E’ un po’ di tempo che faccio questo tragitto per andare al
lavoro alla mattina, sia a piedi che con l’autobus e vedo tanti signori senza
fissa dimora che sostano un po’ ovunque.
Sotto i portici di Piazza San Babila se ne trovato tanti, qualcuno
con il cagnolino, qualcuno solo, altri con un sacco a pelo dormono come
riescono e a volte si svegliano perché una persona gentile ha portato loro la
colazione, c’è un ragazzo insistente che sbarra il passaggio su una scala di
uscita della metropolitana con una tiritera irritante, tutti i giorni
inarrestabile, ti fa sognare i remi di legno messi di piatto, c’è l’immancabile
zingara mezza morta accasciata contro un muro con una foto sbiadita della
famiglia, ma non si sa famiglia di chi e c’è un signore senza età con stampato
sul viso un’espressione da ‘poverino’ perenne.
Poi c’è un uomo con un cagnolino simpaticissimo che si fa
accarezzare e vuole le coccole, ha
disegnata in faccia la rassegnazione ma sorride sempre se gli rivolgi la parola
o anche solo un saluto, non chiede niente, ha un bicchiere di cartone della
coca cola un po’ consunto, una valigia con dentro il suo mondo sulla quale si
siede, una copertina dove si accuccia in canino e ringrazia sempre se gli regali il soldino.
Indossa un cappellino dell’Inter e credo che sia quello il
motivo per cui si trovi sotto ai portici col cane, se cambia il cappellino
secondo me la fortuna comincia a girare dalla parte giusta.
Poi c’è un tale in via Borgogna, è sempre lì all’angolo dove
c’è il semaforo, a volte seduto su una sedia blu con le rotelle, quelle da
ufficio, a volte passeggia sul marciapiede ed è vestito in modo più che
decoroso.
Il suo mondo è: un materasso a molle che tutte le mattine
piega e avvolge un pesante sacco di plastica, tre sacchi avvolti in un altro
sacco di cellophane, caricati e legati su una bicicletta e tre valige, anch’esse
avvolte di pesante plastica trasparente, legate tra di loro e a loro volta
legate ad una ruota della bicicletta che è legata ad un palo della luce con una
pesante catena.
Fa pensare tanto il fatto di trovarlo lì in strada a quel
modo, sembra un ‘senza tetto' abbiente, se lo scoprono gli tassano il materasso.
Stamattina la 54 si è fermata al semaforo rosso che è proprio
dove c’è questo signore.
Nella manciata di secondi che dura il semaforo vedo
avvicinarsi al tipo, che oggi è seduto sul davanzalino di una finestra a
livello strada di un negozio semi interrato, un signore distinto, intorno alla sessantina, con capelli bianchi, occhiali da sole, vestito grigio fumo di
Londra in fresco di lana e camicia bianca senza cravatta.
Si siede sul davanzalino assieme al tipo e parlottano un po’,
poi il ‘barba’ tira fuori l’accendino e lo porge al distinto signore che si
accende una sigaretta, ancora due parole e poi il signore prosegue la sua
strada verso Piazza San Babila, il ‘barba’ lo saluta e si accende la sigaretta
ricevuta in cambio dell’accendino.
Ho avuto la certezza che questa cosa non fosse la prima
volta che capitasse, sedersi di fianco ad un senza tetto non lo fanno in tanti,
non lo faccio nemmeno io che il ‘mio’ lo conosco da quattro anni, lo saluto
tutti i giorni, ci parlo, so del suo bambino di 5 anni, della sua famiglia in
Senegal e del suo diabete.
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