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lunedì 7 novembre 2022

FILIERA CORTA

Nella pausa pranzo decido di andare nel negozio dei cinesi vicino all’ufficio, conosciuto anche come il paradiso degli ftalati. Giro per il negozio in cerca di niente di utile e finisco per comprarmi comunque qualcosa, quei negozi sono il ‘fattapposta’ . Arrivo alla cassa e mi metto in fila come d’uso, arriva la versione femminile di Antonio Hinoki buonanima e mi passa davanti come se fossi invisibile, lascio correre perché non ho voglia di fare a pugni in pausa pranzo, ho fame e vorrei riuscire a mangiare prima di rientrare al lavoro. Arriva il mio turno di pagare e gentilmente il ragazzo alla cassa si scusa, si allontana di un metro scarso, mi gira le spalle, abbassa la mascherina e si spruzza uno spray in gola, rimette la mascherina e torna alla sua postazione in cassa dove lo sto attendendo. Mi guarda dritto negli occhi e mi dice: “Mi scusi ma ho tosse, mal di gola” E me lo dici così con quegli occhi a mandorla che hai il mal di gola? Dietro di me squilla il cellulare di una tipa che ha come suoneria la colonna sonora di profondo rosso e a me gela il midollo spinale anche se quello che ho davanti che sta sputando i polmoni è giallo. Cercando di far finta di nulla gli rispondo: “Capisco, anche io ho la tosse” E cosa vuoi che siano due colpi di tosse della Pianura Padana contro quelli della muraglia cinese, l’ho persa a tavolino, non mi fanno nemmeno scendere in campo. Mi sento in trappola come un topo da laboratorio, non posso scappare perché non ho ancora pagato e ha in mano il mio bancomat, penso che sono intelligente perché non ho mai abbassato la mascherina e penso che anche il muso giallo è intelligente, indossa la mascherina ma la tocca con le mani, e con le mani ha toccato quello che ho comprato io e quando arrivo a casa metto tutto sul balcone ma intanto l’ho toccato e cerco nella borsa la bottiglina di gel per le mani e sono indecisa se berlo o metterlo solo sulle mani. Poi penso che ho ancora sette giorni dei centoventi di copertura da guarigione sperando che il Corona sappia contare, non come Fabrizio che non conta un mazzo. Nel frattempo mi parte un accesso di tosse pazzesco che si sposta anche la mascherina ad ogni colpo e il ragazzo alla cassa mi dice: “Fale tampone folse è meglio, blutta tosse” Pheega tu sei la filiera corta del Covid con la peste in gola e dici a me di fare il tampone??? Apro una foto del mio telefono e gli faccio vedere il mio tampone “Nani, è negativo, folse tampone meglio fale te” E anche oggi non sono morta uccisa dalla mafia cinese e non finirò un piatto di zuppa gambeli.

giovedì 22 settembre 2022

Oh oh cavallo oh oh...

Io sono una grande sostenitrice degli skinny indossati dai maschi, specie se hanno le gambe lunghe e muscolose accompagnate da un contorno proporzionato e anche un pezzo di pane così si fa un pasto completo. Capisco però che il pantalone aderente elasticizzato accompagna bene ma potrebbe creare disagi oggettivi. Non avendo il porto d'armi non ho idea di come si possa esattamente accomodare l'arma nella fondina. Però se il cavallo dello skinny leva il fiato, forse una taglia in più potrebbe essere una soluzione, non puoi ogni minuto saltare sul sedile afferrando con due dita la cucitura e tirare giù il tessuto cercando di liberare i pensieri. Poi passare le mani sulle cosce tirando ancora più giù, e poi fai un saltello afferrando la cintura per tirare più su perché ti sei accorto che l'uscita sul retro è scoperta e passa aria, e poi ti si strozza ancora il pollo e ricominci a saltellare lisciando le cosce per rirare giù il cavallo, non siamo all'ippodromo. Siamo a Villa S. Giovanni, devo arrivare a Porta Venezia, mancano ancora sette fermate e ti sei gia tirato quasi in mutande due volte. Qui ci stiamo fingendo tutte morte ma se muovi ancora quella mano sulla piazza centrale del paese te la piego all'indietro, non sfidare il campanile che se poi suonano le campane qui parte la ola.

