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lunedì 23 agosto 2021

ERA L'ANNO 1970

Avevo 6 anni, ed ero in prima elementare, era il 1970. Era cambiata la decina dell'anno nella data, eravamo stati sulla Luna, era cambiata la moda, c'erano i pantaloni a zampa d'elefante, le donne potevano votare ma la mia classe era ancora divisa in due: da una parte i figli degli operai e dall'altra quelli degli impiegati, del farmacista e del dottore. A me non è mai pesato stare dalla parte degli operai,anche perché ho scoperto di questa divisione quando ormai ero adulta. Io stavo bene in mezzo ai figli degli operai, il mio papà era un operaio e non mi sono mai vergognata del suo lavoro. Eravamo disposti in file di banchi singoli, davanti avevo Maria Carmela, la figlia del pescivendolo e dietro c'era Michele, il figlio dell'ortolano. Mentre Maria Carmela era una bambina sempre perfettamente in ordine e pulita, aveva sempre i capelli pettinati con due trecce e il grembiule bianco sempre pulito e stirato, Michele invece era un bambino un po' lasciato a sé stesso, pur indossando il grembiule nero si vedeva che non era pulito, era sempre spettinato e sapeva intensamente di non lavato. Forse erano tanti in famiglia e i genitori non riuscivano a seguirli bene tutti. Mentre Maria Carmela si impegnava sempre nella lezione del giorno scrivendo, leggendo, disegnando, faceva sempre i compiti, a Michele invece non poteva fregare di meno di qualsiasi cosa, appoggiava la testa al banco e si faceva delle sonore dormite. Credo che nemmeno alla maestra importasse molto di Michele, era seduto nell'ultimo banco, ogni tanto passava di lì per cercare di calmarlo perché era un'anima libera, parlava da solo ad alta voce, cantava, aveva un quaderno ma non so cosa ci fosse scritto, ammesso che ci fosse scritto qualcosa, che ogni tanto volava per la classe all'improvviso. Quando gli veniva il momento estroso puntava i piedi sulle zampe dietro della mia sedia e spingeva con tutta la forza che aveva nelle gambe incastrandomi tra lo schienale e il banco fino a farmi mancare l'aria, era un bambino robusto e di forza ne aveva abbastanza. Quando mi aveva pressato per bene rideva come un pazzo, io un po' meno. Mi sono chiesta spesso cosa ne sia stato di lui, magari è diventato ingegnere. Maria Carmela invece era silenziosa, educata,sempre attenta a scrivere ordinatamente a quando capitava di dover cancellare qualcosa faceva sempre il buco nella pagina del quaderno. Avevamo quelle gomme terribili, rigide, da una parte blu che sembrava carta vetrata e dall'altra parte bordeaux un po' più morbida, ma da qualsiasi parte le usavi il buco nella carta era garantito. Non so perché per rimediare al danno cercava di chiudere il buco con la saliva, il motivo per cui cercasse di chiudere il buco lo sapevo, una volta a casa quel buco le sarebbe costato delle botte e Maria Carmela le prendeva con la cinghia dei pantaloni di suo padre, ma non sono mai riuscita a capire perché pensasse che bagnando di saliva il dito il buco si chiudesse. La paura ci ha fatto fare cose strane...ma questa è un'altra storia.

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