOSSARE

Tornando dal parco sono passato a trovare i miei nonni al cimitero di Balsamo.
Poi, come spesso faccio, non vado via subito, faccio un giro dentro a salutare un pò tutti, anche se non li conosco.
Non mi mette tristezza il cimitero, mi fa pensare e mi mette pace, non quella eterna, per ora.
 Mentre cammino tra le tombe guardando un pò di qua e un pò di là, con la coda dell occhio vedo una statua muoversi e girarsi verso di me.
Non sono una che si spaventa nei cimiteri ma, esimia testa di minchia, sei alta un metro e uno sputo, hai i capelli bianchi, pallida come un cencio e ti vesti tutta di grigio chiaro per andare al cimitero? Non te l ha mai detto nessuno che il grigio è difficile da portare?
Ma il bello doveva ancora venire.
Il più bello degli spaventi è quello che ancora non si era palesato.


IL BUONGIORNO DI VEDE DALLA PECORA

-IL BUONGIORNO DI MANUELA- L altoparlante della metrò annuncia:"primo treno in partenza dal binario 1, treno sul binario 2 sosta." Dal treno dove siamo parte la transumanza umana alla volta dell'altro. Improperi, maledizioni e tanti auguri rivolti al personale Atm. Poi candidamente un bambino sul treno dove sono rimasta dice:"mamma, ma quello è il binario 2, perché vanno tutti lì se parte prima questo?" EH BIMBO MIO, VANNO TUTTI LI' PERCHÉ LA GENTE NON ASCOLTA, SEGUE LA MASSA, COME LE PECORE, CON LA DIFFERENZA CHE LE PECORE SANNO DOVE STANNO ANDANDO, LE PERSONE NO MA CREDONO DI ESSERE PIÙ INTELLIGENTI DELLE PECORE.

LA VECCHIETTA DOVE LA METTO, DOVE LA METTO SI' LO SO

Stazione del treno deserta di Porta Venezia.
Una signora anziana mi chiama presso di sé e mi dice:" mi scusi, potrebbe sedersi qua con me che ho un pò paura? Sa, con quello che si sente in televisione in questi giorni..."
Nessun problema, mi siedo accanto a lei e parlando cerco di tranquillizzarla.
 Invece di un bottone mi attacca una cerniera da piumino che fa tutto il giro del cappuccio e torna indietro.
 "Sa signorina, con noi anziani è facile fare danni, voi giovani avete più forza"
Grazie gentile signora x avermi dato della giovane, sono giorni infiniti ormai che mi sento dire il contrario.
Dopo qualche parola sull'età, la dolce vecchina esordisce dicendo: "mi perdoni se le dico una cosa, se è vero che ha quasi 50 anni, dovrebbe perdere qualche chilo, sa è più che altro per i piedi e le ginocchia, le giunture sono delicate e in menopausa poi è più difficile dimagrire e viene l osteoporosi"
Ok vecchia di merda, dammi il portafoglio e la catenina se non vuoi che ti spacchi la faccia a calci e ti trovino avvolta nel nastro isolante in mezzo alla piscia nell angolo nascosto della stazione.

(gennaio 2015)

MAKE UP ARTIST

Sul metro, una signora vestita elegantemente, con due borse da shopping griffate, parla al telefono con l amica:"Ciao Lì, comme stai? Sì... sò stata da Sephora, me sò fatta na scorta de trucchi. No no, no dde Sephora, dde Guerlain. Costano un pochetto dde più ma mme piasciono tanto...." Dopo qualche fermata la signora si alza per scendere, sposta i capelli dal viso con un gesto della mano ampio ed elegante e si avvia verso la porta. EEEH SIGNORA MIA, ALTRO CHE SEPHORA, 'N COLORIFICIO INTERO CE VOLEVA. STUCCO BIANCO E MALTA BASTARDA.