E' TEMPO DI STIVALI

La settimana della moda a Milano va vissuta sui marciapiedi, non sulle passerelle. Oggi scelgo di andare a casa prendendo il metrò a San Babila, pieno centro, pieno di gente. Sotto i portici degli accadimenti stupefacenti mi trovo sul percorso tre modelli, uno seduto su un NewJersey di plastica lasciato li per i lavori in corso della Milano da bere, solo un modello può stare bene seduto sopra a quel coso orribile, uno mi gira la schiena e l'altro è semi coperto da quello che mi gira la schiena. Di quello che mi gira la schiena mi perdo ad osservare gli stivali che indossa, dei Chelsea boot color cammello. Lo so, avrei dovuto guardare il sedere ben definito e leggermente sporgente, avvolto negli skinny elasticizzati neri che gli fasciavano le lunghe gambe tornite e leggermente muscolose, le spalle larghe coperte da un giubbino in pelle nera che scendeva morbido appoggiandosi lussurioso sui fianchi, ma ho guardato gli stivali, a volte mi distraggo. Indugiando sullo stivale mi stavo perdendo Chuck Norris seduto sul new jersy, stivale da cow boy marrone chiaro calzato su gambe chilomentriche, cappello da cow boy marrone scuro con piccole piume di piccione texano lungo tutta la circonferenza, capelli biondi lunghi fino alle spalle, giacca di pelle scamosciata con le frange alle braccia, intento ad accendersi una sigaretta. Con la mano destra teneva l'accendino e con la sinistra gli faceva schermo per proteggere la fiamma dalle leggere folate di vento create dai sospiri delle viandanti. Sembrava si essere sul set dei Ponti di Madison County, non ne passava una che non girasse la testa verso quella combinazione di tamarraggine scamosciata e lussuria avvolta nella nuvola di fumo, ma anche questo mi ha distratto con gli stivali. Guardando gli stivali di questi due non sono riuscita ad osservare le scarpe del terzo modello. Oggi sono distratta. Proseguo sul mio cammino di Manuela e incrocio un giovanotto alto come un modello ma non faceva proprio quello, con un vestito blu, camicia azzurra e un cravattone azzuro chiaro, grosso come quello del papà della famiglia Bradford, lungo quattro dita sotto alla cintura intento cercare di sistemare il tessuto che probabilmente si era un po'raffazzonato. Si piega leggermente in avanti per far penzolare il cravattone a perpendicolo, mentre si raddrizza per far aderire di nuovo al torace il pezzo di stoffa, parte con la mano da sotto al nodo e scende lentamente fino alla fine indugiando sulla punta che appoggia sulla cerniera dei pantaloni che hanno una piega perfetta, incredibile che alle cinque del pomeriggio quei pantaloni siano ancora così stirati. La punta del cravattone si ribella e per tenerla giù occorrono più di un paio di manate, finito il lavoro di stiratura, soddisfatto del risultato solleva la testa, tira su un po' pantaloni afferrandoli dalla cintura, chiude il bottone della giacca, si liscia anche la giacca passando le mani dall'altro verso il basso sul torace e felice sorride al nulla. Mancava solo il sospiro finale ed eravamo su You Porn in dolby surraound. Però oggi sono proprio distratta, non ho guardato se aveva gli stivali.

