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giovedì 26 maggio 2016

LE UNDICI


Le undici sono un orario strano, troppo tardi per colazione, troppo presto per il pranzo, lontana l’ora di andare a letto.

Alle undici la mattina volge al termine ma il pomeriggio ancora non si presenta.

Le undici sono un orario congestionato di cose ancora da fare e tante cose già fatte,  l’orario per un caffè e due chiacchiere in attesa di chissà che o solo di qualche minuto di calma, l’orario per un aperitivo, per riempire il tempo, un lasso di tempo in cui si è ancora in tempo per fare qualcosa che doveva essere fatto prima.

Le undici, ancora tantissimo tempo prima di sera, prima di andare a letto e prima che il giorno finisca, un orario che ti da ancora tante possibilità: che tutto accada, di cambiare idea, di una sorpresa, che il cielo cambi, di una decisione, di un ripensamento, di un dispiacere e di un sentimento, di “adesso cambio” e poi non faccio niente, di tempo immobile pesante, di progetti, pensieri, opere e omissioni, dire, fare e baciare e tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Le undici sono i minuti delle ore di mezzo, quelli che sembra non servano a niente e si buttano nelle discariche delle code alle poste, ai banconi dei supermercati, dal tabaccaio, in farmacia e dal fornaio, sono i minuti dell’ultimo minuto e di un attimo.

Alle undici si danno gli appuntamenti dove devi andarci per forza ma non vuoi alzarti presto e quelli a cui tieni tantissimo ma prima hai dei “per forza lo devo fare” che ti devi levare dalle scatole per essere libero.

Le undici sono quell’orario in cui se sei triste il giorno non passa mai e se sei felice pensi che c’è ancora tanto tempo per sentire dentro quella sensazione bella prima di doverla lasciar andare e aspettare che ritorni.

Le undici sono un orario strano, pieno di tante cose, pieno di vuoto e di speranze, pieno di paure e di mancanze.

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