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giovedì 4 aprile 2024

UNA MELA AL GIORNO TI ALLIETA CON IL MILLENIAL INTORNO

Consapevole di quel bicipite insolente e di quegli addominali scolpiti, lasciati intendere sotto il tessuto leggero di una canottiera opinabile ma concessa per buona condotta, ti abbandoni contro il corrimano del vagone guardando distratto il cellulare. Il viso accarezzato dai capelli ribelli che giocano a nascondino con due occhi azzurri sfuggenti e un sorriso appena accennato, irriverente, di chi ha capito perfettamente di aver agitato una carrozza diretta alla residenza Anni Sereni. Ti sei messo li, apparentemente preso dai fatti tuoi e ne hai già inchiodate due al palo in mezzo alle porte del treno, che è li da sempre ma stamattina ha ricordato di esserci con un doloroso rumore metallico in mezzo alla faccia. Distratte dalle tue giovani spalle, altre due sono scese dal piano di sopra del treno surfando sui gradini come in un mercoledì da leoni. L'aria condizionata sui mezzi è sempre troppo alta, si gela, ma oggi il sudore imperla le fronti a metà tra la congestione del cappuccino per colazione e l'infarto da risveglio di soprassalto. Lo sai bene, fauno dormiente (ndr andatevi a vedere la statua) del ribollir dei tini, dell'aspro odor dei vini e degli animi che stai rallegrando oggi in questa breve tratta di viaggio. Eccoti qui, moderno tentatore con la mela in mano, a tratti serpente a tratti Adamo che tutte stiamo cercando di immaginare senza la foglia di fico.