mercoledì 7 settembre 2022

LA SCIOGLIEVOLEZZA

Stanno per cominciare le scuole e in questo periodo immagino ci siano anche i recuperi dei ‘rimandati’ perché iniziano ad esserci in giro le mandrie di ragazzi che si assembrano sulle panchine nei pressi delle scuole. Stamattina arrivando con l’autobus ho rivisto con piacere le solite panchine rimaste vuote per il periodo estivo, essersi riempite con i ragazzi. Su quella proprio davanti alla pensilina dove scendo c’erano quattro ragazze vestite con tuta e magliette ‘griffate’ e sneaker coordinate ai colori delle magliette indossate, sedute sulla panchina nelle loro ‘uniformi’ che parlavano delle vacanze, si raccontavano del mare, del filarino, delle bevute e ridevano divertite raccontandosela tra di loro. Con loro c’era anche un ragazzo non tanto alto, magro, abbronzato, capelli scuri ricci incollati con il gel, pantaloni larghi della tuta grigi, scarpe più grosse della sua testa che parevano fornite dalla Nasa comprese di magnete per le passeggiate attaccati allo scafo del razzo e una canottiera nera di quelle che lasciano scoperte spalle e muscolatura, se ce ne fosse stata a sufficienza. Nella mano destra teneva una sigaretta tenendo il braccio sospeso dal busto come se ci fosse qualcosa che gli impedisse di allinearlo a perpendicolo, con dei movimenti innaturali alla Lou Ferrigno mentre si trasforma in Hulk, tentava di mettere in mostra la muscolatura della schiena esposta dalla canottiera del Monnezza. Per un paio di volte ha cercato di entrare nei discorsi delle ragazze con movenze tra il tacchino in calore e la rigidità artrosica dei dopo settant’anni, ma con scarso successo, le ragazze non parevano essere interessate né ai suoi argomenti orali e nemmeno a quelli scritti sulla schiena. Qualche minuto dopo il gruppetto viene raggiunto da un altro ragazzo un po’ più alto di quello presente con indosso degli skinny neri che fasciavano le gambe lunghe lasciando poco all’immaginazione, una semplice maglietta bianca, Nike bianche ai piedi, i capelli castano chiaro, lunghi alle spalle e per metà raccolti in uno ‘chignon’ alto. Su una spalla lo zaino, su un orecchio un piccolo orecchino ad anello e due anelli sulla mano destra. Saluta tutti con un sorriso e il tempo si ferma, le ragazze girano la testa in contemporanea verso di lui che manco le sincronette… mentre Hulk Hogan arretra di un passo e aspira profondamente dalla sigaretta gonfiando il petto come un piccione pronto ad attaccare. Il ragazzo celestiale fa un passo avanti verso la panchina, si china leggermente all’altezza delle ragazze, le saluta con un bacio sulla guancia e al 7 di settembre viene sdoganata con tre mesi di anticipo la scioglievolezza dei Lindt, quella voglia di Rocher che non è fame ma una leccata però gliela darebbero, i Raffaello e tutte le tartarughe ninja della zona e già che ci siamo pure i Mon Cherie che un po’ di liquore magari li fa riprendere tutti.

giovedì 11 agosto 2022

THE PRINCE AND THE LITTLE ONE WHIT CHEEKBONES

“Lo sa il piccolo con gli zigomi alti che il principe è innamorato di lui?” "Sì, lo sa perché anche lui è innamorato del principe ma non lo possono dire, lo fanno capire in tutti i modi che riescono ma non lo possono dire. Sanno di essere sempre osservati dal mondo ma se lo dicono con gli occhi tutti i giorni, in ogni momento, con sguardi infiniti, con le mani sfiorate per caso, gli abbracci informali, le carezze appena sfiorate e i baci rubati di nascosto. Se lo dicono con gli occhi lucidi di dolore ed emozione e gli scatti di gelosia subito rimessi in tasca in fretta, con le risate che scoppiano per le parole sussurrate all’orecchio e le battute sciocche, se lo dicono con i sorrisi che nascono improvvisi ad ogni gesto l’uno dell’altro. Sì, il piccolo con gli zigomi alti lo sa che il suo principe è innamorato di lui e lo sa anche il principe di essere amato. Avrebbero potuto avere tutto, essere ogni cosa ma hanno dovuto chiudere il cuore in un cassetto e lasciar volare le farfalle." ( A tutti quelli che hanno dovuto rinunciare ad un amore grande che è rimasto l'amore della loro vita)

