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giovedì 1 settembre 2016

Sia-amo i Watussi...si-amo i Watussi...

Sul metrò stasera c'è il ballerino musicante, musica dei Jackson Five a manetta e il ballo di San Vito in corpo. Il casino che riesce a fare questo tale, da solo, è paragonabile alle manifestazioni degli anni settanta per i diritti dei lavoratori. Quando c'è lui non si riesce a sentire nemmeno il rumore dei miei pensieri. Ad un certo punto però sento ha rumore sordo e vibrante di un tubo di ferro che batte contro una massa compatta e mi giro. Mi trovo davanti un ragazzo Watussi di oltre due metri, stampato in un frontale contro il sostegno per i passeggeri attaccato in alto alla carrozza. Si siede ma non fa una piega, penso a che dolore debba aver sentito, il soprassalto dell'ostacolo inaspettato, ma lui non batte ciglio. Il viaggio finisce, arrivati al capolinea ci si prepara a scendere. Il ragazzo si alza e bammm!!!! Un frontone contro il sostegno di prima. E minchia figlio mio, ho capito che a casa tua non c'è il metrò, ma di sto passo a Natale ci arrivi rintronato come Mohamed Alì.

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