QUANDO ALL'IMPROVVISO SI APRE LA SCATOLA DEI RICORDI

Quando ero piccola i regali a Natale me li portava Gesù Bambino e fino ai sette anni ho davvero creduto che Gesù portasse anche i regali materiali, poi sono caduta dalla pianta ‘grazie’ ad una compagna di classe che sapeva sempre un po’ tutto come se a sette anni avesse già conosciuto la vita. La sensazione di tristezza e smarrimento che provai quel giorno me la ricordo ancora ora benissimo, a distanza di tantissimi anni e credo che la mia mania per gli addobbi di Natale sia dovuta a quell’inaspettata rivelazione. La mia ostinazione a voler fare sempre l'albero di Natale anche se non ho figli e non sempre ne ho voglia, anche se a volte l'albero mi metteva più tristezza che gioia, anche se a volte in casa eravamo solo io, l'albero e i gatti. L'ostinazione che ha armato le mie mani per anni per decorare la casa era il profondo desiderio di voler ritrovare le emozioni di quando ero piccola, ma quelle emozioni non le ho mai più riprovate, sono state più le volte che ho provato tristezza e vuoto. Le emozioni di bambina le ho sentite solo per pochi anni ed in maniera impercettibile, veramente cosa di poco, pochi secondi ma che mi hanno reso felice lo stesso. Spero sempre che prima o poi ritorneranno assieme alla serenità ma mi rendo perfettamente conto che sono solo illusioni perchè è cambiato tutto, sono cambiata io, intorno mi sono ruotate cose e situazioni che si sono portate via i miei occhi di bambina anche se guardandomi allo specchio sono identici a quando avevo tre anni. Poi un giorno di ventiquattro anni fa è nata ADMI, l'associazione di Case di Bambola fondata con quattro amici con la mia stessa passione, dopo di noi sono arrivati soci con la stessa passione, uno, due, tre, dieci, cinquanta, cento iscritti e tra questi Babbo Natale. L'esistenza della tradizione di Babbo Natale l'ho conosciuta da ragazzina, ho letto tante cose, sapevo che è la storia di San Nicola che porta i doni ai bambini del Nord, come qua da noi c'è Santa Lucia, ma io ho proprio incontrato Babbo Natale vero. No no, non ho picchiato la testa, ho proprio incontrato Babbo Natale e si chiamava Giantommaso. Quando Giantommaso ho provato un vuoto profondo, non pensavo che Babbo Natale potesse morire ma se n'è andato a dicembre, proprio il mese di Babbo Natale, non poteva che essere così. Grazie a come era lui ho sperato ancora che le persone non fossero così vuote e cattive come troppo spesso appaiono, mi ha ricordato che ci sono ancora persone sensibili, generose che lavorano in silenzio e che in silenzio se ne vanno lasciando un castello di cose belle talmente grosso che da quanto è grosso non lo si riesce a vedere. Giantommaso era una persona "integrale" un po' "rustica" nel senso che non amava le smancerie, i sentimentalismi, era una persona pratica, per chi non si è fermato un attimo a guardarlo negli occhi può anche essere sembrato un po' cinico ma tante cose che diceva le diceva un po' per provocare, un po' per prendere in giro ma le cose importanti le ha fatte e sofferte in silenzio, perché anche Babbo Natale aveva dentro una grossa sofferenza che non ha mai scaricata su nessuno di noi, con noi dell'associazione era sempre allegro, aveva una parola buona per chiunque, capiva al volo se c'era qualcosa che ci rodeva dentro e con un piccolo regalino faceva capire che ti aveva compreso, capiva al volo anche se non dicevi niente, del resto a Babbo Natale non devi dire niente, lui sa già tutto. Io non gli avevo mai detto che mi piacciono i carillon e la canzone "My way" di Frank Sinatra e sicuramente sarà anche stato un caso ma un giorno, sapendo della mia passione per i pompieri, mi ha spedito a casa un pupazzo a forma di orso vestito da pompiere montato su un carillon che suonava "My way". Non era Natale, credo fosse primavera, ma fu una sensazione bellissima ricevere un regalo da Babbo Natale fuori stagione. Questa è solo un ricordo che con GT ma di storie così ce ne sarebbero tantissime da racconta perché lui era gentilissimo e arrivava sempre dove c'era bisogno di Babbo Natale. Nella mia vita è entrato in punta di piedi in un periodo bruttissimo e riusciva a farmi sorridere sempre, mi prendeva sempre in giro ma lo faceva in un modo talmente bello che non mi sono mai arrabbiata, io sono permalosa da far paura ma lui non mi ha mai fatto arrabbiare veramente, aveva un modo di dire le cose che non potevi che ridere da tanto erano assurde, riusciva a trovare il modo giusto di parlare per ogni persona con la quale stringeva un rapporto. Aveva il dono della magia, nei suoi lavori, nel modo di affrontare le cose, nel modo di parlare, di far ridere, di raccontare, di donare, di donarsi, e in un modo un po' così se n'è andato, come fa un padre che non vuol far soffrire i suoi figli ha detto che andava tutto bene ed io, come la bambina di tre anni che stavo cercando da tempo, ci ho creduto, ho pensato davvero che sarebbe andato tutto bene, invece poi se n'è andato l'ultimo regalo, quello che cercavo da anni ostinandomi a fare l'albero di Natale, cercavo la bambina di tre anni che crede ancora a tutto e lui mi ha fatto credere ancora per un attimo che tutto andava bene, e io ci ho creduto davvero. Babbo Natale esiste anche se non a tutti è dato conoscerlo e io sono stata fortunata. Ora mi piace immaginarlo in cielo sulla sua slitta, esattamente come lo si immagina e lo si disegna, quando tornerà lo farà in un'altra parte del mondo perché le persone non perdano mai la fiducia tra di loro e se vi dovesse capitare di incontrarlo, magari non lo riconoscerete subito, ma sicuramente capirete che è lui perché la sua magia vi toccherà in qualche modo, magari con la musichetta di un carillon.

