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giovedì 1 settembre 2016

L' ascensore mentale

Al capolinea del metrò dove scendo io ci sono tutte le scale mobili bloccate per manutenzione ormai da due mesi. Sono bloccate tutte insieme perché il premio Nobel per l'ingegneria abita a Sesto San Giovanni e per uscire spesso uso l'ascensore.
Stasera davanti a me c'erano un po' di persone, così mi metto in attesa del mio turno. Intanto salgono quattro persone con trolley, borse, borsone, valigia, valigione, sacco, sacchetto e bottiglione. Si sistemano in modo da starci e stanno lì, fermi.
Non capisco ma aspetto, dopo un po' si chiudono le porte e due minuti dopo si riaprono, dentro ci sono ancora i quattro con  trolley, borse, borsone, valigia, valigione, sacco, sacchetto e bottiglione, che straniti si accorgono di essere ancora al punto di prima. Uno di loro dice "deve esserci qualcosa che impedisce le porte" e partono le grandi manovre per stringersi un po', sembrano uno scassaquindici mentre spostano trolley, borse, borsone, valigia, valigione, sacco, sacchetto e bottiglione. Soddisfatti del lavoro si fermano e guardano la pulsantiera dell'ascensore. Dopo un po' si chiudono le porte e poi si riaprono e i quattro sono ancora lì con trolley, borse, borsone, valigia, valigione, sacco, sacchetto e bottiglione. La signora davanti alza la testa con sguardo attonito e mi guarda in cerca di una risposta e nel frattempo uno di loro scende, pensando che l'ascensore non funzioni, e si avvia verso le scale con la sua parte di bagagli. Io guardo la signora e le dico: "deve schiacciare il bottone con lo 0 sennò non parte, non è automatico". Non è l'ascensore di Star Trek che parte solo col pensiero. La signora schiaccia il pulsante, le porte si chiudono e l'ascensore parte....KIRK A PONTE, FATECI RISALIRE.

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