mercoledì 10 agosto 2022

CERTE NOTTI

Se quarant’anni mi sono volati via un soffio quanto ci metteranno gli ultimi quindici a scivolarmi dalle mani? Spesso arriva questo pensiero che ho più anni dietro alla schiena che davanti, e che tutti quelli passati non sono stati tutta sta meraviglia, una gran fatica per tutto e non è ancora finita. E poi? E poi non lo so ma intanto ora inizia a mancarmi l’aria perché quando arrivano questi pensieri è notte, le notti con gli antifurti delle macchine che suonano, le caldaie che esplodono, le notti degli auguri nella pizzeria sotto casa, le notti passate a guardare dalla finestra scacciando i ricordi che fanno ancora male perché anche se sono nel cassetto sembra che abbiano una molla pronta a saltare in faccia alle 2 e 37. E la teste si allaga di domande, di risposte, di programmi, di piani di emergenza, di fughe mentali e dietro alle spalle c’è il buio della casa vuota con 30 gradi. Non vado sul balcone perché sennò passando in sala sveglio il pesce e poi vuole mangiare ma non voglio nemmeno uscire da questa camera che è diventata la macchina del tempo, ma non torno indietro e non vado nemmeno avanti, mi sposto in diagonale e invento storie surreali che poi scrivo, e la notte intanto scorre. Poi all’improvviso cominciano a scorrere nella testa le parole delle canzoni e la musica, è saltato il galleggiante salva vita, forse domani mi deciderò a fare quel tatuaggio che gira in testa da anni, forse domani non arriverà quella telefonata che fa paura, forse domani succederà qualcosa di bello, arriverà un regalo, una sorpresa, una cosa bella. Chissà in che modo mi romperò quando tutto sarà finito, chissà se riuscirò a rimettere insieme gli ultimi pezzi una volta contati i danni, chissà che parte di me resterà in piedi e se dovessi cadere chissà dove vado a sbattere. Il cielo è diventato più chiaro, solo le cinque, fra un’ora e mezza suona la sveglia ed è già domani, domani dopo domani passeranno quindici anni e spero che quel giorno non mi ricorderò più chi sono così non mi accorgerò dell’ultimo granello di sabbia della clessidra perché tutti quelli che saranno passati fino a quel giorno li avrò sentiti tutti negli occhi.

venerdì 8 luglio 2022

LA COPPETTA SIGNORE, LA COPPETTA!!