lunedì 7 novembre 2022

FILIERA CORTA

Nella pausa pranzo decido di andare nel negozio dei cinesi vicino all’ufficio, conosciuto anche come il paradiso degli ftalati. Giro per il negozio in cerca di niente di utile e finisco per comprarmi comunque qualcosa, quei negozi sono il ‘fattapposta’ . Arrivo alla cassa e mi metto in fila come d’uso, arriva la versione femminile di Antonio Hinoki buonanima e mi passa davanti come se fossi invisibile, lascio correre perché non ho voglia di fare a pugni in pausa pranzo, ho fame e vorrei riuscire a mangiare prima di rientrare al lavoro. Arriva il mio turno di pagare e gentilmente il ragazzo alla cassa si scusa, si allontana di un metro scarso, mi gira le spalle, abbassa la mascherina e si spruzza uno spray in gola, rimette la mascherina e torna alla sua postazione in cassa dove lo sto attendendo. Mi guarda dritto negli occhi e mi dice: “Mi scusi ma ho tosse, mal di gola” E me lo dici così con quegli occhi a mandorla che hai il mal di gola? Dietro di me squilla il cellulare di una tipa che ha come suoneria la colonna sonora di profondo rosso e a me gela il midollo spinale anche se quello che ho davanti che sta sputando i polmoni è giallo. Cercando di far finta di nulla gli rispondo: “Capisco, anche io ho la tosse” E cosa vuoi che siano due colpi di tosse della Pianura Padana contro quelli della muraglia cinese, l’ho persa a tavolino, non mi fanno nemmeno scendere in campo. Mi sento in trappola come un topo da laboratorio, non posso scappare perché non ho ancora pagato e ha in mano il mio bancomat, penso che sono intelligente perché non ho mai abbassato la mascherina e penso che anche il muso giallo è intelligente, indossa la mascherina ma la tocca con le mani, e con le mani ha toccato quello che ho comprato io e quando arrivo a casa metto tutto sul balcone ma intanto l’ho toccato e cerco nella borsa la bottiglina di gel per le mani e sono indecisa se berlo o metterlo solo sulle mani. Poi penso che ho ancora sette giorni dei centoventi di copertura da guarigione sperando che il Corona sappia contare, non come Fabrizio che non conta un mazzo. Nel frattempo mi parte un accesso di tosse pazzesco che si sposta anche la mascherina ad ogni colpo e il ragazzo alla cassa mi dice: “Fale tampone folse è meglio, blutta tosse” Pheega tu sei la filiera corta del Covid con la peste in gola e dici a me di fare il tampone??? Apro una foto del mio telefono e gli faccio vedere il mio tampone “Nani, è negativo, folse tampone meglio fale te” E anche oggi non sono morta uccisa dalla mafia cinese e non finirò un piatto di zuppa gambeli.

giovedì 22 settembre 2022

Oh oh cavallo oh oh...

Io sono una grande sostenitrice degli skinny indossati dai maschi, specie se hanno le gambe lunghe e muscolose accompagnate da un contorno proporzionato e anche un pezzo di pane così si fa un pasto completo. Capisco però che il pantalone aderente elasticizzato accompagna bene ma potrebbe creare disagi oggettivi. Non avendo il porto d'armi non ho idea di come si possa esattamente accomodare l'arma nella fondina. Però se il cavallo dello skinny leva il fiato, forse una taglia in più potrebbe essere una soluzione, non puoi ogni minuto saltare sul sedile afferrando con due dita la cucitura e tirare giù il tessuto cercando di liberare i pensieri. Poi passare le mani sulle cosce tirando ancora più giù, e poi fai un saltello afferrando la cintura per tirare più su perché ti sei accorto che l'uscita sul retro è scoperta e passa aria, e poi ti si strozza ancora il pollo e ricominci a saltellare lisciando le cosce per rirare giù il cavallo, non siamo all'ippodromo. Siamo a Villa S. Giovanni, devo arrivare a Porta Venezia, mancano ancora sette fermate e ti sei gia tirato quasi in mutande due volte. Qui ci stiamo fingendo tutte morte ma se muovi ancora quella mano sulla piazza centrale del paese te la piego all'indietro, non sfidare il campanile che se poi suonano le campane qui parte la ola.

