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mercoledì 10 marzo 2021

ANOTHER BRICK ON THE BALLS

Oggi il Treviglio è in orario ma sono in ritardo io. Il problema non è rilevante, devo solo fare una fermata, due minuti passano veloci. Solitamente quando salgo sul treno non mi metto tanto lontano dalle porte e se il treno non è affollato mi ci piazzo proprio davanti, tanto non do fastidio a nessuno. Arrivato il treno in stazione lascio scendere le persone e aspetto di salire. Ho sempre l’auricolare con la musica in un orecchio e il naso dentro al cellulare, leggo giornali in inglese, sfoglio Facebook, guardo i balletti di Tik Toc, prendo al volo l’ultimo Tweet, ho il tragitto pieno di impegni, sembro distratta ma sono multitasking, mi guardo anche in giro perché devo prendere appunti mentali per le cose che scriverò poi nel resto della giornata. In mezzo a tutto sto daffare alzo un attimo la testa e quella che pensavo fosse una delle mie normali extrasistole giornaliere si trasforma in una sincope. Davanti a me si materializza l’ottava meraviglia del mondo che pensavamo distrutta con il colosso di Rodi. Un ragazzo intorno ai 25/27 anni, non credo di più, alto circa un metro e ottantacinque o giù di lì, con in testa un berretto di lana che potrebbe coprire un taglio di capelli cortissimo, alla marine, con la mascherina che copre il resto del viso lasciando scoperti dei begli occhi color ambra trasparente senza espressione, questo mi fa ben sperare che non si sia accorto della TAC che gli sto facendo. Indossa un giubbott di similpelle con sotto una felpa col cappuccio che si appoggia sulla schiena, spalle larghe, bicipiti inguainati nelle maniche che lasciano poco spazio all’immaginazione, giubbino leggermente aperto sul torace ampio e si intuisce che là sotto c’è una tartaruga in letargo in attesa di tempi caldi per mettere fuori la testa e fare cucù. I jeans skinny elasticizzati si appoggiano sulla gambe senza costringere troppo, ma evidenziano le cosce da mila ore di squat con i pesi e polpacci torniti a colpi di pedale da spinning. Complice il vetro della porta dietro di lui, riesco a vedere il lato B che pare ballare la samba senza muoversi da tanto è alto e marmoreo. Perfetto outfit total black, il massimo su un Marcantonio di siffatta specie, scarpe sportive massicce, virili, che inghiottono un piede lungo da un 44 in su e portano automaticamente a fare calcoli matematici improponibili per capire se calza meglio la teoria della L o quella della lunghezza del piedi, nel dubbio moltiplico tutto per 3,14 e riporto due. Al polso sinistro un orologio alla GI Joe nero e a quello destro un bracciale chain steel che sottolineano mani possenti con vene leggermente in superficie. Nell’insieme pare scolpito da Dio in persona, purtroppo si avvicina la mia fermata e la voglia di andare a Treviglio si fa prepotente, non voglio scendere da quel treno chiamato desiderio, voglio continuare a bearmi di quel dio greco per ore e ore e ore e ore…. Una frazione di secondo prima che il treno fermi e apra le porte alla mia fermata, lo sguardo viene attirato dal movimento della sua gamba in avanti che mette in mostra un calzino con su Braccobaldo e delle fette di torta. Dentro di me sento il rumore secco dei mattoni che castrano il maiale e le lacrime iniziano a scendere copiose senza freno. Sanguinante nell’anima proseguo per la mia strada cosciente che niente sarà più come prima.

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