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venerdì 13 aprile 2018

ONDA SU ONDA...

Le giornate piovose a volte regalano delle perle incredibili, basta guardarle da un'angolazione diversa da quella di Lucio Battisti.
Dopo un viaggio sui mezzi pubblici senza particolari problemi sono sulla dirittura di casa, il ritmo della pioggia si è fatto incalzante e dove prima si poteva camminare tra una goccia e l'altra senza particolari danni, ora occorre aprire l'ombrello.
Nella mia città è piovuto tanto in giornata, ci sono i tombini esausti che non ricevono più acqua e le strade ai lati hanno raccolto parecchia acqua da far invidia alle risaie del vercellese.
Alla fermata dell'autobus scendiamo in tanti e cinque o sei persone si incamminano nella mia stessa direzione.
Dove si attraversa il semaforo è rosso, come sempre e anziché fermarci sul bordo del marciapiede, istintivamente tutti ci mettiamo in fila indiana a ridosso delle siepi della scuola che si trova alle nostre spalle con gli ombrelli leggermente piegati in avanti a mo' di protezione.
In quel punto della strada al bordo si accumula tanta acqua e si trova proprio dove transitano le macchine che devono girare sulla destra e che non possono allargare tanto per curvare, non lo farebbero comunque anche se lo spazio lo consentisse.
Consci di quello che succede tutte le volte che piove, rimaniamo arretrati serrando i ranghi con gli ombrelli e lasciando il marciapiede praticamente vuoto.
Dopo qualche secondo arriva una signora con un bellissimo ombrello verde con i girasoli e le coccinelle che passa davanti a tutti noi guardandoci come se fossimo appena usciti dal Paolo Pini (ndr ex-manicomio milanese) e si mette in riva al marciapiede esattamente davanti al semaforo.
Vedere sei persone addossate ad una siepe, coperti dagli ombrelli mentre piove a dirotto deve essere assai curioso.
In capo ad una frazione di secondo accade quello che tutti noi ci aspettavamo ed eravamo pronti ad evitare: arriva una macchina a velocità sostenuta, prende il pozzangherone d'acqua con le due ruote laterali e solleva un'onda di un metro e mezzo lavando la signora da capo a piedi.
Noi l'abbiamo scampata, la strategia di guerra funziona sempre ma la signora con il bellissimo ombrello, da cui sono scappate anche le coccinelle, si gira verso di noi gocciolando come un gelato a luglio e ci guarda con una faccia a punto interrogativo che parla da sola.
Noi restiamo immobili, muti e bastardi dietro agli ombrelli, nella nostra testa sono partiti trecento milioni di pensieri rivolti alla signora e nessuno di compassione.
Bastava un attimo per capire che sei persone in fila indiana, ferme sul marciapiede davanti al semaforo rosso, addossati ad una grossa siepe serrati sotto gli ombrelli mentre diluvia, non stanno facendo la fila alla biglietteria del cinema.





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