E' TEMPO DI STIVALI

La settimana della moda a Milano va vissuta sui marciapiedi, non sulle passerelle. Oggi scelgo di andare a casa prendendo il metrò a San Babila, pieno centro, pieno di gente. Sotto i portici degli accadimenti stupefacenti mi trovo sul percorso tre modelli, uno seduto su un NewJersey di plastica lasciato li per i lavori in corso della Milano da bere, solo un modello può stare bene seduto sopra a quel coso orribile, uno mi gira la schiena e l'altro è semi coperto da quello che mi gira la schiena. Di quello che mi gira la schiena mi perdo ad osservare gli stivali che indossa, dei Chelsea boot color cammello. Lo so, avrei dovuto guardare il sedere ben definito e leggermente sporgente, avvolto negli skinny elasticizzati neri che gli fasciavano le lunghe gambe tornite e leggermente muscolose, le spalle larghe coperte da un giubbino in pelle nera che scendeva morbido appoggiandosi lussurioso sui fianchi, ma ho guardato gli stivali, a volte mi distraggo. Indugiando sullo stivale mi stavo perdendo Chuck Norris seduto sul new jersy, stivale da cow boy marrone chiaro calzato su gambe chilomentriche, cappello da cow boy marrone scuro con piccole piume di piccione texano lungo tutta la circonferenza, capelli biondi lunghi fino alle spalle, giacca di pelle scamosciata con le frange alle braccia, intento ad accendersi una sigaretta. Con la mano destra teneva l'accendino e con la sinistra gli faceva schermo per proteggere la fiamma dalle leggere folate di vento create dai sospiri delle viandanti. Sembrava si essere sul set dei Ponti di Madison County, non ne passava una che non girasse la testa verso quella combinazione di tamarraggine scamosciata e lussuria avvolta nella nuvola di fumo, ma anche questo mi ha distratto con gli stivali. Guardando gli stivali di questi due non sono riuscita ad osservare le scarpe del terzo modello. Oggi sono distratta. Proseguo sul mio cammino di Manuela e incrocio un giovanotto alto come un modello ma non faceva proprio quello, con un vestito blu, camicia azzurra e un cravattone azzuro chiaro, grosso come quello del papà della famiglia Bradford, lungo quattro dita sotto alla cintura intento cercare di sistemare il tessuto che probabilmente si era un po'raffazzonato. Si piega leggermente in avanti per far penzolare il cravattone a perpendicolo, mentre si raddrizza per far aderire di nuovo al torace il pezzo di stoffa, parte con la mano da sotto al nodo e scende lentamente fino alla fine indugiando sulla punta che appoggia sulla cerniera dei pantaloni che hanno una piega perfetta, incredibile che alle cinque del pomeriggio quei pantaloni siano ancora così stirati. La punta del cravattone si ribella e per tenerla giù occorrono più di un paio di manate, finito il lavoro di stiratura, soddisfatto del risultato solleva la testa, tira su un po' pantaloni afferrandoli dalla cintura, chiude il bottone della giacca, si liscia anche la giacca passando le mani dall'altro verso il basso sul torace e felice sorride al nulla. Mancava solo il sospiro finale ed eravamo su You Porn in dolby surraound. Però oggi sono proprio distratta, non ho guardato se aveva gli stivali.