Questo pomeriggio è ancora molto alta la temperatura, ma c'è il vento caldo dell'estate che mi sta portando via, e decido di tornare a casa utilizzando i mezzi di superficie anziché fare tutto sottoterra come al solito. Attendo la 54 sotto il sole del deserto e mi avvio verso il centro. Scendo a pochi passi da piazza San Babila, non ci sono troppe persone e faccio volentieri la piccola passeggiata fino al metrò. Guardo le solite vetrine, il sarto di alto livello che cuce a macchina in bellavista in vetrina, i lampadari di Artemide, la profumeria storica Mazzolari, dalla quale esce sempre un mischione di profumi intensi che mi riportano alla mente vecchie matrone agghindate in modo estroso con la cipria stanca incastrata tra le rughe del viso. Il gioielliere, vetrina da guardare poco che costa un mutuo anche quello, un bar dall'arredamento sempre uguale da quando prendeva il caffè il Manzoni e Grom, gelateria che ha aperto i battenti da pochi mesi e che è sempre affollata. Oggi però non c'è nessuno, solo un giovane uomo sulla trentina, alto, slanciato ma non sottile, indossa pantaloni blu chefasciano delle gambe lunghe con i muscoli tonici e ben disegnati ma non eccessivamente in mostra. Porta una camicia azzurro chiaro che gli si appoggia sul torace perfetta seguendo le curve dei pettorali, ha un bottone aperto da dove si intravede una sottile collana 'snake' che segue il profilo del suo collo nè sottile nè massiccio. La camica la porta con le maniche risvoltate a metà avambraccio e con un dito tiene il colletto della giacca blu appoggiata con nonchalanche sulla spalla. Capelli scuri rasati ai lati e più folti sul resto della testa, viso incorniciato da una sottile barba ben curata e occhi scuri, al polso destro porta una serie di braccialetti in argento/acciaio e sull'altro polso un orologio di marca non esageratamente vistoso con un cinturino nero. Nella mano con i braccialetti tiene un cono di gelato che con i 30 gradi all'ombra dei portici si lascia andare come in preda a svenimento colando lungo la cialda. Per evitare il peggio, il giovane uomo blocca la goccia a metà del cono con un movimento rapido della lingua, seguendo tutto il profilo della cialda salendo dal basso fino ad arrivare nel punto in cui il biscotto si unisce alla crema e trasalgo... 30 gradi all'ombra, percepiti sulla pelle 72, benedetta sia la macherina, che tengo sempre a mezzo mento, che riesce a sorreggere la mascella che si disarticola immediatamente appena l'occhio individua la punta della lingua che lambisce la goccia affranta dal caldo. Raccolta la goccia e scongiurato il danno alla camicia il lavoro prosegue, perchè il cono con 35 gradi è uno sport estremo, solo gli eroi epici possono permetterselo e questo giovane uomo, oltre che il fisico, ha tutta l'aria di avere destrezza anche nelle arti oratorie. Arrivato al bordo del cono, che non vuol saperne di reggersi sulle proprie forze, si passa la lingua rapido sulle labbra e per una manciata di secondi ho le visioni celestiali, poi prosegue seguendo la circonferenza della crema per arginare il crollo totale, e per uniformare il tutto, abbassando leggermente il braccio che tintinna di bracciali, appoggia le labbra in cima al gelato che lentamente sparisce in bocca per una manciata di secondi e parte la ola mentale. Emmalamadonna ma che cos'è oggi?? Stamattina la banana, adesso il gelato, inizio a temere la cena. Eeeeh bella capienza, niente da dire, ma mi stai mandando messaggi controversi anche tu. Cerco di darmi una rassettata mentale, non ricordavo di aver avuto tanti peli come oggi tutti in piedi sul divano con il gas a martello. Dicono che dopo la menopausa le donne abbiamo la stessa probabilità di un uomo di morire d'infarto, te la vendono come la mancanza di estrogeni ma dovrebbero essere più onesti, non sono gli estrogeni, sono i maschi con il vestito blu che fanno danni. Una ventata di aria calda mi colpisce in faccia e mi riprendo dalla calura che a Milano diventa complicata, specie alle sette del pomeriggio. Il giovane uomo prosegue il suo dialogo con il gelato e io proseguo la mia strada cercando di schivare la colonna di marmo che è in quel punto da almeno cent'anni ma che non avevo mai notato.

