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lunedì 13 aprile 2015

LE BELLE TRADZIONI DI UNA VOLTA

Pausa pranzo, bel sole, caldo, passo nel solito supermercato, ma faccio un blitz degno dei Nas, non mi vedi, non mi senti, pago e tu non hai il tempo di parlare.
Quando hai capito che sono stata sta lì è troppo tardi, sono già in ferie.
Esco la supermercatello contenta di non aver dovuto disquisire dell'assurdo con il balengo solito alla cassa.
Cammino tranquilla sul marciapiede e in lontananza vedo arrivare un signore marocchino con in braccio un grosso tappeto arrotolato.
Il tempo pare fermarsi di colpo.
Da quanti anni è che non si vede un marocchino con il tappeto?
IL MAROCCHINO per antonomasia, il 'vu cumprà' con il tappeto.
Era diventata una tradizione, seconda solo all'Amaretto di Saronno.
Una vita!
Adesso non sono più marocchini gli ambulanti, sono senegalesi con la bigiotteria, cingalesi con le rose, bengalesi con gli incensi, vattelapesca con le borse, ma di marocchini nemmeno l'ombra.
Sei un pezzo di antiquariato, a giudicare dal colore bianco dei capelli sarai in giro con quel tappeto, che non ti ha comprato nessuno,dal 1982.
Il viso cotto dal sole metropolitano, riflesso dall'asfalto in tutti questi anni.
Il tuo incedere lento mi lascia tutto il tempo di pensare a quando la parola 'marocchino' veniva detta con tutto il dispregio che ci si riusciva a mettere nell'intonazione della voce e nella corrugazione del volto.
Adesso si dice extra comunitario, tutto un fascio di erbe varie, che accomuna il destino di tutti gli stranieri che vagano per le città senza un dio, nemmeno quello di Facchinetti dei Pooh.
Penso a come potrebbe vendere un tappeto così grosso per strada, a quanta strada fatta con quel tappeto che non vola nemmeno per farlo riposare un po'.
Come ci campa con quel tappeto, perché gira con un tappeto addosso, adesso che fa anche caldino.
Un po' mi fa tenerezza, una vita passata sotto ad un tappeto e non sei nemmeno la polvere spinta sotto da un colf filippina.
Ora mi sei davanti, mi sembri persino un volto conosciuto, come se fossi davvero uno di quelli che giravano quando ero giovane.
Ti fermi davanti a me e mi dici: "Vuoi tappeto?"
A me? Ma cosa me ne faccio io di un tappeto?
Sono a piedi, mica posso salire sui mezzi con due metri di bazooka di lana sulle spalle.
Non mi piacciono nemmeno, non li sopporto e ci inciampo dentro sempre ogni volta che ne trovo uno davanti ai piedi.
Forse però, se lo prendessi, potrei girare io per la città cercando di venderlo dicendo: "tel voret cumprà giargiana??"
Ormai lo straniero a casa mia sono io.

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