mercoledì 7 settembre 2022

LA SCIOGLIEVOLEZZA

Stanno per cominciare le scuole e in questo periodo immagino ci siano anche i recuperi dei ‘rimandati’ perché iniziano ad esserci in giro le mandrie di ragazzi che si assembrano sulle panchine nei pressi delle scuole. Stamattina arrivando con l’autobus ho rivisto con piacere le solite panchine rimaste vuote per il periodo estivo, essersi riempite con i ragazzi. Su quella proprio davanti alla pensilina dove scendo c’erano quattro ragazze vestite con tuta e magliette ‘griffate’ e sneaker coordinate ai colori delle magliette indossate, sedute sulla panchina nelle loro ‘uniformi’ che parlavano delle vacanze, si raccontavano del mare, del filarino, delle bevute e ridevano divertite raccontandosela tra di loro. Con loro c’era anche un ragazzo non tanto alto, magro, abbronzato, capelli scuri ricci incollati con il gel, pantaloni larghi della tuta grigi, scarpe più grosse della sua testa che parevano fornite dalla Nasa comprese di magnete per le passeggiate attaccati allo scafo del razzo e una canottiera nera di quelle che lasciano scoperte spalle e muscolatura, se ce ne fosse stata a sufficienza. Nella mano destra teneva una sigaretta tenendo il braccio sospeso dal busto come se ci fosse qualcosa che gli impedisse di allinearlo a perpendicolo, con dei movimenti innaturali alla Lou Ferrigno mentre si trasforma in Hulk, tentava di mettere in mostra la muscolatura della schiena esposta dalla canottiera del Monnezza. Per un paio di volte ha cercato di entrare nei discorsi delle ragazze con movenze tra il tacchino in calore e la rigidità artrosica dei dopo settant’anni, ma con scarso successo, le ragazze non parevano essere interessate né ai suoi argomenti orali e nemmeno a quelli scritti sulla schiena. Qualche minuto dopo il gruppetto viene raggiunto da un altro ragazzo un po’ più alto di quello presente con indosso degli skinny neri che fasciavano le gambe lunghe lasciando poco all’immaginazione, una semplice maglietta bianca, Nike bianche ai piedi, i capelli castano chiaro, lunghi alle spalle e per metà raccolti in uno ‘chignon’ alto. Su una spalla lo zaino, su un orecchio un piccolo orecchino ad anello e due anelli sulla mano destra. Saluta tutti con un sorriso e il tempo si ferma, le ragazze girano la testa in contemporanea verso di lui che manco le sincronette… mentre Hulk Hogan arretra di un passo e aspira profondamente dalla sigaretta gonfiando il petto come un piccione pronto ad attaccare. Il ragazzo celestiale fa un passo avanti verso la panchina, si china leggermente all’altezza delle ragazze, le saluta con un bacio sulla guancia e al 7 di settembre viene sdoganata con tre mesi di anticipo la scioglievolezza dei Lindt, quella voglia di Rocher che non è fame ma una leccata però gliela darebbero, i Raffaello e tutte le tartarughe ninja della zona e già che ci siamo pure i Mon Cherie che un po’ di liquore magari li fa riprendere tutti.

giovedì 11 agosto 2022

THE PRINCE AND THE LITTLE ONE WHIT CHEEKBONES

“Lo sa il piccolo con gli zigomi alti che il principe è innamorato di lui?” "Sì, lo sa perché anche lui è innamorato del principe ma non lo possono dire, lo fanno capire in tutti i modi che riescono ma non lo possono dire. Sanno di essere sempre osservati dal mondo ma se lo dicono con gli occhi tutti i giorni, in ogni momento, con sguardi infiniti, con le mani sfiorate per caso, gli abbracci informali, le carezze appena sfiorate e i baci rubati di nascosto. Se lo dicono con gli occhi lucidi di dolore ed emozione e gli scatti di gelosia subito rimessi in tasca in fretta, con le risate che scoppiano per le parole sussurrate all’orecchio e le battute sciocche, se lo dicono con i sorrisi che nascono improvvisi ad ogni gesto l’uno dell’altro. Sì, il piccolo con gli zigomi alti lo sa che il suo principe è innamorato di lui e lo sa anche il principe di essere amato. Avrebbero potuto avere tutto, essere ogni cosa ma hanno dovuto chiudere il cuore in un cassetto e lasciar volare le farfalle." ( A tutti quelli che hanno dovuto rinunciare ad un amore grande che è rimasto l'amore della loro vita)