giovedì 7 luglio 2022

L'Iliade, l'Odissea e la Bananiade

Questa è una settimana abbastanza particolare che mi vede uscire di casa un'ora prima del solito per andare al lavoro. Sono alla fermata dell'autobus in attesa che arrivi e come sempre mi perdo via nei miei pensieri con un orecchio che ascolta la musica nell'auricolare e l'altro che coglie i rumori in crescendo della città che si sta svegliando pigra in un giorno d'estate. Sono le sette e quarantacinque di un mattino d'estate, l'aria è leggermente fresca e ritempra un po' in attesa che la temperatura salga fino ai 35 gradi di questi giorni. A quest'ora in giro ci sono ancora umani che portano a passeggio i loro cani che ad ogni incrocio si azzuffano e si abbaiano improperi irripetibili. Ragazzi con le magliette da animatori degli Oratori, qualche pensionato che cerca un cantiere da criticare e i pendolari alle fermate degli autobus. A questa fermata c'è una ragazza molto graziosa, capelli lunghi, occhiali da vista con una montatura di metallo dorato leggera, perfettamente truccata ma non in modo pesante, indossa una gonna bianca, una maglietta nera, sandali neri a fascia con applicazioni di perline, borsa nera piccola a tracolla e zaino contenente il pc sulla schiena. Avrà 22/23 anni e sta ascoltando la musica con i suoi auticolari bluetooth incurante di quello che le sta intorno. C'è uan signora filippina che messaggia col cellulare, cosa assai strana perchè di solito si telefonano con l'altro capo del mondo parlando a voce molto sostenuta e poi ci sono io che dormo con gli occhi aperti, è da lunedì che mi sveglio alle 5.30 e sono un po' stanca, oggi però sono sveglia dalle tre e mezza e sono in catalessi. Restiamo tutti in attesa immobili all'ombra dei tigli che schermano dal sole del mattino quando ad un certo punto dalla parte opposta della strada scende dal marciapiede un bel ragazzo, anche lui sui 23/25 anni, un bel viso dai lineamenti dolci, capelli biondi corti ai lati e più lunghi sulla fronte come usa adesso, occhi scuri, indossa un vestito di cotone blu con la giacca, uno zaino contenente il pc sulle spalle e la colazione in mano, una banana a cui da un morso mentre attraversa la strada. Mentre attraversa in direzione della fermata dell'autobus, nota la bella ragazza in attesa e la squadra interessato da capo a piedi, non fa nulla per nasconderlo e indugia parecchio nell'osservarla. La ragazza resta immobile e indifferente, non so se se ne sia accorta del ragazzo o meno, ma non le si muove nemmeno un capello. Il ragazzo insiste con lo sguardo verso la ragazza mentre con nonchalanche infila in bocca quasi tutta la banana. Me cojoni fijetto bello e che è?? Mi sveglio di colpo dal torpore della mezza età, non fa ancora tanto caldo ma il sudore mi imperla la fronte, sta cosa della banana l'ho sempre vista fare dalle donne nei film di Bombolo e Pierino e questo mi fa colazione così in mezzo alla strada con 27 gradi ventilati. Mi si confonde il sentimento, stai guardando una ragazza e ti ingoi una banana come un fachiro, il messaggio è controverso, vabbè lo possiamo leggere anche da un'altra angolazione ma è pericoloso pensare ai gradi degli angoli in questa momento. Per quanto mi impegni a cercare la normalità a me vengono in mente Achille e Patroclo anche se a quel tempo le banane non c'erano ancora, e inizia a far caldo. Il ragazzo prosegue per la sua strada continuando a posare le labbra sull'unico frutto dell'amor e da lontano vedo arrivare il cavallo di Troia, non ricordavo che fosse verde e avesse il numero sulla fronte, salgo, timbro il biglietto e speriamo che al capolinea non ci sia Ulisse perchè a me quello m'è sempre stato un po' sulle balle, lui, Circe, le sirene e quei michia dei proci.

