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venerdì 13 aprile 2018

LA CORAZZATA POTEMKIN NON È UNA LEGGENDA

Piove copiosamente da qualche giorno e per qualche malsano algoritmo i mezzi subiscono ritardi, in particolare i treni.
Per bagnarmi meno scelgo di tornare a casa con il passante ferroviario che incrocia la metrò a Porta Venezia, in questa stazione del treno tutte le scale mobili sono bloccate e per uscire tocca andare di ginocchio.
Su una scala che porta fuori dal passante si sono sedute tre signore, probabilmente stanche di attendere un treno che non arriva, di fianco a me sale una ragazza con un trolley pesante, sembra pieno di quadrelli di marmo di Carrara, lo trascina dalla maniglia facendolo salire sugli scalini a fatica con le rotelle che tirano porconi ad ogni colpo: " tatac tatac tatac e tung, tatac tatac tatac e tung..." così per 40 scalini.
Io mi attacco col bostik al corrimano e mi tiro su come un ragno di Lecco, sono scale e sono bagnate, meglio sembrare Frankenstein che dare una sorellina a Olga.
Arrivata al terzultimo gradino sento un grido provenire dalla ragazza al mio fianco, mi giro sperando che non si sia fatta male e vedo il trolley, scappato dalla mano della ragazza, scivolare sui gradini verso il basso prendendo velocità.
La ragazza lo insegue cercando di avvisare le tre signore in fondo alla rampa dell'arrivo di un tram in corsa.
La scena mi è vagamente familiare, ma ricordo fosse una carrozzina.
Il massiccio siluro prosegue la sua corsa rallentando sole un po' sul piccolo pianerottolo tra un gruppo di gradini e l'altro.
Alla fine della scala le tre acute signore richiamate dalle urla della ragazza si girano e capendo la situazione, con la velocità di un gatto di marmo si alzano in piedi porgendo tre paia di stinchi all'impatto e salvando le schiene.
Non credevo che la corazza Potëmkin esistesse davvero.

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