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mercoledì 7 agosto 2019

LA CORRIERA


A Milano in agosto si viaggia bene, non mi stancherò mai di sostenerlo ma certe mattine si viaggia anche meglio, oggi è stata una di quelle mattine con il valore aggiunto.Partiamo dalla fermata vicino a casa sul 728 con l’autista dalla guida disinvolta che copre la distanza Crocetta/Bignami M4 in 8 minuti piegando l’autobus in curva strisciando la saponetta sull’asfalto e rovesciando gli stomaci dei passeggeri che hanno appena fatto colazione.
12 minuti Bignami/Zara su Metrò Lilla senza autista ma tanto di cappello anche a lei che nella sua autonomia regala emozioni a pensare che si sposta da un binario all’altro senza che nessuno glielo dica.

Arrivata a Zara salgo sulla 60 mezza vuota che mi porta a destinazione attraversando una Milano semi deserta e meno frenetica, fare il viaggio in superficie guardando la mia città un po’ da turista è una cosa che mi è sempre piaciuta, specie in questo periodo, pesa meno persino andare al lavoro.
Oggi però c’è una novità, l’autista dell’autobus è un novellino con a fianco l’istruttore che lo aiuta, è la prima volta che mi capita e non poteva capitare di meglio.

La prima cosa che dice è di stare attento alla portiera del vano autista:

“ Tienila sempre chiusa che se dovesse capitare addosso a qualcuno e si fa male sono cavoli”
Questa frase apre le danze, l’accento dell’istruttore è pesantemente bergamasco, con le ‘e’ talmente aperte che entrano i camion a fare manovra.

Un accento non di Bergamo città, ma di valle, uno di quegli accenti da alpeggio, pesanti, che radunano le mucche solo con un “oooooohhh” , lo riconoscerei in mezzo a mille ‘cantilene’, un accento della Val Seriana, la mia valle.
Arrivato l’orario per partire l’autista si siede al posto di guida e dal marciapiede di sente l’istruttore:

“Signori in carrozza!! Si parte…”
Una coppia marito e moglie un po’ matura chiede: “Questa ferma in Stazione Centrale?”
E lui risponde: “ Certamente, prego…”


E accompagna la frase con un eloquente gesto della mano che sembra volerli ‘spingere’ a salire.
Salito sull’autobus inizia una giaculatoria che chissà quante volte ha ripetuto in tutti gli anni di lavoro:

“Controlla negli specchietti, schiaccia il bottone, chiudi le porte, guarda nello specchietto che sia tutti a posto in vettura, togli il freno a mano e parti piano”
L’autista esegue e si avvia verso il semaforo cento metri più avanti e l’istrutto continua:

“Brao, è verde ma guarda sempre a destra e sinistra perché l’è n’attim e te se ‘l troet denter”
Il tragitto prosegue e arriviamo alla rotatoria di Piazzale Lagosta:

“Adesso vai, la precedenza è tua, prenditela e vai deciso che se non comandi te da qui non esci più quando c’è traffico, la vedi?? Una macchina sola ma ti ha fregato”
Impegnata la rotatoria si avvicina la prima fermata:

“Adesso metti la freccia e accosta, va sto cretino ha parcheggiato proprio qui in mes ai bale, brao, così, ferma e apri le porte, guarda lo specchietto, tutti su, chiudi e andiamo”
Nel frattempo da destra arriva il tram e l’istruttore incalza:

“Scruta, scruta sempre a destra e sinistra, sempre anche quando hai ragione te che se questo lo prendi dentro è un carro armato, ha ragione lui anche quando ha torto”
Passato il tram riprendiamo il viaggio e l’istruttore chiacchierone e un po’ curioso si gira verso la coppia che prima aveva chiesto se l’autobus fermava in Stazione Centrale e chiede:

“Dove andate di bello?”
E la moglie della coppia timidamente risponde:

“In Campania, Salerno”
“Aaaaah bei posti chi lè, c’è il bel mare”

Senza perdere d’occhio il novellino ritorna ad impartire istruzioni mentre una signora ardimentosa si avvicina e chiede all’istruttore di dove fosse.
“Straniero io sono, provincia di Bergamo”

E la signora sorridente incalza:
“Di dove esattamente…”

“Gandino”
Non si può confondere il dialetto valligiano con un dialetto bergamasco qualunque, sa di erba tagliata di fresco  e concime, di melgù e latte appena munto.

“Si mangia bene dalle vostre parti, la polenta…”
Sta strana convinzione comune che a Bergamo si mangi solo polenta.

“Se maja bè sicür ma mia domà polenta, casonsei, strinù, capuni..”
Tra un piatto e l’altro, senza mai distrarsi dalle manovre del novellino,  intercalando una salamella con un’istruzione arriviamo alla fermata del cambio autista.

“Adesso quando arrivi alla prossima fermata che c’è il cambio, ti fermi, spegni il motore, tiri il freno a mano, te tiret sò i to robe e dom a fà culassiù”
Si gira verso noi passeggeri e allegramente esclama:

“A tutti una buona giornata e chi parte buone vacanze”
E la corriera per Clüsù riparte nel silenzio indifferente di tutti i giorni ma con un po’ di polenta dentro e un sorriso fuori.

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