lunedì 20 giugno 2022

IL CALIPPO

Domenica pomeriggio d’estate, verso il tramonto ci si aggira pigri e accaldati per le strade della città in attesa della cena per concludere un po’ mesti il week end appena trascorso. Io mi sto incamminando verso la casa dei miei genitori e nella testa ho mille pensieri che mi portano lontano anni luce da dove sono e non vorrei essere. Cammino perché i piedi conoscono a memoria quella strada e non presto più attenzione ad un sacco di cose che sono sempre le stesse da cinquant’anni. Cammino per la solita strada dove in genere penso a progetti di cose che moriranno prima di aver girato l’angolo per la via dopo. Passo sotto l’albero che fotografo sempre ad ogni stagione per vedere come cambia e poi mi dimentico dove metto le foto e non faccio mai la comparazione, sono tre anni che faccio la stessa cosa e sono tre anni che non trovo le foto. Passo la chiesa, guardo uno dei due ulivi davanti che è morto e mentalmente ripeto sempre la stessa frase: “se è morto cosa lo tengono li a fare? E’ un dono delle onoranze funebri della zona è normale che muoia” Passo il negozio di parrucchiera che ha un cartello con scritto “we are open, come in”. Siamo una città dal 1975 ma tutti sti inglesi io qui non li ho mai visti, la zona poi non è nemmeno centrale, per passare di lì o ci abiti o ti sei perso. Siamo gemellati con Mazzarino in Sicilia e mi metti il cartello in inglese. Sono quasi arrivata e ancora non sono su questa terra, attraversando le strade ho incrociato tanti Glovo, Getir, Deliveroo e similari, nel week end lavorano parecchio, tutto sommato meno male, così fanno qualche soldino anche loro, solitamente sono ragazzi emigrati che cercano di racimolare qualche soldo per pagarsi il letto dove dormono ammassati in case subaffittate all’ennesima potenza. Camminando sul marciapiede il mio torpore viene smosso da una figura che mi passa davanti tagliandomi quasi la strada, giro la testa e vedo un giovane ragazzo introno ai 22/24 anni, alto più o meno sul metro e ottantacinque, muscoloso ma non troppo e con un braccio regge una scatola che mette in mostra in bicipite teso sotto la maglietta bianca attillata. Alla fine del braccio c’è una spalla che finisce di riempire la manica della maglietta in modo prorompente e porta a guardare il resto dell’indumento appoggiato su un torace ampio che poco lascia all’immaginazione. Che faccio mi fermo lì o scendo a vedere se il pantalone sta bene con la maglietta? Va bè che con bianco sta bene tutto ma io darei un’occhiata, così per curiosità… Indossa un paio di jeans neri, sa vestirsi il ragazzo, ha scelto un paio di pantaloni scuri che mettono in risalto la parte sopra ma che fanno presente che in palestra usa anche il macchinario per le gambe e funziona benissimo. Un paio di Nike Air Force 1 total white ai piedi e un orecchino ad anello discreto ad un orecchio completano il look. Allunga un braccio verso il citofono di una casa lì vicino, sul polso tintinnano dei braccialetti di acciaio e sulla mano leggermente abbronzata porta due anelli, si piega leggermente verso il microfono facendo cadere morbidi capelli scuri leggermente mossi sul viso. Dal citofono gracchia una voce che dice: “Chi è’” Il ragazzo girando la testa dalla mia parte, che fortunatamente sono dalla stessa parte del citofono, esclama deciso con una voce morbida e suadente: “GUSTAMI!” E inizia a fare caldo, tanto caldo, sono 33 gradi a termometro ma percepiti 64 sulla pelle, ela sete si fa sentire seccando le fauci, queste trappole mortali che girano d’estate mettono arsura. Il sudore scende copioso e imperla la fronte, meno male che vesto di nero così non si pezza l’ascella e prepotente parte violento il desiderio adolescenziale di un Calippo all’arancia.