LA PASTIERA

Al solito supermercato nell'ora di pausa.
Ho deciso di fare la pastiera alla mamma per Pasqua, le piace e così mi metto alla ricerca degli ingredienti.
Ricotta, uova, latte, acqua di fiori d'arancio, la cannella ce l'ho già a casa, i canditi non li metto, la pasta frolla c'è, manca il grano cotto.
Arrivo allo scaffale dello scatolame e trovo un solo tipo di grano in un barattolo di vetro da 750 grammi, praticamente in dose industriale, troppo, me ne servo meno.
La ricetta sul barattolo dice che è la quantità per una pastiera per 20 persone, noi siamo in quattro, arrivare a venti facciamo Natale ora che finisce.
Vado alla cassa e chiedo al solito elemento anomalo, escluso anche dalla tabella di chimica, se hanno una confezione più piccola di grano.
Questo mi guarda e mi risponde: "come più piccola?"
Madonna, adesso anche il concetto di piccolo e grande non gli è chiaro....
-"Sulla confezione c'è scritto che la quantità di grano contenuta nel barattolo serve per una pastiera di 20 persone, io non devo fare un dolce per così tanta gente"
- "Ma guarda che per fare la pastiera ci vuole quel grano lì"
- "Ho capito che ci vuole quel grano lì, ma non così tanto, noi non siamo in 20"
- "E che fa, ne fai due di pastiere no?"
Ma te non sei normale, Archimede, ti sto dicendo che siamo in 4 e non in 20 e tu mi dici di fare due pastiere da 10, cosa cambia somaro?
- "Cosa me ne faccio di due pastiere per dieci persone quando siamo in quattro?"
-" Una la porti a me"
Ma ti porto in tangenziale bendato e ti lascio lì all'ora di punta, altro che portarti la pastiera.
Cade il silenzio per una manciata di secondi interminabili e poi esordisce con la perla che decora quella conversazione surreale:
-" Ma siete 20 persone di Milano o di Napoli?"
Lo guardo con gli occhi spenti di chi ha perso tutte le speranze nel genere umano e resto immobile dentro di me, sperando con tutte le mie forze che dal nulla si materializzi il martello di Thor.
Riesco a sentire lo spostamento d'aria, il sibilo che annuncia la sua presenza, mentalmente mi vedo spostare il braccio e aprire la mano per afferrarlo al volo con l'istinto omicida più forte di tutti i tempi, ma mi accorgo tristemente che erano solo le porte scorrevoli che si stavano aprendo e fuori c'è ancora il vento.
Metto i miei acquisti nella borsa, pago e mi avvio mesta all'uscita aspettando la solita ultima frase che mi coglierà alle spalle come un cinese condannato a morte:
-" Perché se siete 20 persone di Milano va bene anche meno grano, non mangiate come i napoletani"
L'anno prossimo per Pasqua compro una colomba già fatta.



mercoledì 1 aprile 2015

UN ESplosione di auguri

Pausa pranzo, la pizza l'ho mangiata ieri, non ho voglia di andare dai cinesi, c'è il vento, vorrei parlare con te ma non posso romperti le palle tutti i giorni, a volte bisogna anche respirare.
Vado al piccolo supermercato vicino a prendere un pezzo di focaccia.
Alla cassa non c'è Martina e questo già non è un bell'inizio, infatti, la sventagliata delle minchiate parte all'istante, come un Uzi con il grilletto incastrato.
Il solito elemento fuori dalla terza dimensione esordisce con: " allora oggi è l'ultimo giorno..."
"ultimo giorno di cosa?", "di lavoro no?"
Va bene che io sono convita che sia venerdì da ieri ma pensare che mercoledì sia un ultimo giorno di lavoro mi sembra alquanto strano.
"perché deve essere l'ultimo giorno di lavoro, è mercoledì", "e ma qua vanno tutti in ferie" "in che senso qua vanno tutti in ferie?"
E' vero che come zona ha dei precedenti, a gennaio sono andati tutti a fare la settimana bianca (vedi post 'orientamento lento') e quindi adesso vanno tutti in ferie di mercoledì.
Il ragionamento non fa un plissé.
"no, io lavoro anche domani e dopo" "che fortuna! ma sabato, domenica e lunedì no però" "no, certo che no, sto a casa" " e vai via per Pasqua?" "no sto a casa" "eh, beata te!"
Come odio sentirmi dire: 'BEATA TE', quando chi lo dice sa che andrà a fare qualcosa di meglio di quello che farò io.
Almeno stai zitto che fai più bella figura, baccalà!
All'istinto di schiacciargli il taleggio sulla testa faccio prevalere quello dell'educazione e provo a rimettere la conversazione su binari di cordialità, mi rendo conto di avere l'espressione dello Snoopy ingrugnato dell'adesivo di Facebook e allora mi azzardo a chiedere:" tu invece cosa fai per Pasqua?"
"mi tocca andare al lago con gli amici"
Gli tocca andare al lago con gli amici, poverino, gli tocca.
Io invece ti toccherei la massa cerebrale con le mani come si impasta la pizza, solo per vedere l'elasticità massima a cui arriva per poter quantificare la portata massima di cazzate che può contenere.
Pago i miei acquisti e mi avvio verso l'uscita, ad un passo dalla porta sento la voce dietro le spalle che dice: "allora se non ci vediamo più Buona Pasqua"
"e no, non ci vediamo, oggi è l'ultimo giorno, tanti auguri anche a te"