Le undici sono un orario strano, troppo tardi per colazione,
troppo presto per il pranzo, lontana l’ora di andare a letto.
Alle undici la mattina volge al termine ma il pomeriggio
ancora non si presenta.
Le undici sono un orario congestionato di cose ancora da
fare e tante cose già fatte, l’orario
per un caffè e due chiacchiere in attesa di chissà che o solo di qualche minuto
di calma, l’orario per un aperitivo, per riempire il tempo, un lasso di tempo
in cui si è ancora in tempo per fare qualcosa che doveva essere fatto prima.
Le undici, ancora tantissimo tempo prima di sera, prima di
andare a letto e prima che il giorno finisca, un orario che ti da ancora tante
possibilità: che tutto accada, di cambiare idea, di una sorpresa, che il cielo
cambi, di una decisione, di un ripensamento, di un dispiacere e di un
sentimento, di “adesso cambio” e poi non faccio niente, di tempo immobile
pesante, di progetti, pensieri, opere e omissioni, dire, fare e baciare e tra
il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Le undici sono i minuti delle ore di mezzo, quelli che
sembra non servano a niente e si buttano nelle discariche delle code alle
poste, ai banconi dei supermercati, dal tabaccaio, in farmacia e dal fornaio,
sono i minuti dell’ultimo minuto e di un attimo.
Alle undici si danno gli appuntamenti dove devi andarci per
forza ma non vuoi alzarti presto e quelli a cui tieni tantissimo ma prima hai
dei “per forza lo devo fare” che ti devi levare dalle scatole per essere
libero.
Le undici sono quell’orario in cui se sei triste il giorno
non passa mai e se sei felice pensi che c’è ancora tanto tempo per sentire
dentro quella sensazione bella prima di doverla lasciar andare e aspettare che
ritorni.
Le undici sono un orario strano, pieno di tante cose, pieno
di vuoto e di speranze, pieno di paure e di mancanze.
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