LA PROCESSIONE

Da parecchio tempo ormai in uno dei quartieri centrali della città dove vivo, i residenti si lamentano degli schiamazzi notturni fino a tarda ora dei frequentatori di alcuni mini market aperti fino a notte inoltrata. Dopo gli schiamazzi della sera prima, il giorno dopo sui marciapiedi restano i segni del passaggio degli Urinanti, una tribù di avvezzi all’alcool d’orzo fermentato che si deambulano solo di notte in carovane, mossi dall’arsura accumulata nelle calde giornate e lasciano come prova del loro passaggio file di bottiglie di birra vuote, cocci di vetro sparsi per tutto il marciapiede e rigagnoli dello stesso liquido ingurgitato trasformato in urea, azoto e acido urico. I residenti si sono rivolti al sindaco per tantissimo tempo con lamentele di ogni tipo fino a che il Primo Cittadino ha emesso un’ordinanza che dal 15 giugno al 30 settembre dalle ore 19 del giorno prima alle 7 del mattino dopo, codesti mini-market non posso vendere alcolici, pena multe dai 75 ai 500 euro. Con buona pace di tutti attendiamo con ansia il giorno in cui scatterà il coprifuoco e che giustizia sia fatta. Per cause di forza maggiore tutte le sere mi trovo a dover prendere l’autobus per tornare a casa intorno alle 22.30/23.00 proprio davanti ad uno di questi mini-market e la curiosità di vedere come gestiranno questa cosa del ‘coprifuoco’ che farà perdere loro molti soldi, è molta. La prima sera in attesa dell’autobus vedo che il negozio sta per chiudere alle 22.30, solitamente vanno ben oltre quell’orario e dalla porta del negozio escono persone con in mano bottigliette di acqua, lattine di coca cole e limonata e penso che forse bastava così poco per mettere un po’ di ordine in quella zona. Il giorno dopo allo stesso posto, alla stessa ora, sembra accadere la stessa cosa ma c’è qualcosa di strano e familiare allo stesso tempo. Il negozio è sempre aperto come al solito, alle 22.30 non pare essere in chiusura e dalla porta escono prima due persone con dei sacchetti anonimi contenti bottiglie di vetro Tennentanti che salgono velocemente in macchina partendo a tutta birra verso altri mondi dove nessun uomo ha mai bevuto prima. Poco dopo iniziano ad uscire a coppie una decina di Desperados in fila per due con in mano un cero dedicato a Santa Maria Moretti, a seguire le pie donne che cospargono la strada dove passerà la processione, di grani di sale che lassanu senza ciatu ed infine l’uscita del santo, San Miguel, lo si riconosce dal Nastro Azzurro che sventola mosso dal vento caldo della notte estiva e dalla bottiglia di Bier du Demon che tiene sotto al piede sinistro ad indicare la vittoria del bere sul male. La processione di allontana un po’ mal salda sulle gambe e il santuario della madonna dei tre luppoli rimane vuoto e silenzioso, da lontano vedo arrivare l’autobus, la giornata è finita e andiamo in pace con tutto lo spirito.

lunedì 23 maggio 2022

IL BONUS 110%

Trovo il bonus 110% una cosa molto positiva, ha dato da lavorare a tante imprese edili ed è una buona cosa. Ancora più positivo trovo il fatto che molti giovani si siano orientati verso questo lavoro apparentemente umile ma molto importante e ora supportato anche da studio teorico con scuole apposite. Trovo molto positivo l'impegno che ci mettono questi ragazzi nello svolgere il loro lavoro, soprattutto in questi giorni di caldo intenso. Trovo fantastico che per trovare refrigerio si bagnino la maglietta con la canna dell'acqua esalgano e scendano dai ponteggi con questo tessuto incollato ai muscoli, già evidenti con la maglietta asciutta, che si appoggia su fasci scolpiti che giocano a cucù con il nome dell'impresa che non si legge mai bene. Diamo un Nobel a chi ha inventato i pantaloni elasticizzati che accompagnano le salite e le discese da quelle scalette anguste che costringono gambe e glutei a sforzi muscolari che esasperano le cuciture e gli ormoni che in menopausa vorrebbero dormire. "Dottore, da quando ci sono i ponteggi ho i sudori freddi e ci sono 29 gradi..." "Forse trovarsi davanti alla finestra i ponteggi le da un senso di costrizione" "Sarà ma la costrizione più che sentirla la vedo, vedo cose che offuscanola vista" "Il potassio, deve prendere il potassio" "Sicuro che si chiami così? Ai miei tempi aveva un altro nome..."